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“Metafisica dei tubi” – Amélie Nothomb

Creato il 05 dicembre 2011 da Temperamente

“Metafisica dei tubi” – Amélie NothombC’è qualcuno che ha dei ricordi dei primissimi anni di vita, intendo quelli che vanno dagli 0 ai 3 anni? La maggior parte di noi, no, magari c’è qualche temerario che affermerà di rimembrare qualche episodio, ma probabilmente il suo è solo un ricordo aiutato da fotografie e video di famiglia. Certamente, nessuno di noi riuscirebbe a fare una cronaca dettagliata e fluida di quegli anni, descrivendo non solo i fatti, ma anche i pensieri che formulavamo in quell’epoca.
Amélie Nothomb, invece, ci è riuscita. Non solo: lei ne ha scritto un’opera metafisica sopra, Metafisica dei tubi.
Ovviamente, noi non siamo Dio. Invece, l’esserino protagonista di Metafisica dei tubi, ovviamente, lo è.
«In principio era il nulla. E questo nulla non era né vuoto né vacuo: esso nominava solo se stesso. E Dio vide che questo era un bene. Per niente al mondo avrebbe creato alcunché. Il nulla non solo gli piaceva, ma addirittura lo appagava totalmente».
La forza di questo bebé è il suo completo isolamento dal resto del mondo: quando nasce, è sereno, silenzioso e immobile come può esserlo solo una creatura superiore, come un piccolo Buddha pago e compiaciuto. Egli non emette suoni, egli non si muove, non sposta nemmeno le orbite. Egli è soddisfazione assoluta, tranquillamente posizionato nella sua immobilità, egli compie soltanto azioni  utili al suo funzionamento: deglutizione, digestione, escrezione. Stop. Questo piccolo Dio è un tubo, flessibile eppure rigido, cavo eppure pieno, vivo eppure morto. Metafisica dei tubi, quindi: scienza di ciò che è eterno, immutabile e necessario.
In principio, Dio era quindi un tubo. Un tubo, seppur divino, nella sua perfezione immobile, però, non può creare nulla. Tantomeno può esprimersi. Quando questo pensiero balena nella mente divina, ecco che arriva il dies irae: il giorno in cui la vita scoppia nel tubo, che inizia a urlare la sua rabbia.
Da quel momento, il piccolo Dio tubo inizia a trasformarsi in un piccolo normale, che si muove, parla e interagisce con gli altri e con il mondo. Il mondo circostante si trova tra le montagne del Kansai, in Giappone, e gli altri sono la sua famiglia e le governanti giapponesi. Il piacere, il bene, il male, il disprezzo, il disgusto, sono le piccole ma clamorosamente grandi scoperte che il piccolo Dio fa poco alla volta, facendo di ogni esperienza tesoro. Cullata dal velo protettivo della tradizione giapponese, che considera gli infanti fino ai 3 anni come vere e proprie divinità, il piccolo ex tubo non dimentica la sua prima apatica vita, ponderando che è con lo sguardo che inizia la vita, perché esso è una caratteristica dei soli soggetti viventi. Con esso l’essenza prende coscienza.
La Nothomb descrive il suo inizio alla vita con ineguagliabile raffinatezza, versando tutte le magnificenze della sua penna sulle azioni del piccolo Dio, dotando questa sua autobiografia di una bellezza plastica, in cui la ricercatezza dello stile si fonde alla maestria e sagacità della forza narrativa dell’autrice. Regalandoci un’insolita perla di saggezza: la verità “tubo sei e tubo tornerai”, perché in  fondo siamo dei tubi tutta la vita, che inglobano e espellono cose e pensieri, e alla fine ingloberanno ed espelleranno polvere e terra.

Azzurra Scattarella

Amélie Nothomb, Metafisica dei tubi, Voland, 2002, € 11


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