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Melancholia

Creato il 01 novembre 2011 da Robydick
Melancholia2011, Lars Von Trier.
C'è del Genio in Danimarca, e stavolta ha fatto un film nemmanco gliel'avessi ordinato io di farlo così. Richard Wagner ha ri-fondato la musica moderna nel 1859 col suo "Tristano e Isotta", il suo Preludio è uno dei brani musicali che amo di più, e il mio Lars ci costruisce intorno un film apocalittico con delle immagini di bellezza indescrivibile. Cosa posso volere ancora? Olimpo massimo per me.
Il film si presenta con delle situazioni (mostrate in un ralenti onirico) ancora non comprensibili, e sento una musica che mi è familiare. Mi scappa in sala di dire a voce sommessa - di chi è questa musica meravigliosa? la conosco ma non ricordo! - e mi arriva un aiuto insperato da quattro poltrone più in là - è il Preludio del "Tristano e Isotta"... -. E' stata una folgorazione. Accesa la lampadina, la mente è andata velocissima al mito dell'Amor Cortese dei 2 amanti adulteri, alla controversa opera di Wagner citata che fu scandalo per i tradizionalisti e inneggiata invece a capolavoro da un altro mio mito, Friedrich Nietzsche, che disse tra le altre: “Vorrei immaginare un uomo capace di ascoltare il terzo atto del Tristano senza il supporto del canto, come una gigantesca sinfonia, senza che la sua anima esali l’ultimo respiro in un doloroso spasimo”.
MelancholiaTrama pretestuosa nel senso che è (quasi) solo pretesto. Due sorelle diversissime per carattere e aspetto, due tempi del film didascalizzati. Il primo è dedicato alla biondonordica Justine (Kirsten Dunst, premio "Miglior attrice protagonista" a Cannes 2011) e al suo surreale matrimonio nella regale villa che è casa della sorella Claire e della famiglia di lei. Il secondo dedicato appunto alla mora Claire (Charlotte Gainsbourg, accidenti quanto mi piace quest'attrice! vinse lo stesso premio sempre a Cannes e sempre con Lars in "Antichrist", nel 2009), meno monografico però del primo tempo, più focalizzato sulla vana speranza che il pianeta blu non s'infranga sulla terra, e nel quale "Justine la psicotica" si ripresenta all'inizio ancora come la malata da accudire per poi trasformarsi nella sola che ha piena coscienza dell'ineluttabilità della fine.
MelancholiaL'apocalisse planetaria è interamente percepita, anche se ritratta in un solo contesto familiare. Le pur numerose comparse durante il matrimonio sono in buona parte assenti alla narrazione. Il malessere di Justine che sfocia in sostanziale nichilismo è lungamente inquadrato e rappresentato, è l'oggetto del tutto, ogni singolo evento trascina il tentativo di condurre una vita normale, pur con quel pianeta ammirabile in dettaglio a vista d'occhio. Justine come detto passerà nel secondo tempo da malata a protagonista, da inconsolabile a consolatrice fredda e consapevole. "La indistruttibile", così la chiama il nipote, figlio di Claire, che di lei ha questa immagine e forse non sbaglia. L'ipocondriaco e pluriaffetto da manie e fobie, Lars Von Trier, affronta l'argomento morte, anzi l'argomento "affrontare la morte". L'apocalisse è qualcosa che rende l'argomento improrogabile amplificando il senso delle risposte non più relegate alla soggettività individuale, intorno alla quale comunque ruotano i nostri protagonisti, ma abbracciando l'umanità intera costringe a porsi domande a più ampio spettro, sul senso stesso della vita, sui valori distinguibili della nostra specie. Justine nella sua malattia ha affrontato più a lungo quell'argomento, ne ha maggior coscienza. Forse nella sua malattia c'era un "esser sani".
Se in "Antichrist" le donne avranno una sorta di definitiva rivalsa nei confronti degli uomini che le hanno malversate per tutta la storia dell'umanità (questa una delle mie interpretazioni del penultimo capolavoro di Lars), qua sono ancora loro le ultime ad affrontare da vive l'apocalisse. Degli uomini c'è solo il cucciolo di Claire, la "maschilità" è tutta da rifondare. Devo avere un occhio distorto, molti accusano il mio regista-mito di misoginia, a me invece pare l'esatto contrario e i suoi ultimi 2 film vedono donne come grandi protagoniste e La Donna come grande speranza per il nostro genere animale. Se loro sono le migliori ad affrontare l'apocalisse, che prima o poi accadrà visto anche i comportamenti nei confronti del pianeta che gli uomini (nel senso di maschi) hanno avuto finora, dobbiamo augurarci che in un futuro, sia esso il più prossimo possibile, siano loro a prendere in mano le redini del potere?
Non m'è sembrato tanto un film a cui prestare attenzione soprattutto a discorsi e dialoghi, peraltro pochi. Le parole sono strumento della polifonia in atto a suscitare sensazioni forti. Una Visione, a cui abbandonarsi. Un occhio distaccato farebbe muro, meglio passare ad altre sale a quel punto. Qua non si giudica semplicemente un film quanto piuttosto un'esperienza visiva, di trasporto emozionale. Bisogna sprofondare nella terra, come la sposa, il cavallo, Claire col bambino in braccio, in quell'incipit da cardiopalmo.
Da vedere più volte per goderne appieno le molteplici interpretazioni possibili e l'insieme riuscitissimo d'immagini e musica.
Sono caratteristiche che hanno solo i Capolavori per tutti e per nessuno.
Robydick
Non ho resistito alla tentazione di rapinare 4 immagini, tutte molto suggestive.
MelancholiaQuesto è un suggestivo piano sequenza aereo che riprende le 2 sorelle a cavallo.
MelancholiaIn un notturno la presenza, molto realistica nell'effetto e spaventosa, del pianeta Melancholia. Questa immagine e la seguente hanno una carica crepuscolare molto "wagneriana".
MelancholiaNuda, disarmata, nella notte illuminata dal blu del pianeta che copre interamente la Luna.
MelancholiaL'onda d'urto è ormai in arrivo, velleitario ogni rifugio, una simbolica tenda umanizza una morte in arrivo altrimenti solo brutale. Il rifugio vero per la nostra specie non è fatto di cemento armato ma di ricerca di valori essenziali.

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