Mi manchi...tu!!!
Da Debora
L'amicizia ©
La temperatura era calata vertiginosamente nell’ultima
settimana.
Nonostante le belle giornate di sole, non si poteva
andare in giro senza sciarpa, guanti e cappello ad intrappolare il calore
generatosi dai pesanti cappotti. La sera,
poi, il freddo diventata talmente denso da impedire di camminare con
scioltezza.
Melania si era accucciata come meglio poteva dentro ai
suoi strati di lana, provando a mettere al riparo più pelle possibile.
Avanzava a passo spedito con la sciarpa
avvolta fino sopra al naso ed il cappello calato sulle sopracciglia. Le braccia
strette sul petto e le mani incastrate sotto le ascelle. Più volte represse l’istinto
di scoprire il polso e controllare l’orario. Si era decisa all’ultimo minuto e
sperava di fare in tempo.
Melania aveva 32 anni, una laurea in Linguistica, un ex
marito, due cani, pochi amici ed una passione: l’amore.
Lei si innamorava, sì e no, almeno due volte al mese.
Da quando aveva divorziato da Alfio, conosciuto al
secondo anno di liceo classico, si era prefissata di recuperare tutti e 13 gli
anni sprecati solo con lui.
Dopo 9 anni di fidanzamento, 2 di matrimonio, 1 di
separazione era finalmente arrivato anche il divorzio.
Appena dopo la laurea, conferita con il massimo dei voti…
a cui poteva ambire, 103/110, si era finalmente liberata del peso più
opprimente della sua esistenza: il marito.
Alfio le aveva tarpato le ali fin da subito: le aveva
impedito di vestire come le pareva, di uscire con gli amici, frequentare
persone al di fuori della sua cerchia di conoscenze, andare a ballare… imparare
a ballare!, studiare al D.A.M.S. - «Eh, no! Non ti iscriverai in una facoltà
frequentata da giovani scapestrati!» - , lavorare in estate, imparare
l’inglese, il francese, lo spagnolo!, - «A cosa ti servono quelle lingue? Hai
intenzione di emigrare? Pensa a studiare il latino ed il greco, quelle sì che
sono lingue che ti serviranno!» - e
la lista continua.
Si era messa con lui perché era carino e gentile e lei, unica
figlia femmina in mezzo a quattro fratelli, non era abituata agli uomini
gentili.
Suo padre l’abbracciava una volta all’anno, per Natale, i suoi
fratelli non la consideravano niente di più di una domestica e la madre
sembrava dispiaciuta di non essere riuscita a partorire anche il quinto
maschietto.
Alfio, a quei tempi, era la cosa che più si avvicinava ad un principe
azzurro. Negli anni, però, si rivelò essere il rospo più grasso e viscido mai
esistito.
Quando le chiese di diventare la sua ragazza, era la persona più
felice dell’universo.
Quando le chiese di diventare sua moglie, si sentì morire.
Quando le chiese di fare un figlio…
«La sola idea di mettere al mondo un tuo clone e, quindi,
legarmi irrimediabilmente a te, alla tua noia, al tuo pessimismo, al tuo
giudizio costante, mi fa venire voglia di strapparmi la pelle a mani nude! Un
figlio?!? Io voglio il divorzio!»
E così aveva trovato il coraggio di lasciarlo, di riprendere in
mano le redini della propria esistenza e la prima cosa che realizzò fu quella
di non aver amato nessuno… nemmeno lui!
Iniziò a guardarsi intorno, a conoscere persone, a dare una
possibilità a chiunque.
Belli, brutti, simpatici, noiosi, ricchi, poveri, ambiziosi,
nullafacenti, bugiardi, romantici, bastardi, casi umani… ogni uomo era il suo
possibile ‘vero amore’.
Li conosceva, ci usciva insieme e quando arrivava il momento del
bacio, capiva se si trattava “del” principe azzurro o solo di un altro rospo.
In 3 anni aveva baciato, più o meno, una settantina di rospi. Ogni
volta che conosceva un uomo, un possibile interesse amoroso, partiva per la
tangente e si buttava con tutta se stessa nella conoscenza.
Aveva sviluppato una certa arte nel capire la tipologia di uomo
con cui aveva a che fare, sapeva subito, ad esempio, se era il caso di
mostrarsi fragile ed insicura, o forte e determinata. Se apparire vulnerabile,
o impenetrabile muraglia. Sapeva, in definitiva, come attirare l’attenzione e
catturare l’interesse di chi le stava di fronte.
In 3 anni era diventata una vera maestra dell’accalappiamento, ma
appena si arrivava al bacio, rigorosamente da dare, minimo, dopo il quinto
appuntamento, tutto sfociava in un nulla di fatto.
