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Memoria uguale a Identità: I luoghi della memoria di Adriana Pedicini

Creato il 23 settembre 2013 da Wsf
Memoria uguale a Identità: I luoghi della memoria di Adriana Pedicini

"La vita può essere paragonata ad una mensa imbandita: piatti prelibati, delizie del palato, profumi esotici, dolcezze morbide e tremolanti come leggere costruzioni di carta velina; ma anche piatti amari, aspri, nauseabondi, pesanti, indigesti.

E le tappe della vita umana hanno un po' tutti mescolati insieme questi sapori, più o meno raffinati nel piacere, melliflui nella gioia, aciduli nella sofferenza, aspri e amari nel dolore.

Ma il sapore e il profumo robusto e sicuro del pane è riservato all'infanzia.

Questa poggiava tutta e cresceva intorno ad una pagnotta di pane scuro, con su tanta farina bruciacchiata che, allungando le dita di nascosto, lambivamo come zucchero vanigliato.

Fette di pane asciutto, fette impregnate di vari sapori e altrettanti colori, morbide, tostate, annegate in ciotole di latte spumeggiante ancora caldo di tepore animale, frizzanti per una spruzzata di vino o talvolta di aceto, ricamate a ghirigori di filigrana di biondo olio, intrise degli umori aromatici delle nostre erbe, levigate con sfere succose di pomodori maturi. Puntuale e generoso era sempre lì il pane, nella credenza, unico alimento a portata di bocca. Tutto il resto era di solito tenuto al buio umido della cantina o al fresco asciutto del magazzino.
La maga del sacro rito era la nonna Andreana. Quanta bontà e quanta sicurezza in lei! Non sapeva leggere né scrivere, ma aveva saputo allevare i numerosi figli con sicura dolcezza. A tutti aveva fatto dono della sua affabilità, della sua grazia; a tutti aveva trasmesso un senso profondo della religione, un senso sacro degli affetti domestici, un rispetto istintivo per gli uomini e le cose.[...]"

da Sapore D'Infanzia - I luoghi della memoria

Memoria uguale a Identità: I luoghi della memoria di Adriana Pedicini
Nella prefazione del suo libro "I luoghi della memoria", Ida Verrei dice che suona quasi come una dichiarazione d'amore, la sua parola verso la memoria. Quanto è importante per lei la memoria e quanto lo è ad oggi? Crede che ci sia ancora davvero questo amore?

La memoria è la facoltà umana capace di catalogare i dati dell'esperienza del passato, ma nello stesso tempo essa è capace di ricreare,attraverso una selezione dei dati, la vita trascorsa in una nuova ottica, dal momento che il ricordo, superando gli aspetti dolorosi o negativi, opera una sorta di catarsi che rende il passato amabile e necessario ad interpretare il presente e a prepararsi al futuro. Non so se ci sia ancora amore per la memoria, ma la necessità sì, anche se tanti cercano di disfarsene e i giovani la rifiutano perché legati al presente. Ma il rifiuto della memoria è rifiuto della propria identità e della propria storia.

Paragona i suoi scritti alla Ortese e Serao. Quali sono gli autori/ici che segue e ama particolarmente? Sono ispiratori in certi casi?

Il paragone operato dalla Verrei con la Ortese e la Serao probabilmente deriva dalla comune attenzione per i dettagli, per gli aspetti minimi degli ambienti descritti e della psicologia dei personaggi. A partire dagli Autori greci e latini, fino alla letteratura italiana dalle origini ad oggi, e buona parte della letteratura straniera mi sono nutrita di studi e letture. Mi piace citare anche un testo universitario ,Mitografia del personaggio, di Salvatore Battaglia, una vera miniera e una guida criticamente concepita alla comprensione dei protagonisti delle principali opere letterarie italiane e straniere. Pertanto non vi è un Autore particolare che mi sia stato di ispirazione, ma la mia sensibilità arricchita da un notevole substrato culturale.

La sua scrittura trae da lei l'humus - la partenza per esistere, comunicare con la parola è un lavoro difficile e a volte non tutti traggono i significati giusti, lei cosa pensa di questo bisogno? E' necessità necessaria per lei la scrittura? Lo insegna anche ai suoi alunni?

Data la mia forma mentis, non amo né la retorica, né l'artificio che utilizza le parole per farne delle creazioni senz'anima. Ritengo che sia doveroso scrivere per un urgente bisogno di comunicare a se stessi e/o agli altri quello che ribolle dentro e insistentemente chiede di venire alla luce. Talvolta il pudore di rimanere muti non è altro che egoismo. Tutte le nostre emozioni attendono di approdare altrove, purché si scriva per "necessità" e non per artificio retorico. Ai miei alunni ho sempre insegnato a possedere onestà intellettuale e il rispetto per ciò che leggono e per ciò che,scrivendo,destinano ad altri.

"Svetlana si lasciò cadere sul divano di velluto verde consunto dall‟uso nell‟appartamentino italiano preso in affitto. Di fronte, una cristalliera sormontata da uno specchio ingiallito ricordava le povere ambizioni della vecchia proprietaria. Sul ripiano, ninnoli di ogni specie, ricordi dei viaggi del marito di lei, agente di commercio spesso all‟estero. Animaletti d‟avorio si alternavano a capannine in fango e paglia mentre un bellissimo kaloè imbalsamato pavoneggiava indisturbato tra una serie di matrioske dipinte a rossi fiori. Un narghilé con due lunghe canne di bambù testimoniava un viaggio in India dove aveva avuto modo di introdursi nel mondo dello yoga.

Vide riflessa la sua immagine nel vetro del tavolino basso davanti al divano. Si vide smunta, emaciata, i capelli in disordine per il colore artificiale sbiadito da un po‟; il ventre piatto lasciava sporgere le ossa iliache.

Sospirò, allungò le gambe, incrociò le braccia intorno al capo reclinato sul bracciolo e cercò di frugare nella memoria attimi felici della sua infanzia, quando viveva col vecchio barba Ivan nella casa di campagna alle pendici del Lovcen.

Sentiva il respiro affannoso mentre alzava gli occhi al cielo nello sforzo di riandare al passato; altre volte lo sguardo, rivolta la mente ai tempi ormai lontani, si posava sul suo corpo inerte cogliendosi altro da rovi, sterpi, alberi e gli ambienti rustici della casa dei nonni dove, anche nel silenzio del suo essere e nella solitudine del suo vivere, aveva potuto cogliere intensi attimi di spensierata felicità. Adesso sentiva la precarietà dell‟esistenza nel suo vissuto anonimo e sconosciuto, forse addirittura banale, chiuso in uno spazio e in un tempo anonimi, senza colore.

Desiderava una vita diversa perché ogni lembo del passato non fosse una condanna senza senso o uno sbiadito ricordo di eventi luttuosi. Anzi quel passato voleva in un certo qual modo ricostruirlo, voleva decifrare e cogliere dietro ogni apparenza o fatto il significato possibile, non certo una verità chiara, inequivocabile, tuttavia necessaria. Voleva inventare un nuovo passato sulle orme della trama già ordita da altri. Ma le occorreva un pezzo della sua vita, un pezzo importante. E per questo era qui.[...]"

da Sulle orme del padre - I luoghi della memoria

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5 poesie di Adriana Pedicini

Biografia:
Adriana Pedicini, vive a Benevento. Già docente di lettere classiche nei Licei, scrive da tempo, ma solo con la quiescenza ha iniziato a dare concretamente visibilità alla sua scrittura. Ha al suo attivo, oltre alla silloge di racconti "I luoghi della memoria" con cui ha vinto il 1° Premio nel Concorso Internazionale di Narrativa "Taormina 2010", una raccolta poetica dal titolo Noemàatia. È presente con poesie e racconti su varie Antologie sia in cartaceo che on line. Attualmente collabora anche con diversi blog o magazine: Sul Romanzo, Arteinsieme, Lib(e)ro libro, RomaCapitaleMagazine ed altri.

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