La Regione Lazio, ingannando i genitori e insegnanti, ha trascinato 3000 bambini a sorbirsi alcune puntate dei Cesaroni, praticamente il libro cuore del berlusconismo. E dopo la proiezione c’è stato persino il casting per volti nuovi, un interessante esperienza sul campo per il mestiere più ambito in questa Italia: l’aspirante granfratellista. E’ un gran bene prendere fin da subito confidenza con la sub cultura dominante e cominciare a coltivare la speranza di diventare tronista o veline. “A egregie cose il forte animo accendono i riflettori o Pindemonte” come disse la stessa Gelmini.
L’invito veniva dall’Auditorium di Roma, quindi, in mancanza di altre notizie, si pensava a un concerto, poi si è capito che invece si trattava di far prendere confidenza ai ragazzini con la “macchina” dello spettacolo e infine la dura realtà: due ore di proiezioni della serie, più la presentazione di due giovanissimi protagonisti della serie e infine il casting.
Impossibile sapere quanto sia costata ai cittadini questa incursione nel meraviglioso mondo mediasettaro, durata dal 26 al 28 settembre compresi con le classi, trasportate in pullman, che si alternavano nella imperdibile visione: nel l tempo di vacche grasse che attraversa la scuola italiana era più che opportuna questa fuga nel reality. Perché in fondo è stata anche una lezione di educazione civica: i Cesaroni in fondo non fanno altro che cercare goffamente di modernizzare il vecchiume di una società incapace di crescere. E mi chiedo in cos’altro consista la politica italiana se non in questo pervicace tentativo che vediamo all’opera anche nella serie a reti unificate che si chiama “manovra.”
Quindi ha fatto benissimo l’attenta Polverini a buttare via un po’ di soldi per questa miserabile didattica del trash. Per dare ai Cesaroni quel che è dei Cesaroni. In fondo anche lei non è altro che il personaggio di un reality che si chiama Italia.