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La politica in Italia è diventata una recita a soggetto. I principali attori sono i media, televisioni e giornali, che ogni giorno diffondono menzogne e spargono veleni. Non fai in tempo a smontare le menzogne e a trovare gli antidoti ai veleni che ne trovi di nuovi e sei costretto a ricominciare da capo. Nella vita di ogni giorno, se qualcuno ti mente e, ogni volta che riesci a sbugiardarlo ti spunta con una nuova menzogna, semplicemente smetti di dargli conto e decidi che è inaffidabile. I media italiani invece si sostengono mutuamente e, così facendo, sostengono il sistema della disinformazione, che non può essere messo a tacere come sarebbe con un comune impostore. Così gli italici talk show televisivi, oltre che dai politici, sono popolati dai direttori dei giornali, continuamente ascoltati, incensati ed invocati come novelli oracoli.
La crescente diffusione della rete ha causato una forte contrazione delle vendite per i quotidiani italiani, tuttavia, quasi a compensare, cresce il numero delle apparizioni televisive dei loro direttori. In questa maniera, televisioni e giornali costruiscono quella verità ufficiale che i nostri intellettuali da strapazzo aspiranti opinion maker si sentono, a loro volta, in dovere di diffondere sui social network.
Come d'altra parte è logico, il principale obiettivo della campagna di disinformazione mediatica sono le reali novità che si affacciano all'orizzonte politico e culturale del Paese: in altri tempi furono i comunisti 'mangiatori di bambini' e 'senza dio', oggi è il turno del Movimento 5 Stelle (M5S) e di Beppe Grillo, assurto al ruolo di Anticristo mediatico. Come nella favola di Hans Christian Andersen, "I vestititi nuovi dell'imperatore", così Beppe Grillo assume il ruolo del bambino o del matto che, alla vista del regal pisello, ci grida che "Il Re è nudo!". Naturalmente, the show must go on, la messa in scena deve andare avanti e nessuno può impunemente mettere in dubbio la maestosa bellezza degli abiti regali. Per futura memoria, racconto qui due storielle andate in scena negli ultimi mesi sui social network.
Prima storiella: i "vincoli" della troika. Ho partecipato ad epiche discussioni sui social network intorno alle cose che un ipotetico governo italiano con volontà di rinnovamento, secondo i matti come me e Grillo, avrebbe potuto e, secondo i benpensanti, non avrebbe potuto fare. In questo caso, il limite tra ciò che si poteva e ciò che non si poteva fare sorgeva dall'introduzione del vincolo del pareggio di bilancio imposto ai Paesi dell'Unione Europea (UE). Questa politica, generalmente indicata come fiscal compact, è stata giustificata dai vertici della troika costituita da UE, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale (FMI) sulla base di un lavoro "scientifico" di due economisti di Harvard, Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff, i quali affermano che la crescita economica è impossibile per i paesi con un debito che supera il 60% del prodotto interno lordo (PIL). Sebbene il lavoro di Reinhart e Rogoff fosse stato contestato dal premio Nobel per l'economia Paul Krugman e dal giurista italiano Stefano Rodotà, esso costituì la giustificazione dell'introduzione nelle Costituzioni dell'obbligo del pareggio in bilancio per i Paesi dell'Unione e della soglia magica del 60%. Una scelta sciagurata, in Italia è stata cavalcata dal governo Monti-Bersani-Berlusconi, che causato un enorme aumento della disoccupazione, dando inizio alla stagione di macelleria sociale che molti Paesi dell'UE, Grecia e Italia in testa, stanno vivendo. Recentemente un giovane e brillante economista di un'università americana, Thomas Herndon ha dimostrato che il lavoro di Reinhart e Rogoff era viziato da grossolani errori per quanto riguarda l'analisi dei dati e che, soprattutto, i dati relativi a Paesi fortemente indebitati che tuttavia presentavano una vivace crescita economica (Australia, Canada, Nuova Zelanda) erano stati omessi . Insomma, la tanto celebrata regola del 60% non era soltanto una bufala ma pure una truffa. Una truffa pagata con lacrime e di sangue da milioni di lavoratori europei. Rinunciare ai vincoli di bilancio imposti dall'Unione Europea non è dunque soltanto fattibile e legittimo, ma è addirittura necessario per restituire prospettive di sviluppo e di lavoro all'Europa. Personalmente credo che sia un necessario andare oltre e chiedere la rimozione dei vertici della troika che di questa truffa sono, se non responsabili, quantomeno complici.
