Magazine Arte

Metalli Islamici: Arte Araba in Sicilia

Creato il 16 aprile 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Valentina Di Bennardo 16 aprile 2013 Metalli Islamici: Arte Araba in Sicilia

Metalli islamici dalle collezioni di Palazzo Abatellis. Questo il titolo dell’interessante mostra che dal 13 marzo al 28 aprile 2013 (da martedì a domenica, dalle ore 09.00 alle ore 12.30 con ingresso gratuito) si tiene a Palermo presso il Salone Fumagalli dell’Oratorio dei Bianchi (Piazzetta dei Bianchi). L’esposizione raccoglie metalli realizzati in periodo mamelucco, ovvero, tra la fine del XIV e gli inizi del XVI secolo, mai esposti sinora. Si tratta di utensili e oggetti in ottone di ordinario uso, ma non per questo rudimentali o di pessima fattura. Al contrario, gli oggetti in esposizione erano destinati agli ambienti di corte e alle dimore notabili, aspetto testimoniato dall’accuratezza tecnica di esecuzione e dal pregio della manifattura. Ecco che ciotole, candelieri, schermi per lampadari, bruciaprofumi, piatti, vassoi e scatole emisferiche diventano oggetti d’arte grazie alle tecniche raffinatissime di traforo, sbalzo e incisione che ne decorano le superfici a cui si aggiunge l’uso dell’agemina di argento, rame e oro.

Metalli Islamici: Arte Araba in Sicilia

La collezione

La maggior parte dei metalli vengono acquisiti tra la fine del XIX secolo e gli inizi del Novecento quando, cioè, viene destinata un’attenzione particolareggiata al background storico siciliano grazie agli studi compiuti da Michele Amari (1806-1889), considerato il fondatore degli studi islamici e orientali in chiave accademica in Italia, pioniere del capitolo arabo-islamico della storiografia siciliana, autore di importantissime opere come Storia dei Musulmani di Sicilia (1854-1872) e Biblioteca arabo-sicula – testi e traduzioni (1857-1887). Già presente con alcuni importanti esemplari nelle raccolte del Museo di San Martino delle Scale e Salnitriano presso il Collegio Massimo dei Gesuiti, il nucleo di metalli islamici confluito nel pubblico regio museo di Palermo è stato ampliato considerevolmente nei primi del Novecento, grazie alla eccezionalità collezionistica allora riconosciuta del Museo Salinas di Palermo che ne ha curato le nuove acquisizioni. Da questo museo, poi, le opere sono passate all’Abatellis negli anni Cinquanta. Negli anni Novanta gli oggetti sono stati restaurati e studiati dalla prof.ssa Ursula Staacke, esperta dell’arte e dell’architettura islamica siciliana, che ha redatto nel 1997 il relativo catalogo edito nella collana “Collezioni” della Regione Siciliana, a cura di Vincenzo Abbate. Nello stesso periodo alcuni pezzi sono stati trasferiti alla Zisa di Palermo.

Metalli Islamici: Arte Araba in Sicilia

Un po’ di storia

Provenienti dall’Oriente, i pezzi esposti sono riconducibili al periodo mamelucco, considerato come una delle stagioni più fervide dal punto di vista culturale. Per dirla con Albert Hourani (1915-1993), storico inglese di origini libanesi specializzato in storia mediorientale, «I mamelucchi erano un gruppo autoperpetuantesi di soldati reclutati e addestrati come schiavi, convertiti all’Islam e liberati» (A. Hourani, Storia dei popoli arabi, Mondadori, Oscar Storia, 1992, pp. 118-119). Inizialmente al servizio dei califfi abbasidi tra il XII e il XVI secolo si sono imposti alla guida dell’Egitto e della Siria, succedendo ai loro signori ayyubidi i quali erano rimasti senza eredi. Hanno mantenuto il controllo anche con l’arrivo degli ottomani, ma è stato il wālī Mehmet Ali (1769-1849), considerato il fondatore dell’Egitto moderno – da cui sono discesi i khedivè e, infine, i re d’Egitto – a mettere fine al loro dominio sterminandoli dopo averli invitati a un banchetto nella Cittadella del Cairo.

Metalli Islamici: Arte Araba in Sicilia

Tecnica di lavorazione

Colto nel suo progredire storico e territoriale, l’impero arabo medievale aveva inglobato precedenti culture artistiche che avevano sviluppato tecniche originali di lavorazione artigianale. L’Islam nel suo avanzare ha unificato e universalizzato tali tecniche unitamente alle strutture compositive. In periodo mamelucco l’artigianato ha vissuto una delle stagioni più ricche producendo raffinatissimi oggetti di uso quotidiano in ottone. L’Islam vieta, infatti, l’uso di metalli preziosi, come l’oro e l’argento, per la realizzazione di meri oggetti; pertanto, l’agemina sembra rispondere perfettamente ai precetti religiosi, da una parte, e all’ostentazione artistica ed estetica, dall’altra. L’ottone ageminato ha permesso lo sviluppo del repertorio decorativo che donava alle superfici dei metalli un sontuoso effetto dai disegni luccicanti. Altre tecniche di lavorazione particolarmente diffuse erano lo sbalzo e il traforo. Nel primo caso, l’oggetto veniva martellato dall’interno, anche a mezzo di scalpelli, contro un materiale leggermente plastico (ad esempio, il bitume) dando vita a un disegno in rilievo nella superficie esposta. Il traforo, invece, implicava l’asportazione di metallo, conferendo al pezzo maggiore leggerezza. Si tratta di una tecnica utilizzabile solo per oggetti di grosse dimensioni; spesso veniva utilizzato per schermi di lampadari sfruttando l’effetto caleidoscopico della luce che filtrava tra le parti traforate. Gli elementi decorativi sono riconducibili al sultano e alla corte nobiliare, in primis, attraverso stemmi e altri elementi stilizzati; segue, dunque, il mondo astrologico e, infine, quello degli animali. Le prime due tematiche sono fortemente correlate l’una all’altra: il sultano, primus inter pares, viene associato al sole. Vietata la riproduzione umana nell’arte islamica, gli oggetti sono abbelliti anche da splendide stilizzazioni vegetali che lasciano spesso spazio a frasi e invocazioni propiziatorie; è il caso del meraviglioso vassoio in ottone che reca in arabo la seguente indicazione storica: «Il sultano al-Malìk al-Salìh il sapiente il pilastro del mondo e della religione di Isma’ìl». L’Europa ha scoperto questi metalli grazie ai veneziani che li importarono tra la fine del XIV e gli inizi del XV secolo.

Metalli Islamici: Arte Araba in Sicilia

Sebbene la mostra sia di ridotte dimensioni, vale la pena farci un salto sia per apprezzare la meravigliosa e storica tecnica artigianale di lavorazione dei metalli da parte degli arabi, sia per contemplare il meraviglioso background culturale siciliano. Infatti, anche se le opere sono state prodotte e utilizzate in Oriente, dall’altra parte è pur vero che emergono numerosi spunti di riflessione sulla meravigliosa storia della Sicilia.

La fotografia usata in copertina è di Valentina Di Bennardo

 


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :