Magazine Diario personale

Meglio disoccupata, grazie!

Da Romina @CodicediHodgkin

Negli ultimi mesi più di una volta mi sono sfogata per le difficoltà che incontro nel cercare di reinserirmi nel mondo del lavoro. Di un fatto, però, non ho scritto nulla. A dicembre sono stata vittima di un episodio che mi ha fatto rimanere molto male e che mi ha offesa come donna e come lavoratrice. All’epoca non ne parlai sul blog perché l’accaduto mi risultava odioso anche solo ricordarlo, ma visto che ieri si è presentata l’occasione di sputtanare un deficiente con un’agenzia interinale, ho voglia di farlo anche qui.

Sotto Natale, un’agenzia mi telefonò per chiedermi se ero interessata ad un part-time pomeridiano presso un noto professionista della capitale, che era stato inspiegabilmente piantato in asso da una delle sue due segretarie. Si trattava di tre ore e mezza al giorno per €500,00 al mese. Dato che €500,00 sono 500 volte meglio che niente, mi sono precipitata a fare il colloquio presso questo elegantissimo ufficio in pieno centro. Il tizio, sin dall’inizio, mi fa una strana impressione. Era un viscido. Tuttavia, si dimostrò molto alla mano, nonostante fosse sicuramente stranetto forte. Dato che conosco la categoria molto bene, non mi sono stupita del suo modo di essere piuttosto schizzato e quando mi hanno richiamato per fare un secondo colloquio con lui, da una parte ero contenta, dall’altra mi sentivo a disagio.

Comunque, dato che avevo bisogno di un lavoro, anche part-time, andai. Entrai nel suo ufficio. Premessa: la stanza era costituita dalla scrivania con due sedie davanti e da due divani posti frontalmente l’uno rispetto all’altro. Feci per mettermi seduta su una delle due sedie poste davanti alla scrivania, com’era naturale. Lui però si mise seduto sul divano e mi disse di accomodarmi lì. Già questo fatto mi piacque veramente poco. Ci sono categorie professionali, specialmente ad un livello molto alto, che non danno confidenza a coloro che ritengono inferiori. Non è naturale che uno di loro faccia accomodare un’aspirante segretaria sul divano.
Feci per sedermi sul divano davanti a quello che aveva scelto lui ma mi sentii dire di mettermi accanto a lui. Brivido. Tutta la faccenda stava prendendo una piega veramente poco gradevole. Mi sedetti e lui, con un gesto molto fluido, accavallò le gambe e allungò il braccio sulla spalliera del divano verso di me che intanto mi ero allontanata e me ne stavo incollata al bracciolo del divano in posa plastica. Questo sarebbe stato sgradevole in qualsiasi ambiente, in qualsiasi colloquio, ma in quello in particolare. Non credo di aver mai nemmeno sfiorato per incidente uno dei miei capi. Contesti come quello dove ho sempre lavorato io sono segnati da una divisione nettissima tra i principi e la plebe. La segretaria, ovviamente, è la plebe e la plebe non la fai sedere sul divano con te. Lo so che è brutto da dire, ma è così che va. Loro schifano noi perché non siamo considerate persone, siamo solo delle poveracce. Noi, dal basso dei nostri umili conti correnti, siamo disgustate da loro e dalla loro prosopopea. I milioni di euro non li rendono più ricchi.

Insomma, per farla breve, il tipo comincia a tempestarmi di domande. Ma niente di lontanamente inerente alla sfera lavorativa. Inizia chiedendomi se conosco questo o quel professionista, per poi domandarmi se Tizio si era risposato e se Caio avesse cambiato sede. Dopo questo riscaldamento, parte a tempestarmi di domande personali. Fidanzata? Sposata? La solita solfa, quindi non mi stupisco. Sicuramente, però, mi infastidisco quando mi chiede perché convivo da molto tempo ma non mi sono sposata. Questa è una domanda che, a prescindere da chi me la ponga, mi innervosisce molto perché è un nervo scoperto, ma rispondo educatamente. Poi mi chiede dei miei hobby. Inizio ad innervosirmi quando le domande personali continuano. Le mie risposte si fanno sempre più laconiche e cerco continuamente di cambiare discorso e parlare delle mie competenze professionali.

Ad un certo punto, non mi ricordo nemmeno all’interno di quale delirante discorso, il viscido butta lì con molta indifferenze il commento che riporto testualmente: “hai un viso molto sensuale, devi essere una persona passionale”. Mi si è gelato il sangue nelle vene. Ho riportato il discorso su un piano lavorativo rispondendogli che non sono assolutamente passionale sul lavoro, perché sono abituata a fare il mio dovere a testa bassa, con freddezza e precisione. Palesemente deluso dalla mia mancanza di collaborazione, interrompe il colloquio e abbassa lo sguardo quando lo fisso negli occhi con tutto l’odio di cui sono capace. Evidentemente, mi sono detta, ha capito che non c’era trippa per gatti.

Non ho più pensato a questa storia. La raccontai a Maschio Alfa e qualche amica, ma poi accantonai l’incidente in un angolo della mia mente, un po’ perché mi aveva molto infastidita, un po’ perché in quei giorni operarono nonna ed avevo cose più serie cui pensare.
Ieri mi ha richiamato, a distanza di tre mesi, la tipa dell’agenzia dicendomi che il viscido aveva trovato un’altra persona ma che questa dall’oggi al domani aveva lasciato il lavoro (esattamente come quella prima di lei) e lui aveva richiamato facendo il mio nome e cognome, chiedendogli se ero ancora disponibile.
Dato che non era il caso di dire alla recruiter che non volevo quel lavoro ma che le sarei stata grata se me ne avesse proposto un altro (ci manca solo che passo per schifiltosa) ho spiegato per filo e per segno alla ragazza il perché non voglio accettare quel lavoro. D’altra parte, se dopo mezz’ora di colloquio già mi aveva detto che ho la faccia sensuale, cosa potrebbe succedere dopo 3 giorni di lavoro? Che me lo ritrovo sulle piume?! Non mi pare il caso.
La recruiter mi ha ascoltato in silenzio. Il suo commento è stato, testuale: “nessun’altra mi ha riferito una cosa del genere, ma effettivamente più di una mi ha riferito che il colloquio è stato fortemente atipico”.
Io voglio solo sperare che la prossima volta che il viscido avrà voglia di pagare una ragazza per fare il suo porco comodo, si rivolga ad una agenzia di escort (tanto in certi ambienti vanno via come il pane) e non ad un’agenzia interinale. Si tratta comunque di agenzie che fanno lavorare, ma le competenze professionali sono molto diverse.


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