Magazine Diario personale

mi faccio vedere, ma da uno bravo

Da Francesca_82
Per crescere un figlio libero bisogna essere genitori liberi. Vi dicevo che io e Raul andiamo a "scuola di genitori" per confrontarci con altri colleghi e accompagnati da uno psicologo reichiano (che udite udite! Ha studiato in Italia dove c'è la scuola di Psicologia Reichiana più importante dopo quella tedesca, a Roma e a Napoli!) chiariamo i nostri dubbi e scopriamo di non essere soli di fronte a tante perplessità.
Tipo una madre che si sente in imbarazzo a fare la doccia davanti al figlio e si chiude a chiave con il piccolo che strepita fuori dalla porta.
O un'altra mamma che vieta alle figlie gemelle di toccarsi la zona genitale e .... non sa perché.
E' vero eh, che quando parliamo scopriamo di essere monotematici e la sfera sessuale è quello che più chiama l'attenzione, seguita dalla televisione e dalle maniere di fare a tavola.
Così parlando emerge che siamo più o meno tutti d'accordo sulla libertà accordata ai figli di inzozzarsi, di mangiare con le mani, di fare E/C fin dai primi mesi, ma andiamo in tilt se c'è di mezzo l'area corporale che da dall'ombelico alle ginocchia.
Innominabili vulva o pene.
Ci sono genitori che non riescono a nominare queste parole.
Ma per fortuna che si rendono conto del corto circuito e per fortuna che ci sono scuole di padri da frequentare.
Perché il problema è: vorrei ma non posso, o non riesco. A parole siamo tutti aperti e lanciati e apertissimi di mente a 1000 gradi ma poi giorno dopo giorno quando i piccoli nani ci offrono spunti per mettere a prova le nostre buone intenzioni, ecco che ci trema la voce, siamo un po' sull'attenti, indugiamo sul che fare...
Pure io pensavo di essere più sciolta, ma mi rendo conto che no. Dico troppi no, in generale. Raul già me lo diceva.
Dico troppo "stai attento che ti fai male"
Dico troppo spesso "no Marc aspetta"
Quando Marc non si è mai fatto male, cioè se guardo bene non si è mai buttato giù dalle scale, che invece scende benissimo in retromarcia e i miei "no" sono più del tipo "No dai sta fermo che faccio una cosa, ma non puoi stare fermo due secondi?" piuttosto che "non farlo perché ti puoi fare del male.
Quindi mi faccio curare. Credo che a tutti faccia bene un po' si psicoterapia, specie quando si è nella fase di scoprire se stessi in veste di genitore, chi ha esperienza quando è al primo figlio?
Sono già stata dallo psicologo di mia iniziativa e senza patologie tre anni fa, in effetti non avevo niente che non andasse nel mio cervello, ma mi ha fatto bene confrontarmi anche solo per sentirmi dire "va tutto bene". Bassa autostima? Mah, non è questo, è solo che -citazione di un libro -quelli troppo entusiasti e sicuri di tutto non mi hanno mai convinto.
Come Marc va crescendo scopro cose nuove di me come persona, le voglio analizzare per capire meglio me e di riflesso magari ricordarmi perché sono così, figlia di chi, cresciuta come sono cresciuta e dove voglio andare.
Mi piacerebbe che un giorno Marc si guardasse indietro, analizzando il suo percorso di crescita personale e dire "sono contento di me"
Quindi domani mattina alle 10 ho il mio primo appuntamento di psicoterapia transpersonale.
E' che mica vado dal primo psicologo che trovo sulle pagine gialle! Mi metto nella mani di un'amica (errore? vedremo) psicoterapista transpersonale, che è un tipo di tecnica poco conosciuta, di cui ho letto e confesso di aver capito poco.
Vi racconterò quindi a grandi linee, dopo un confronto con l'esperienza avuta con uno psicologo classico, com'è la storia. 

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