«Mela, ma come diavolo fai a stabilire “chi” può essere il tuo
uomo, solo da un bacio? Dai, è umanamente impossibile!»
le aveva detto Davide, il solo amico di vecchia data.
Anche lui conosciuto tra i banchi di scuola, e per questo, aveva
avuto il benestare di Alfio.
Davide aveva abbandonato l’università per fare una scuola di
cucina e da 6 anni era il proprietario di un ristorante molto rinomato. Lui
portava avanti una relazione molto seria con Elena, conosciuta alla scuola di
cucina.
«Non è impossibile, mio caro! Ho baciato Alfio per 13 anni…
credimi, lo saprò quando mi capiterà l’uomo giusto!»
aveva replicato lei, provandosi un paio di scarpe da tango.
Un altro aspetto peculiare di Melania, infatti, era quello di
appassionarsi alle passioni dei suoi interessi amorosi di turno. Se conosceva
un ballerino, imparava a ballare; se conosceva un artista, andava a tutte le
mostre possibili ed immaginabili; se conosceva un musicista, si cimentava in
improbabili lezioni di piano, chitarra, batteria… e così via.
«E se non fosse così? Se tutti i baci, almeno all’inizio, fossero
uguali?»
insisté Davide.
Melania sospirò e si voltò a guardarlo.
«Quante donne hai avuto nella vita?»
domandò lei.
«Intendi avventure o storie serie?»
«Non importa… dimmi un numero…»
Davide fece un rapido calcolo mentale e rispose:
«Non so… venti… trenta ragazze…»
Melania sollevò le sopracciglia, sorprendendosi per il successo
dell’amico.
«Bene… e tu vuoi farmi credere che queste venti, trenta ragazze,
ti hanno tutte baciato allo stesso modo?
Che tutti i loro baci sono come quelli
di Elena?»
«Cielo, no… molte di loro non mi hanno nemmeno baciato… Se capisci
cosa intendo…»
«Agh! Sei disgustoso!»
esclamò, lanciandogli un calzino da prova addosso. Lui lo prese al
volo e scoppiarono a ridere.
«Seriamente, Mela… » riprese lui «Non capisco come fai a fidarti
della prova del bacio…»
«Davide… so quello che faccio. Ho già passato una vita intera con
la persona sbagliata, non ho intenzione di sprecare altro tempo…»
«Ed io sono d’accordo con te… ma temo sia sbagliato il metodo…»
La donna sorrise all’amico ed andò a sederglisi accanto.
«La prima volta che Alfio mi ha baciata, mi sono tremate le gambe,
lo stomaco mi si è contorto e le orecchie hanno iniziato a fischiare…»
«Ma hai appena detto che Alfio non è l’amore della tua vita»
la interruppe.
«Fammi finire!»
lo sgridò bonariamente, quindi proseguì:
«Ma era il mio primo bacio, capisci? Avrebbe potuto darmelo
Gabriele Cinnati, della 1^D…» Davide fece una smorfia «…Ed io avrei avuto le
stesse sensazioni… e forse anche un
conato di vomito, dopo… ma quello che voglio dire… è che era il mio primo
bacio! Se avessi, non so… prima dato un po’ di baci in giro… magari avrei
capito la differenza… ed avrei risposto di no alla sua romantica dichiarazione
d’amore…»
Davide sorrise.
«Aspetta… me la ricordo…» si schiarì la gola «Melania, tu sarai la
mia ragazza, vuoi?»
concluse, imitando perfettamente il tono flemmatico di Alfio.
A Melania vennero i brividi.
«Ti prego, non farlo mai più!»
E di nuovo risero insieme.
Davide era stato testimone di
tutti i nuovi interessi amorosi di Melania.
Appena la donna incontrava un uomo, correva da lui e ne tesseva le
lodi, spiegandogli perché, quella volta,
sarebbe stato quello giusto.
Lo teneva aggiornato sugli sviluppi, gli raccontava delle cose che
avrebbero avuto in comune quando anche lei si sarebbe dedicata agli hobby del
probabile principe azzurro di turno.
Puntualmente lo trascinava in giro in cerca del giusto vestito o
dei giusti accessori per rendere la serata perfetta, e sempre finiva allo
stesso modo: lei che entrava nel suo ristorante con una faccia da funerale.
Perconsolarla le portava un dolce alle mandorle pelate intere,
rivestite da uno strato di marzapane, coperte con cioccolato bianco e
decorate con granella di cioccolato al latte.
