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Mezza grazia e una disgrazia

Creato il 16 agosto 2013 da Giuseppe Lombardo @giuslom
Mezza grazia e una disgraziaMaurizio Belpietro ha il pregio della schiettezza. Secondo il direttore di Libero, al Popolo delle libertà vigilate mezza grazia non basta. Di più: stando al reboante titolo del suo editoriale, un provvedimento di clemenza incompleto equivarrebbe grossomodo ad una sciagura. Non per la palese violazione del principio di uguaglianza, ma per gli attuali equilibri politici del paese. Nel medesimo fondo rivolge così un pensiero critico alla nota chiarificatrice del Quirinale, accusando Napolitano d’ingenua pavidità. L'obiezione è tutt'altro che fuorviante: ma come si fa a riconoscere la legittimità delle preoccupazioni del centrodestra, salvo poi specificare che le sentenze vanno eseguite e le grazie richieste? Perplessità legittima.Sallusti, per parte sua, imbocca la strada più tortuosa. Berlusconi, spiega il graziato, non è relegato nell'angolo e sa perfettamente quale linea il partito dovrà tenere nelle settimane che verranno. Napolitano ha compiuto un gesto distensivo che non può essere sottovalutato, ma se si ha la pretesa che la grazia possa essere lontanamente collegata a dei balletti pietistici, vuol dire che non si è compresa a pieno la portata patologica di quel germe chiamato magistratura rossa.Ora, Belpietro e Sallusti sono abituati a lanciarsi in corse solitarie, nella speranza che i media d'area – primi fra tutti quelli appartenenti al gruppo Fininvest – finiscano presto o tardi col seguire a ruota. Così si condiziona un paese, così si determinano false priorità nell'agenda dei lavori parlamentari. Ed in tal modo, in effetti, è stato posto al centro del dibattito il tema dell'agibilità politica del Cavaliere, un'incognita che condiziona da quasi un mese il confronto nell'opinione pubblica e che in realtà è un'espressione tartufesca dietro cui si cela la pretesa impunità di un uomo. Qui l'arcano di fondo: la storia giudiziaria di Berlusconi non ricorda per niente Il Processo di Kafka; riporta alla memoria, semmai, il Volonté di "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto", la gigantesca mole di prove lasciata in evidenza da un delinquente patentato che nessuno ha il coraggio di arrestare per la posizione di potere da questi ormai raggiunta.
E' proprio da una simile miopia intellettuale che viene di rimando un'analisi sottosopra della nostra società. Napolitano sbaglia, è vero. Ma l'errore compiuto non sta nel ritenere “legittime” le offese alla Corte di Cassazione e al giudice Esposito; non sta nemmeno nella scelta di dar seguito a pressioni indegne, provenienti peraltro da una forza politica che si proclama responsabile; né, ancora, l’errore risiede in un intervento a dir poco intempestivo (come ha sottolineato doviziosamente Lucia Annunziata, «in pieno agosto, periodo in cui la attività politica nel nostro paese è morta, (...) quale cittadino avrebbe avuto prova di attenzione così veloce e così diretta da un Presidente se non perché considerato un caso "speciale"?»). Nossignore, l’errore sostanziale sta nel non detto, nelle omissioni, nella mancata risolutezza, qualità indispensabile – quest’ultima – per annunciare un provvedimento che non sia di clemenza ma di riparazione a fantomatici torti subiti. Pazienza poi se, come ha rilevato Rodotà, le condizioni normative, giurisprudenziali e consuetudinarie per un provvedimento di grazia proprio non sussistono. Lo scriveva William Hazlitt: ad alcuni non basta aver ragione, bisogna che dimostrino agli altri di vivere nel torto.G.L.Mezza grazia e una disgrazia

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