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Metropoli selvaggia per il pendolare.

Creato il 12 settembre 2011 da Cortese_m @cortese_m
Sempre sulla Stampa la mia attenzione viene catturata da un articolo dal titolo “ecco le metropoli dov'è più dura la vita del pendolare”.
Milano, neanche a dirlo, guida la classifica nostrana per quantità, con oltre 500mila ingressi al giorno, segue Roma con 290mila, Napoli con 249mila, ecc.
Un fiume umano, fatto di professionisti, impiegati, studenti, insegnanti, operai, che percorrono in media 24 chilometri al giorno per recarsi sul posto di lavoro.
La prima motivazione dell’imbarbarimento delle condizioni di vita del pendolare é certamente dovuta alla costante crescita del traffico che trova le sue radici in una “politica” sempre più in voga in questi anni, l’abbandono graduale delle città-centri storici a beneficio di quelle zone a ridosso delle città stesse, quelle zone immediatamente fuori città.
Le motivazioni di queste scelte da parte della popolazione sono facilmente immaginabili, ma le cui conseguenze sono quelle che abbiamo davanti tutte le mattine, quella jungla d’asfalto che ci accoglie, in cui ci troviamo imbottigliati ogni giorno.
Lo studio IBM 2011 - sperimentato negli Usa nel 2008 e poi esteso a tutto il mondo - sulla sofferenza dei pendolari, coglie decisamente questo aspetto.
IBM interessata da sempre ai sistemi di traffico ha rilevato quale peggiore città a livello mondiale Città del Messico, seguono Shenzen e Pechino in Cina, mentre al nono posto, unica metropoli europea, Milano.
Gli studiosi hanno rilevato come gli ingorghi abbiano una notevole ripercussione su salute, rendimento sul lavoro e nello studio.
Per rimanere in casa nostra, a Milano, oltre il 60% dei milanesi afferma che nell’ultimo anno il traffico ha accresciuto il proprio livello di stress, mentre il 40% rivela che ha influito negativamente sul proprio rendimento lavorativo o scolastico. E queste valutazioni, percezioni della popolazioni, sembrano comuni in tutti i Paesi dove è stato condotto lo studio e le interviste, dagli Usa al Sud Africa alla Gran Bretagna.
Il mondo sembrerebbe quindi più insofferente, al traffico ma non solo.
Infatti le cause che generano stress e insofferenza spesso si imputano con troppa leggerezza al traffico ma hanno grosse componenti generate vuoi dal lavoro, dalla famiglia, dalle condizioni economiche, dalle difficoltà relazioni di oggi…
Può darsi che la componente reale (più reale delle altre…) ma più oscura, sia data dalle difficoltà di questa generazione a saper gestire “una macchina” che è la nostra società moderna, dalle dimensioni forse troppo grandi anche per chi la costruita.
Tranquilli amici pendolari, la metropoli è selvaggia anche per noi non-pendolari!
nanni

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