Seconda storiella: le offese del comico. Dalle elezioni politiche del 24 febbraio 2013, abbiamo tutti ascoltato la storiella del probo Bersani che avrebbe voluto governare con il M5S e che continuava ad essere insolentito dal comico Grillo. Personalmente, il 21 aprile, avevo proposto una ricostruzione dei fatti che portarono al fallimento del tentativo di Bersani di formare un governo.
"C'è stata una trattativa Grillo-Bersani prima che iniziassero le consultazioni del Capo dello Stato, in particolare, come abbiamo letto sui giornali, in quella fase, i contatti sono stati tenuti da Dario Fo. Non sono stati incontri formali e tanto meno pubblici. L'incontro in diretta streaming di Crimi e Lombardi con Bersani è avvenuto solo dopo, quando la partita era ormai chiusa, come Grillo aveva ripetuto in modi fin troppo bruschi. Come Grillo ha scritto sul suo blog, senza essere smentito da alcuno, Bersani non aveva offerto al M5S neppure un ministero, cosa sicuramente atipica per un governo di coalizione, ma si era limitato a pretendere i voti del M5S. Sul programma di governo vi era inoltre un disaccordo insanabile su due punti essenziali per il M5S: il finanziamento pubblico dei partiti e, soprattutto, l'adesione del PD alla politica del cosiddetto fiscal compact. Una questione secondaria, ma anch'essa importante, era che il M5S avrebbe preferito, alla guida del governo, una personalità indipendente. Grillo ha ritenuto probabile che il PD, che, ricordiamo, veniva dall'esperienza del governo Monti-Berlusconi-Bersani, non fosse affidabile. Grillo ha detto chiaramente di temere che un governo Bersani, senza il pegno costituito dalla la presenza di ministri M5S, avrebbe potuto segretamente concordare un pacchetto di decreti con i vecchi alleati Berlusconi e Monti, e approvarlo in Consiglio dei ministri prima che il M5S potesse ritirare la fiducia. Un simile pacchetto sarebbe stato poi approvato in Parlamento con una maggioranza Bersani-Berlusconi-Monti ed i decreti sarebbero rimasti. Adesso, a posteriori, tuttavia, diventa evidente, sulla base di quanto è successo per l'elezione del Presidente della Repubblica, che le paure di Grillo fossero più che giustificate. Grillo, da consumato e intelligente leader politico qual è, ha voluto rendere evidente a tutti i cittadini quanto Bersani fosse inaffidabile, con l'offerta di un accordo di governo in cambio dell'elezione di Rodotà che avrebbe costituito garanzia sufficiente. Ora, alla fine della storia, posso dire che Grillo ha fatto bene a non formare un governo con Bersani perché quel governo avrebbe sicuramente fatto quanto Grillo temeva, se mai si fosse costituito.
La mia ricostruzione faceva uso di dichiarazioni mai smentite da Grillo: il PD non aveva mai recapitato al M5S alcuna offerta di formare un governo insieme. Fui aggredito da molti: l'argomento era che le affermazioni di Grillo non erano suffragate da prove e quindi, provenendo da un comico inaffidabile, verosimilmente false. Il primo maggio, ospite di Vespa a "Porta a porta", le stesse cose le ha confermate Marina Sereni, vicepresidente del PD e della Camera dei deputati. Il PD governa con il PDL perché questo era il disegno politico del partito di Bersani! Ahi, questi comici inaffidabili!
Ezio Bruno© Professore di Fisica della Materia presso l'Università di Messina
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