Magazine Diario personale
Ci siamo andati, in Grecia. E ne siamo anche tornati.
Con gli occhi pieni di bellezza e la pelle scura come non mai.
Nonostante la nostra meta fossero le famosissime Cicladi, abbiamo scoperto posti non scontati e per nulla affollati, men che meno dal turismo cafone che tanto temevamo.
La nostra prima tappa è stata Syros.
Vent'anni fa, all'inizio di una vacanza all'insegna del divertimento e del libertinaggio, ero stata bloccata sulla stessa isola da una tempesta.
Andarci di proposito è stata una specie di rivincita.
Pensavamo di trovare un campeggio nel paesino di Galissas, e invece abbiamo scoperto che aveva chiuso da un paio d'anni.
Grazie a un ragazzo italiano conosciuto sul traghetto, assiduo frequentatore del luogo, abbiamo affittato una stanza per i primi due giorni e ci siamo dati al campeggio libero il terzo giorno.
Mare splendido, paesino tranquillo ma non morto, turisti quasi esclusivamente greci o naturalizzati tali.
Due spiagge separate da un promontorio: una di sabbia facile e accessibile, l'altra di sassi ma disponibile per il campeggio libero (scomodissimo, va da sé).
Qui abbiamo fatto le migliori colazioni in terra greca, al prezzo più conveniente.
Qui i bambini sono riusciti a farsi degli amichetti italogreci per un giorno e mezzo.
Qui Ettore ha cominciato a superare il suo fastidio verso l'acqua, e a immergersi anche senza l'incoraggiamento (il tifo) della mamma.
Se dovessi descriverla in una sola frase, direi che Galissas è una Levanto greca: un posto incontaminato a misura di famiglia.
Saremmo potuti rimanere qui per tutto il tempo, tanto era piacevole starci.
E invece, dopo 3 giorni, siamo partiti per Paros e quindi Antiparos.