Riceviamo dal signor Gianpaolo Fedi e volentieri pubblichiamo.
La giunta regionale ha dato il via libera al bando di gara per la costruzione di un impianto che tratterà i rifiuti indifferenziati prodotti in Valle. Una scelta sbagliata per molti motivi. Provo ad elencarli.
- Tipologia di impianto e affidabilità. Dopo 5 anni di ragionamenti e discussioni, la Giunta ha “deciso di non scegliere” la tipologia dell’impianto: lascia a chi parteciperà alla gara di proporre la propria tecnologia. Il fatto di per sè lascia sconcertati! Si è parlato molto di impianti di pirogassificazione come soluzione ideale per la nostra regione, ma in Italia esiste un solo impianto di questo tipo: è a Roma, a Malagrotta, e funziona tutt’altro che bene. Dunque per la scelta dell’impianto siamo quindi a brancolare nel buio. Nella migliore delle ipotesi ci toccherà un inceneritore mascherato da un nome più fantasioso, nella peggiore faremo da cavie per un progetto sperimentale.
- Etica. La Valle d’Aosta, lungi dall’aver raggiunto gli obiettivi di legge per la raccolta differenziata, ipotizza di bruciare quello che non riesce a separare: o che non vuole, come ad esempio la frazione organica del rifiuto che potrebbe essere trattata per la produzione di compost. Si tratta di materiali la cui produzione ha un costo e che la nostra società del benessere decide, una volta usati, di distruggere. La responsabilità verso le generazioni future imporrebbe ad amministratori coscienziosi di applicare scelte più virtuose.
- Salute. Nell’ipotesi del pirogassificatore, ammesso che sia questa la soluzione finale, si ha una ossidazione (in ogni caso è un trattamento a caldo) con assenza o quasi di ossigeno che produce delle scorie vetrificate. Sulla carta queste si potrebbero utilizzare in edilizia ma non sono a conoscenza di esperienze del genere e, dal momento che la nostra Amministrazione non riesce neanche a piazzare il compost di ottima qualità che produce con gli sfalci dei giardini, penso ragionevolmente che queste scorie finirebbero in una discarica (in questo caso però una discarica per inerti, quindi con procedure più complesse). Il secondo prodotto del processo termico è un gas (syngas) vantato come un bonus positivo perchè energeticamente valorizzabile. Per poterlo bruciare bisogna però “pulirlo” e qui saltano fuori i primi inquinanti: i fanghi di risulta dal lavaggio del gas fanno magicamente ricomparire il 10% circa del rifiuto iniziale, solo decisamente più tossico. Infine, una volta bruciato il syngas produce inquinanti paragonabili, secondo gli studi, a quelli emessi da un inceneritore. Scorie difficilmente utilizzabili, fanghi tossici, fumi inquinanti in atmosfera: a ben vedere è davvero poco quello che “scompare” nell’impianto….
- Costi. La base dell’appalto è di 220 milioni di euro. Saremo noi cittadini a pagare l’impianto direttamente alla società che avrà fatto l’investimento, anno dopo anno, attraverso la tariffa integrata che sostituirà l’attuale tassa: una tariffa che, a differenza di adesso, dovrà coprire totalmente i costi della gestione dell’intero sistema di raccolta e trattamento. Sarà una bolletta decisamente salata perchè l’impianto costa molto più (da due a tre volte) di tutti quelli prospettati da Legambiente e dal Comitato Rifiuti Zero ma mai presi in considerazione dalla Giunta attraverso seri studi comparativi.
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