Era una ricetta che aveva preso da sua nonna Serena e la preparava
solo per Melania, in previsione del disastro dei suoi appuntamenti. Era la sola cosa in grado di farla sorridere
in quei momenti.
Tutto si ripeteva, allo stesso modo, ogni volta. Ma una sera di un
anno prima, dopo l’ennesimo flop, il rito venne interrotto.
Fabio, il principe azzurro di turno, aveva fallito il test del
bacio e Melania si era fiondata al ristorante di Davide, pronta a consolarsi
con una scorpacciata di dolce alle mandorle. Entrò avvicinandosi ad un tavolo
vuoto, si lasciò cadere sulla sedia ed attese che qualcuno avvertisse Davide
del suo arrivo.
Il locale era semivuoto, prossimo alla chiusura. Si guardò
introno, tamburellando con le dita sul tavolo.
«Ed io che speravo di non vederti questa sera…»
La voce di Davide aveva una strana inflessione, ma lei non ci badò
molto.
«Ti dirò… ci speravo pure io…»
Lui buttò indietro la testa e sospirò.
«Mela…»
«Davide…»
L’uomo si sedette di fronte a lei con le mani giunte.
«Dimmi, com’è stato il bacio, questa volta?»
«Lo sai com’è stato… altrimenti non sarei qui, ti pare?»
«Ma questo ti piaceva!»
replicò nervosamente. Melania corrugò la fronte, sorpresa
dall’indisposizione dell’amico.
«Lo so…»
«Ed allora perché non gli dai un’altra opportunità? Magari il
freddo ti ha intirizzito i sensi…»
«No, non è così… so cosa ho provato… o meglio, cosa non ho
provato!»
Davide scosse la testa, sbuffando.
«Ma la vuoi smettere con questa storia?»
«Ma che ti prende? Perché non riesci a capire che per me è
fondamentale anche solo un bacio?»
«Perché ti sto osservando buttare via la tua vita anno dopo anno.
Dici di non voler sprecare tempo, ma è quello che fai ogni santo mese!»
Melania si irrigidì.
«Sei ingiusto…»
«No! Sei tu ingiusta!» urlò «Con quei poveracci, che si illudono
di poter avere una storia con te… con me, che mi trascini in questo circo ogni
volta… e con te stessa, perché ti costringi a dar retta a chiunque, nel
disperato tentativo di darti uno scopo…»
«Davide…»
«No, Mela, mi devi ascoltare!» la bloccò «Non puoi saltare da un uomo all’altro ed aspettarti di riuscire a
trovare quello giusto se non gli concedi nemmeno il tempo di conoscerti… ed
intendo conoscerti davvero, non fargli credere d'avere di fronte la donna
ideale! Con Andrea eri una donna sicura e con la passione per il free climbing
ma con Luigi eri insicura e soffrivi di vertigini! Per non parlare della tua
innaturale passione per gli squali quando dopo aver visto il film saresti
andata a mare munita di bombole di gas solo per accertarti di avere un’arma per
“sterminare quei viscidi bastardi”… hai detto così, no?»
Melania rimase a subire le invettive dell’amico senza riuscire a
replicare.
«Ma sai che c’è?» proseguì alzandosi dalla sedia «Forse la verità è
che ti meriti solo uomini come Alfio…» si alzò anche lei, sconvolta «Anzi,
forse ti faceva un favore a stare insieme a te!»
Melania gli sferrò uno schiaffo in pieno viso, interrompendo il
fiume di cattiverie che gli stava riversando addosso. Lui parve realizzare solo
in quel momento la gravità delle proprie parole. Aprì la bocca per scusarsi, ma
lei si affrettò ad uscire dal ristorante e dalla sua vita. Tagliò i ponti con lui, non rispose alle sue
telefonate, ignorò i suoi messaggi, in sostanza, sparì dalla sua vista. Per un lungo anno, le
loro esistenze, camminarono su strade diverse.
Quella sera, però, aveva deciso di riprendersi indietro il suo
amico.
Finalmente giunse di fronte al ristorante. Era rimasto chiuso
nell’ultima settimana per lutto, la nonna di Davide era venuta a mancare dopo una
lunga malattia.
Come l’ultima volta in cui era stata lì, il locale era quasi
vuoto, le persone sedute agli ultimi
tavoli si accingevano ad andare via. Prese un gran respiro inalando l’aria
ghiacciata ed entrò.
Una cameriera, mai vista prima, la fermò.
«Signora, mi scusi… stiamo chiudendo…»
Melania si tolse il cappello e liberò il viso dalla sciarpa.
«Lasciala entrare…»
intervenne un ragazzo dai capelli rossicci. Lei gli sorrise.
