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Messina ha ancora 48 ore di tempo per poter presentare il piano di riequilibrio che le consentirebbe di evitare il dissesto. Un momento chiave per il futuro di Palazzo Zanca e che passa dalla convergenza delle strategie degli amministratori, dei revisori dei conti e del consiglio comunale. Che l’aria fosse tesa e la decisione da prendere capitale lo si intuiva dai volti dei dirigenti e dei consiglieri che hanno partecipato alla convocazione della prima commissione, quella del bilancio. La strategia dell’amministrazione comunale passa dal nulla osta del consiglio comunale e se i pareri della corte dei conti di Palermo possono essere le forche caudine dell’iter pensato dall’assessore e vice sindaco Guido Signorino, il passaggio in consiglio comunale è un po’ come le Termopili, un ottimo luogo per imboscate.
Palazzo Zanca deve presentare al giudizio dell’organico di controllo amministrativo contabile la richiesta di posticipare di sessanta giorni la presentazione del piano di riequilibrio delle casse comunali per poter rientrare nei termini del cosiddetto decreto 35 che consentirebbe di avere altri fondi in prestito per poter pagare le aziende che vantano crediti con il Comune. Un doppio escamotage che Signorino ritiene l’unico percorribile per evitare il fallimento dell’ente. Per avere speranze che la Corte dei conti dia lo sta bene alla richiesta del comune di Messina il consiglio comunale deve approvare una delibera in cui ritira quel piano di riequilibrio approvato dallo scorso consiglio, salvo poi essere sostanzialmente cancellato dall’impossibilità di ottenere 150 milioni dell’Amam.
Ed è su questa bocciatura del piano di rientro dai debiti che è iniziata la lunga trattativa con un consiglio che è su posizioni politiche opposte rispetto alla amministrazione del sindaco Renato Accorinti.
Ma la vera querelle sembra essere quella sui termini della strategia. Per i revisori dei conti alla bocciatura del piano di riequilibrio ne serve la presentazione di un altro. Per l’assessore Signorino questo non sarebbe necessario. Ma il consiglio comunale può mai approvare una delibera senza l’accordo fra amministrazione e revisori?
Gazzetta del Sud
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