(la foto di Nadav Kander è di gran lunga la cosa migliore)
Questo libro si chiama Tre, ha 164 pagine e costa 16 euro. Vi si raccontano le storie di Gunther, George e Larissa, più svariati altri, che hanno svariati obiettivi nella vita: mangiare (male), bere (peggio), spostarsi da un luogo all’altro senza una ragione precisa, ammucchiarsi senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, come da dettato costituzionale. Il racconto è diviso a metà fra Roma e Buenos Aires, che potrebbero essere anche Torino e Lima: i luoghi fisici non hanno grande importanza, i paesaggi costruiti nemmeno. All’autrice, che 7 anni fa era una ragazzina e ora, comprensibilmente, non più, interessano i corpi; beninteso vissuti fino al degrado, maltrattati e strapazzati come si conviene a un romanzo italiano oltraggioso pubblicato presso Stile Libero. Come in ogni buona fiction da prima serata di Rai1, sovrabbondano i dialoghi.
Siccome l’oggetto del libro è di poco rilievo, si possono prendere frasi non casuali per dar l’idea di cosa si legge: “La pancia si gonfiava, riempita di pensieri viziati che si raccoglievano tra l’esofago e lo stomaco e intasavano i condotti, nuvole nere si condesavano lì” (amore intestinale, a pag. 37); “Vomitò sul divano di velluto viola. Gunther si allontanò con un salto all’indietro, George vide il suo piede pestare una chiazza di vomito rigettata contro il marmo, ma non trovò la forza per avvertirlo” (amore ginnico, pag. 57); “Era la prima volta che faceva l’amore da quando aveva scoperto di essere incinta. All’inizio, quando George scivolò sotto di le e Gunther l’afferrò per i fianchi quasi a volerli staccare, Larissa non sentì il suo corpo mutato” (amore triadico-prenatale, pag. 138).
Giudizio della Commissione Nazionale Valutazione Libri della Cei: futile, superficialità, inaccettabile
p.s: (all’editore: barboni, Gunther si scrive con la umlaut, che sull’alfanumerica è alt+129)