
Ecco io mi ritrovo a fare scelte, a prendere decisioni importanti, di quelle che fanno gli adulti. Scelte che determineranno il mio futuro. Una casa è una responsabilità, soprattutto per una come me che spesso, troppo spesso, si è sentita indietro rispetto al resto del mondo, rispetto alle coetanee, quelle giammamme. Quante volte le ho guardate, queste coetanee qui, con un figlio, magari due. Ecco mi è sempre parso che loro avessero un modo di muoversi, di agire, ma soprattutto di pensare, diverso rispetto a prima. Un qualcosa che definisce il passaggio definitivo all'adultezza. Cose che che a me mancano. Lo so, lo sento. Mi sembrano tutte più mature, ora che tengono famiglia, tutte più grandi di me. Come se io, invece, fossi rimasta ancora piccola, come se mancandomi l'esperienza formativa della maternità io non avessi vissuto la trasformazione, non fossi cresciuta del tutto. Sono quella del gruppo che ancora si può permettere di fare cazzate, di passare giornate nell'ozio, uscire e fare tardi la sera, ubriacarmi, seguire l'istinto, pensare a me, riflettere con calma, fare quel che mi piace: il principio del piacere egoistico, dell'edonismo più sfrenato. - Perché non ce l'hai un figlio. Non devi rendere conto a nessuno tu. Non hai responsabilità. Per te è più facile, non hai una famiglia di cui occuparti e prenderti cura, che dipende da te, di cui sei responsabile. -- Parli bene tu che ancora non hai figli. Per te è facile... Senza pensieri, senza problemi! Vedrai dopo, tutto passa in secondo piano e non hai più tempo nemmeno per pensare. A niente! figurati per porti questioni esistenziali! -Io sono quella libera, randagia, cazzona, che non conosce il peso della rinuncia e del sacrificio, in nome di un bene più alto. Non me la cavo con un - ma io ho il gatto - alternato a - ma io ho Lui - Pare che non funzioni. Pare che non sia lo stesso.Pare che non basti.E invece questo progetto della casa mi fa sentire parte di qualcosa che è più grande di me, che ci unisce. Lo vedi - mi dico - lo vedi che invece sei impegnata a crescere, come individuo, come coppia, come famiglia? Si, noi ci stiamo impegnando.E ho questa splendida e appagante sensazione di una vita che è piena e si riempie sempre di più, man mano che il grottino si svuota e gli scatoloni aumentano. Non mi era mai accaduto prima, con questa forza dirompente. E la guardo prendere forma, la mia vita. Tassello dopo tassello.
Guardare, in francese garder: conservare, avere caro, prendersi cura di.E provo un senso di realizzazione, di completezza, di rotondità, di punti che combaciano e si incastrano, tutte cose che per una come me rappresentano un po' un miraggio, una sorta di utopia. Utopia: quella cosa che più ti muovi verso di lei, più cerchi di raggiungerla, più lei si allontana all'orizzonte.E allora a cosa serve questa benedetta utopia? Ma serve a camminare no.Metto un piede davanti all'altro ed è già domani. Domani. Questa parola ha un suono lieve e musicale, per me, perché è domani che iniziano a dipingere le pareti della casa, a colorarle e io sarò lì, a riempirmene gli occhi, a garder. Magari faccio un paio di scatti, così ve li faccio guardare anche a voi :)
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