C’è Enrico Mentana che – sostanzialmente – promette di abbandonare il social network Twitter per «il numero di tizi che si esaltano a offendere», i «ribaldi col nickname» che oggi pare abbiano passato la misura.
Ora, sul discorso delle offese sul web in questi giorni si è scritto talmente tanto e talmente in modo noioso, dopo il caso Boldrini, che nessuno nella Storia dovrebbe mai più spenderci una parola. E mi atterrò a questa convinzione. Mi sembra strano, però, che il direttore del TgLa7 si sia accorto solo ora che il mondo, là fuori, è pieno di dementi. Voglio dire: Mentana aveva 300.000 follower anche ieri e l’altro ieri, e immagino che gli insulti siano stati parte integrante della sua esperienza sui social media fin dall’inizio. Mi sembra ragionevole pensare che Enrico Mentana fosse Enrico Mentana anche ieri, o una settimana/mese/anno fa.
I suddetti dementi c’erano anche prima – e anche prima erano lì apposta per fare i troll o, al peggio, rivelarsi anche più spiacevoli. Concediamo pure che la frase di Ferrara sulla Sicilia nel talk da lui moderato e la frase della sua giornalista sulla (presunta) equiparazione tra calabresi e ‘ndrangheta, come spiega lui stesso, siano le cause scatenanti di un flusso di demenza più ampio della norma. Ma, nel concreto, cosa cambia?
Ovviamente non siamo noi, a vedere la sequela di diffamazioni nella colonnina delle menzioni, certo. Ma Mentana – che è un professionista come pochi ce ne sono, in Italia, com’è bene ricordare – dovrebbe esserci abituato, suo malgrado. È questo che proprio non capisco.
Non mi arrendo davanti a “due battute”.In un anno non ho mai bannato nessuno. Ma se il bar che amate si riempie di ceffi, cambiate bar.O no?
— enrico mentana (@ementana) 08 maggio 2013
Per restare nella sua metafora del bar, io penso che: 1) i ceffi siano lì più o meno da sempre, e chiamarli o meno per nome non cambierebbe troppo le cose; 2) Al bar si va per discutere con quelli con cui ci interessa discutere, non lo si rifugge per due avventori cretini. Non ha senso farsi prendere da una – piuttosto comprensibile – ira, tantomeno ora.
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