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Dalla Clinica per le malattie Infettive di Sassari si denuncia quanto oggi i giovani non abbiano tanto una mancanza di informazione, ma un abbassamento della soglia di percezione del rischio. Non è infrequente che durante un rapporto occasionale si decida di non utilizzare il preservativo solo perchè davanti si ha una persona dall'aspetto piacevole o dal carattere gentile. Il virus dell'Hiv, come un camaleonte, così innocuo e all'apparenza docile si muove e passa inosservato. Nessuno si preoccupa per un camaleonte. Nelle città esistono tanti posti dove si può fare sesso occasionale, dai luoghi all'aperto a quelli chiusi. Sono luoghi dove tante persone, a seconda del momento di vita che vivono, possono riversarsi.
Le regole che vigono in questi luoghi non sono certo quelle di usare un preservativo, qualcuno lo fa, ma ci sono tanti altri che non lo fanno per svariati motivi. Tra questi un virus mentale è quello che si innesca con il comportamento di mettere il preservativo: molti uomini perdono l'erezione e per questo preferiscono farlo senza. Altre motivazioni sembrano più legate al piacere, dove il virus mentale è quello che con il preservativo "Che gusto c'è?" oppure "Che brutto farlo con un pezzo di plastica". Ci possono essere poi quelle situazioni dove avviene un ricatto, e spesso le persone più fragili possono cadere: " Ma allora non ti fidi di me? Guarda che sono sano". Il camaleonte è pronto a predarvi perché siete diventati fragili come un insetto.
Nella ricerca del sesso può celarsi la solitudine, l'incapacità di stabilire con forza una vita affettiva e relazionale appagante, ma anche poco rispetto per sé e per l'altro. Ci sono storie dove persone sono risultate positive al test per l'Hiv e solo successivamente il partner ha ammesso che in realtà sapeva già di esserlo e di conseguenza di averlo/a contaggiato/a. Se si fa un giro per i forum si troveranno tantissime discussioni di utenti anonimi che, disperati per non aver usato il preservativo durante una scappatella, temono di aver contratto il virus dell'Hiv. Se prima era la tossicodipendenza oggi è il sesso che diventa un'ossessione, un rifugio. Nella decisione di non usare un preservativo intervengono tante variabili che sono individuali, relazionali, ma anche culturali. Nei corsi di educazione che ho svolto uno dei fattori che si sono rivelati predittivi nella bassa percezione del rischio è rappresentato da quei ragazzi "travestiti da adulti", dove qualsiasi nozione o informazione veniva squalificata, perchè tanto "So già tutto e non ho bisogno di altre informazioni". Ovviamente oltre al rischio di gravidanze indesiderate è presente la possibilità che questo atteggiamento porti a comportamenti sessuali a rischio.
La sola informazione non è sufficiente per bloccare questi virus mentali, è necessario molto di più. Gli aspetti più affettivi, relazionali, trovano una piattaforma su cui muoversi, il sesso, ed è li che incontrano il camaleonte, che accarezzano, ci giocano e poi vengono ingoiati come insetti dalla sua abile capacità predatoria. Per gran parte dell'opinione pubblica il tema delle malattie sessualmente trasmesse sarebbe una questione prettamente medica, ma è un fenomeno complesso che coinvolge una dimensione psico-bio-relazionale. Se andiamo a pensare a quelli che sono i maggiori rischi che un adolescente oggi incontra, droga, alcool e sesso, ci rendiamo subito conto come i meccanismi che sottendono a tale dinamica siano su un ordine molto più complesso e il rischio di contrarre una malattia sessualmente trasmessa è il risultato di comportamenti che hanno radici diverse da individuo a individuo.
Non è certamente solo questione di rapporti sessuali, o di piacere da questo. Il cocktail droga-sesso, alcool-sesso spesso è il modo per nascondere qualcosa a sé stessi, un disagio, o la fuga disperata da una realtà che non si riesce a vivere. Tuttavia non è curando il sintomo che si può risolvere il problema, ma è attraverso l'analisi delle cause che si possono costruire interventi ad hoc per far fronte a tali difficoltà. Se pensiamo che l'educazione sessuale non viene, diversamente da altre nazioni, inserita nei curriculum scolastici possiamo capire quanto il contagio da Hiv nei giovani sia il riflesso di una società che non si preoccupa di loro e della loro salute. L'educazione sessuale è sicuramente un momento di informazione, e quando avviene presto, può rappresentare un momento in cui figure professionali come il medico, lo psicologo, il sessuologo individuano quei fattori di rischio e offrono l'opportunità ai ragazzi di poter elaborare vissuti, emozioni, pensieri, che nelle loro famiglie spesso vengono evitati. Per non parlare degli insegnanti ...
A ciò è necessario dire che non sono solo gli adolescenti ad essere a rischio, ma anche tutti quegli adulti che hanno smesso, o forse non hanno mai imparato a prendersi cura di sé. Non è infrequente che la svalutazione di sé porti a riportare la sessualità su un piano totalmente inanimato e spersonificato, così come è vero che non avere un limite e la continua ricerca di emozioni forti rappresentano dei fattori di rischio per l'abbassamento della soglia di rischio.
Un tempo l'Hiv era temuta, oggi invece sembra quasi non si tema più, e questo virus mentale, innocuo come un camaleonte, continua ad illudere che "Tanto non mi succederà mai". C'è ancora disinformazione, ma ciò che è importante è che nonostante la relazione più o meno profonda che può instaurarsi con un partner occasionale è sempre bene non cedere all'illusione che la sola conoscenza sia indice di salute. Inutile dire che ad ogni "No, usiamo il preservativo" si smette di vedere l'HIV come un dolce camaleonte e lo si vede per quello che realmente è.
Fermarsi a pensare ogni volta che si fa sesso se è il caso di mettere a repentaglio la propria salute solo perchè si ha voglia è già un primo passo. E' necessaria cura per la propria affettività e sessualità. Se si sceglie il mattatoio non si può che rimanere feriti da qualche macellaio.
Cosa sono in definitiva 5 minuti di estasi sessuale a fronte della propria salute?
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