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L’indagine ITalents-Comune di Milano- Controesodo sull’”Italia diffusa” ha sollevato un velo importante sulla comunità italiana all’estero, con la prima indagine effettivamente mirata a comprendere il fenomeno dei talenti in fuga dall’Italia. L’indagine è stata presentata lunedì a Milano, in una conferenza stampa congiunta.
Di seguito alcuni dei primi, preziosissimi risultati, elaborati da Alessandro Rosina, presidente di ITalents:
-circa 1400 risposte pervenute al questionario online, 1200 delle quali da italiani residenti all’estero
-il 17,1% dei quali residenti in UK, in assoluto il primo Paese. Seguono Usa (9,2%), Belgio (9,1%), Francia (8,4%), Germania (8%), Spagna (7,9%), Olanda e Svizzera (5,4% ciascuno), Canada (3%), Irlanda (2%), Australia (1,7%), Danimarca (1,6%), Cina e Svezia (1,2% ciascuno), Austria (1,1%). In tutto hanno risposto italiani da 87 Paesi diversi.
-tornerebbero in Italia? La maggior parte risponde no, ma senza escluderlo del tutto (55,4%). Insomma, resta aperto uno spiraglio, anche perché solo il 12,8% esclude completamente il rientro in patria. Quasi uno su tre pensa invece di tornare (la metà entro i prossimi tre anni). Dato molto interessante: i giovani risultano i più possibilisti, sul rientro: oltre il 45% degli under 30 pensa di farlo.
-perché si è fuggiti dal Paese? A sorpresa (ma non troppo), è il fattore meritocrazia e la trasparenza nel percorso di carriera a venire indicato come la motivazione principale (oltre l’80% degli intervistati la indicano). Seguono gli strumenti per poter condurre al meglio il proprio lavoro, a disposizione oltre le Alpi. Solo al terzo posto (60%) le remunerazioni più alte all’estero. Poi ancora: la scarsa fiducia nella crescita del Paese, il lavoro più stabile al’estero e il miglior welfare oltre le Alpi.
-conoscono, all’estero, la Legge Controesodo per il rientro dei cervelli/talenti? Quasi la metà (47%) sì, un dato che dimostra quanto esistano però ancora ampi margini di miglioramento. Più sale il titolo di studio, più cresce la conoscenza della legge (58,9% di coloro che hanno un dottorato).
-infine, il tasso di proattività dei nostri expats appare decisamente interessante: l’86% di coloro che hanno risposto al questionario si è infatti detto disponibile a fornire opinioni sul set di proposte che il Parlamento esaminerà, per favorire la mobilità dei talenti.
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