Magazine Per Lei

Mentre mi lecco le dita.

Creato il 21 febbraio 2012 da Nina
MENTRE MI LECCO LE DITA.Quando mamma faceva il ciambellone per me era una festa. C'era un tacito accordo fra noi: dopo aver versato l'impasto nello stampino, mi lasciava sempre la ciotola da ripulire. Da leccare col dito. Era un rito che aspettavo con ansia - e con l'acquolina. Passavo l'indice sul bordo, lo portavo alla bocca e strizzavo gli occhi estasiata: era dolce, denso, con un sapore intenso, tutto suo. Agivo con lentezza esasperante, per farlo durare di più. I suoi sbrigati! dai forza! erano la colonna sonora più adatta. Perfetta.Ecco, se mi chiedessero di spiegare a parole quel che sto vivendo - provando - facendo in questi giorni, io risponderei così, con questa immagine qui della ciotola e del ciambellone. E di me che la ripulisco col dito. E poi lo lecco.Tra l'altro avrò anche un forno - alto! - a 34 anni era ora, direte voi! e stavolta sarò io a impastare ciambelloni e crostate, con le sue ricette. Conservo la sua agenda dove le trascriveva una per una, con precisione maniacale.Poi c'è questa cosa del tutto nuova per me: per la prima volta sperimento una forma diversa del pensare, che non è più fine a se stesso, ma è un pensare che ha una direzione precisa, lineare: un pensare aE' un po' come crescere anche, si... ha a che fare con la crescita personale, un balzo quantico in avanti. Come scoprirsi all'improvviso grandi e non sapere come ci si è finiti in quello spazio tempo lì. Il giorno prima giochi con le bambole e il giorno dopo provi un'incontenibile attrazione per i trucchi e i ragazzi. Cosa è accaduto mentre dormivi? Quale trasformazione è avvenuta dentro di te? E come? 
Ecco io mi ritrovo a fare scelte, a prendere decisioni importanti, di quelle che fanno gli adulti. Scelte che determineranno il mio futuro. Una casa è una responsabilità, soprattutto per una come me che spesso, troppo spesso, si è sentita indietro rispetto al resto del mondo, rispetto alle coetanee, quelle giammammeQuante volte le ho guardate, queste coetanee qui, con un figlio, magari due. Ecco mi è sempre parso che loro avessero un modo di muoversi, di agire, ma soprattutto di pensare, diverso rispetto a prima. Un qualcosa che definisce il passaggio definitivo all'adultezza. Cose che che a me mancano. Lo so, lo sento. Mi sembrano tutte più mature, ora che tengono famiglia, tutte più grandi di me. Come se io, invece, fossi rimasta ancora piccola, come se mancandomi l'esperienza formativa della maternità io non avessi vissuto la trasformazione, non fossi cresciuta del tutto. Sono quella del gruppo che ancora si può permettere di fare cazzate, di passare giornate nell'ozio, uscire e fare tardi la sera, ubriacarmi, seguire l'istinto, pensare a me, riflettere con calma, fare quel che mi piace: il principio del piacere egoistico, dell'edonismo più sfrenato. - Perché non ce l'hai un figlio. Non devi rendere conto a nessuno tu. Non hai responsabilità. Per te è più facile, non hai una famiglia di cui occuparti e prenderti cura, che dipende da te, di cui sei responsabile. -- Parli bene tu che ancora non hai figli. Per te è facile... Senza pensieri, senza problemi! Vedrai dopo, tutto passa in secondo piano e non hai più tempo nemmeno per pensare. A niente! figurati per porti questioni esistenziali! -Io sono quella libera, randagia, cazzona, che non conosce il peso della rinuncia e del sacrificio, in nome di un bene più alto. Non me la cavo con un - ma io ho il gatto - alternato a - ma io ho Lui - Pare che non funzioni. Pare che non sia lo stesso.Pare che non basti.E invece questo progetto della casa mi fa sentire parte di qualcosa che è più grande di me, che ci unisce. Lo vedi - mi dico - lo vedi che invece sei impegnata a crescere, come individuo, come coppia, come famiglia? Si, noi ci stiamo impegnando.E ho questa splendida e appagante sensazione di una vita che è piena e si riempie sempre di più, man mano che il grottino si svuota e gli scatoloni aumentano. Non mi era mai accaduto prima, con questa forza dirompente. E la guardo prendere forma, la mia vita. Tassello dopo tassello.
Guardare, in francese garder: conservare, avere caro, prendersi cura di.E provo un senso di realizzazione, di completezza, di rotondità, di punti che combaciano e si incastrano, tutte cose che per una come me rappresentano un po' un miraggio, una sorta di utopia. Utopia: quella cosa che più ti muovi verso di lei, più cerchi di raggiungerla, più lei si allontana all'orizzonte.E allora a cosa serve questa benedetta utopia? Ma serve a camminare no.Metto un piede davanti all'altro ed è già domani. DomaniQuesta parola ha un suono lieve e musicale, per me, perché è domani che iniziano a dipingere le pareti della casa, a colorarle e io sarò lì, a riempirmene gli occhi, a garderMagari faccio un paio di scatti, così ve li faccio guardare anche a voi :)MENTRE MI LECCO LE DITA.

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