Metti una sera a cena…da Vespa.
Creato il 12 luglio 2010 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Cinquant’anni di giornalismo lui, cinquant’anni di sacerdozio l’altro. Lui è Bruno Vespa, il titolare del salotto televisivo più berlusconiano del mondo, l’altro è nientepopodimenoché il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di stato vaticano. La location, per una cena che avrebbe fatto la felicità di Paolo Sorrentino, è stata la splendida terrazza in affitto del Bruno Zzzzzz a Trinità dei Monti il cui padrone è proprio il cardinale o, meglio, per una piacevole coincidenza, la Propaganda Fide. Ma non è stato un tête-a-tête, come l’incipit del nostro post potrebbe far supporre, alla serata goliardica sono intervenuti anche il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, la sua controfigura Gianni Letta, Pierfi Casini, il governatore della Banca d’Italia Draghi e il banchiere Geronzi, uno dei capostipiti delle ten family del 45 per cento della ricchezza nazionale. Bonaiuti, Cicchitto, Bondi e Capezzone sono stati fatti accomodare in cucina con la servitù: per loro un misero piatto di rigatoni con la pajata e un gelato al cioccolato con tanti smarties (per la gioia di Capezzone) dentro. Nella voliera che campeggia sulla destra della terrazza di Vespa (cioè di Propaganda Fide), è stato fatto invece accomodare Michele Apicella che, per tutta la sera ha cantato, e variato il tema, Meno male che Silvio c’è. Top secret il menù, nonostante gli sforzi di Dagospia di scoprire quali delizie abbiano fatto da sfondo alla cena dei potenti, nulla è trapelato anche perché, com’è noto, il “dimmi quello che mangi ti dirò chi sei” avrebbe potuto causare illazioni e dicerie; incaricato di ringraziare il Signore per il lauto pasto Gianni Letta felice, per una volta, di svolgere appieno le sue mansioni di nunzio apostolico della Chiesa nel Pdl. Ovviamente tutti i temi trattati, fra un prosecchino da aperitivo e un flüte di champagne da degustazione, hanno riguardato strettamente l’attualità e messo in evidenza il buon cuore degli ospiti. Il primo è stato la libertà di stampa, tirato in ballo proprio dall’affittuario della casa di Propaganda Fide, il quale ne ha ribadito l’importanza portando ad esempio ovviamente se stesso, e poi Minzolini, Belpietro, Feltri, Fede, Sallusti, Porro, Diaconale, Ferrara, Pigi Battista e i cerchiobottisti del Corsera. Su questo argomento Berlusconi è stato lapidario: “La libertà di stampa non è un valore assoluto”, ha sillabato sulle note del suo motivetto preferito, e ha continuato: “Chi parla male di me non è un giornalista libero perché è succube della stampa di sinistra”. Amen. Il secondo è stata la disoccupazione che si porta appresso il blocco dei consumi e, quindi, l’impossibilità di acquistare creme depilatorie, i decoder di Paolo Berlusconi, frequentare la Standa, abbonarsi a Mediaset Premium, non fare acquisti on-line su Mediashopping e non versare i propri risparmi in Banca Mediolanum, una vera e propria iattura alla quale Silvio ha pensato di porre rimedio appellandosi alla Provvidenza (il cardinale Bertone ha sommessamente annuito). Il terzo argomento all’ordine del giorno della cena è stato il pessimismo che inizia a serpeggiare fra gli italiani i quali vedono Berlusconi acquistare l’ennesimo castello mentre loro non riescono a pagare l’affitto di case non locate evidentemente da Propaganda Fide. A questo proposito Mario Draghi si è dovuto sorbire un cazziatone di quelli che lasciano il segno (su Capezzone sono tuttora evidenti). “La devi smettere di dare dati a casaccio sulla disoccupazione e sulla mancanza di ripresa”, ha detto Silvio al Governatore aggiungendo, “Ottimismo, devi spandere intorno a te ottimismo, va tutto bene e se proprio ti manca un esempio concreto prendi me che se non fosse per quel traditore…”. Ma l’argomento vero, il tema centrale della cena, è stato l’ingresso delle truppe cammellate dell’Udc nella maggioranza di governo. E qui l’aria si è fatta pesante. C’è l’ostacolo Lega da superare che non è tanto quello frapposto da Bossi e Calderoli, ma dalla base padana che, non appena sente nominare Casini, mette mano alla fionda celtica. Casini ha provato a delineare un possibile scenario prossimo futuro: crisi di governo, Berlusconi 2, ingresso dell’Udc e una formula stile “governo per la nazione” di fronte alla quale anche la Lega dovrebbe dire di sì. Il problema serio è che Berlusconi non appena sente parlare di crisi di governo diventa giallo. Causa del colore simil-itterico è Giorgio Napolitano il quale una volta aperta la crisi, e rientrando fra le sue prerogative, potrebbe non assegnare l’incarico di formarne un altro a Berlusconi dopo aver preso atto che la maggioranza che lo sostiene non esiste più. Non appena l’ipotesi si è affacciata Apicella ha smesso di suonare, Bertone ha iniziato a salmodiare, Draghi si è alzato per fumare una sigaretta, Letta ha telefonato alla sorella, Casini ha fatto finta di mangiare il tiramisù diventato improvvisamente di cemento e Geronzi quello che fa da una vita: niente. Ma il padrone di casa non si è perso d’animo e facendo un cenno alla regia, ha mandato la sigla di Porta a Porta con la canzoncina di Via col Vento. E mentre Bruno Vespa-Rossella O’hara declamava “domani è un altro giorno”, Capezzone cercava inutilmente di tirar fuori dal naso uno smartie birichino. Titoli di coda. Fine.
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