«Fabio…»
«Era da tanto che non ti si vedeva, Mela…»
«Ho avuto un po’ da fare…»
Il giovane annuì e gli indicò un tavolo.
«Te lo vado a chiamare… aspetta lì…»
Melania strinse il cappello tra le mani e si avviò. Si sedette ed
attese. Qualche istante più tardi arrivò Davide.
«Mela…»
sussurrò.
Lei sollevò lo sguardo sorridente.
«Hey…»
Le si avvicinò impacciato.
«Come va?»
le domandò.
«Una meraviglia… ho saputo di tua nonna, mi spiace»
Lui annuì e prese posto.
«Stava male da un po’… meglio così…»
«E con Elena?»
«Oh… è finita… un anno fa, per la precisione»
Melania fece un rapido calcolo mentale e realizzò che doveva
essere successo proprio la sera in cui lui aveva dato di matto. Spalancò la
bocca in seguito all’epifania avuta e lui scrollò le spalle.
«Beh, è successo… tu… come mai… cioè…»
«Come mai sono qui? Beh… pensavo potessi portarmi una porzione di
dolce alle mandorle…»
Lui inclinò la testa di lato, confuso.
«Appuntamento andato a male?»
Lei sorrise.
«Niente affatto… è quasi un anno che non frequento nessuno…»
Lui si sorprese.
«Hai presente quello che mi hai detto quella volta?»
«Ho detto tante cose …»
commentò in tono funereo. Lei continuò:
«Beh… tra le tante, mi hai detto che avrei dovuto dare una
possibilità alle persone che avevo di fronte
… così ho seguito il tuo consiglio. Quella
sera stessa, arrivata a casa, ho richiamato Fabio e gli ho dato un’altra
possibilità… e poi un’altra ancora… e di nuovo un’altra…»
«Ho capito… ho capito…» la interruppe, agitando un mano in aria «Avevo
ragione e lui si è rivelato essere il principe azzurro»
«Cosa?!? No! Affatto! Non avevi ragione per niente e lui è un
principe azzurro tanto quanto lo era Alfio!»
Davide spalancò la bocca, interdetto.
«Dopo un mese sprecato appresso a quel mister noia… ho capito!
Ricordi l’altra cosa che mi hai detto?»
L’uomo allargò le braccia scuotendo la testa.
«Mi avevi detto che non avrei mai trovato l’uomo giusto se non gli
avessi concesso la possibilità di conoscermi davvero! Così ho smesso di interpretare
una versione di me e sono stata semplicemente me stessa!»
«E…»
«E niente… a quanto pare sono troppo complicata o fuori di testa
per l’uomo medio…»
«Mela… ha una conclusione sensata questa tua storia?»
«Oh, sì… certo!»
«E sarebbe?»
«Beh… mi sono fermata, capisci? Ho iniziato a pensare e pensare… e
pensare! Non ci crederai, ma posso pensare veramente tanto»
«Mela!»
«Sì, scusa… dicevo… ho pensato tanto… ed ho capito! Ho capito che
la sola cosa che mi spingeva a lanciarmi in storie impossibili era la paura di
trovare, effettivamente un uomo… dopo Alfio avevo il terrore di tornare ad
essere solo la fidanzata o la moglie di qualcuno… ed anche il dedicarmi ai loro
hobby, non lo facevo per colpirli e conquistarli… credo fosse il mio
complicatissimo modo di trovare il coraggio di fare qualcosa… capisci?»
«Più o meno… credo…»
«Non importa! Quello che importa è che ho passato l’ultimo anno
libera! Ho trovato le mie passioni, i miei interessi… diavolo, sono la regina
di Zumba!»
«Zumba…»
«Sono dannatamente brava! Ma…»
Melania sospirò, e guardò Davide scuotendo la testa.
«Ma?»
la incitò lui.
«Ma mi manchi tu… il mio più caro amico… tutto è fantastico... ma
non ci sei tu. La sera torno a casa e mi rendo conto che sei il solo a cui
vorrei raccontare della mia giornata… e sei il solo che potrebbe accorgersi dei
miei progressi, perché sei il solo a sapere com’ero fatta davvero prima… e… basta… mi manchi!»
Davide allungò le mani sul tavolo
e prese quelle di lei.
«Anche tu mi sei mancata… tanto…»
«Mi porterai quel dolce,
adesso?»
«Sei tornata solo per quello, dì la verità…»
«Sono la regina della Zumba… ho bisogno di grassi da bruciare!»
Scoppiarono a ridere ed il tempo sembrò tornare indietro… o non
essere mai passato.
Vera ©
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