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“Mi permetto di dire”

Creato il 16 febbraio 2012 da Malvino

a Giovanni FontanaLasciamo perdere chi l’abbiascritto e rimaniamo al testo. Il nostro scrive: “La prima serata di Sanremo hafatto i record di ascolti, e mi permetto di dire che me l’ero immaginato”. Volendo,potreste già buttarvi a indovinare: c’è quella virgola superflua che è unamania del nostro, ma soprattutto c’è tutta la sua spocchia. La prima serata diSanremo ha sempre fatto record di ascolti, anche quando l’edizione si rivelava particolarmenteinfelice e lo share crollava nelle serate successive. Ci voleva questo grandeintuito per immaginare che anche quest’anno sarebbe stato così? Non proprio,vero? E tuttavia il nostro ci tiene a mettersi in posa da uomo di gran fiuto.Lascio a voi il giudizio su quel “mi permetto di dire”. A me suona fastidiosocome un patetico tentativo di falsa modestia. Trattandosi di una previsionescontata, direi che il patetico stinge nel ridicolo. Ma può darsi che ioesageri e che la formula sia solo un tic. Tuttavia, dite, i tic sonopsicologicamente neutri? Io non penso. Ma andiamo avanti.“Ieri sera, vedendone pochisprazzi e leggendo i feedback su Twitter, capivo sì che era uno spettacolostraordinariamente deprimente e imbarazzante, ma capivo anche che lo stavanoguardando quasi tutti. E mi veniva da pensare, dei miei amici quelli conl’alibi «Sanremo fa così schifo che va visto», e che ora twittavano che non cipotevano credere, a quanto faceva schifo; mi veniva da pensare: ma non guardiamola tv praticamente mai, l’abbiamo abbandonata con soddisfazione a un pubblicopoco esigente o senza possibilità di scelta, o disabituato a qualunque qualità,e poi quando la accendiamo ci meravigliamo che quel che troviamo sia di totalemediocrità? Che vi aspettavate, Sorkin? Nanni Moretti?”.Lo stavano guardando quasitutti. Lui no, seguiva a sprazzi. Anche qui una virgola superfla – tra “miveniva da pensare” e “dei miei amici” – e altra spocchia. Ma c’è molto altroancora. Direi che ci troviamo dinanzi a un bozzetto. C’è la plebe, il “pubblicopoco esigente o senza possibilità di scelta, o disabituato a qualunque qualità”.Poi c’è l’eletta schiera dei suoi amici – sarebbe meglio dire degli affiliati al clan – che “non guard[ano] la tv praticamentemai”. Non “mai”: “praticamente mai”. Nella “totale mediocrità” dev’esserciqualche eccezione, chessò, Le invasioni barbariche o i siparietti di Bordone nel salottino della Cucciari?Sì, probabilmente quella è roba che si salva, tutto il resto è cacca. Bene, nelbel mezzo di questa eletta schiera di amici che guarda il Festival di Sanremoperché “fa così schifo che va visto” – si direbbe che si infliggano questatortura per una sorta di missione sociologica, ma ci viene suggerito che questosia solo un “alibi”, sarà che sono stupidi o masochisti o chissà cosa – eccoche svetta lui. Sanremo fa schifo anche a lui, ma la sua missione sociologica èdi taglio superiore: non guarda il Festival, lo segue a sprazzi e intantostudia i feedback. Siamo dinanzi all’eccellenza della critica, via. Si trattassedi un film di merda, il nostro andrebbe al cinema lo stesso, si siederebbe conle spalle allo schermo e prenderebbe appunti sulle reazioni del pubblico. Nongià del pubblico minuto, peraltro, al quale quella merda probabilmente piace pure: ilnostro studia le reazioni di chi presentiva che il film fosse di merda e alcinema è andato lo stesso, proprio come ci è andato il nostro, ma sedendosi nel versogiusto, che poi è quello sbagliato. Qui sta lo scarto di superiorità che sirivela nel nostro.Non fosse evidente, c’è la prova: “Che vi aspettavate,Sorkin? Nanni Moretti?”. Si potrebbe obiettare che sia del tutto fuori luogocontrapporre a un festival di canzonette la sceneggiatura di un lungometraggioo di un serial, ma è evidente che quei due nomi non caschino a caso: stanno lì acertificare che il nostro ha un sincero orripilamento per il generenazionalpopolare. Si tratta della caratteristica reazione dell’adolescente cheper prendere le distanze da ciò che detesta ha bisogno di fare almeno un cennoai modelli che ama e che dunque non si limiterà mai a dire “Albano mi faschifo”, ma aggiungerà sempre “a me piacciono i Baustelle”.A parte, si porrebbe unaquestioncella abbastanza curiosa: il Festival di Sanremo fa schifo e Il Post cimanda un inviato? “Chi ci aiuta a trovare una stanza a Sanremo per il festivalvince una settimana di retweet da parte del Post” (17:17 - 7 Feb 12): una settimanadi retweet da parte del Post, mica cazzi, di più si poteva offrire solo un slipdella signora Bignardi con dedica autografa. Tanto interesse per uno schifo ampiamente previsto?Bah.Bene, adesso è il momentodi dare uno sguardo alle conclusioni piovute sul taccuino del nostro al terminedi questo suo studio, tutto di sponda. Qui le cose si complicano, ma solo inapparenza: “Questo è il disastro dei contenuti editoriali italiani,dall’informazione all’«intrattenimento»: tutti si sono dedicati per anni abattaglie politiche sull’«indipendenza», sulla «libertà», sul «pluralismo»,come se ci fossero i cattivi da una parte e i buoni sconfitti dall’altro.Protestavamo contro l’eliminazione di Santoro e accettavamo le trasmissionipomeridiane, Miss Italia e la povertà di Porta a porta. Protestavamo contro glieditoriali di Minzolini ma ci limitavamo a sorridere dei servizi sui cagnolinio i banchetti di natale al telegiornale. E intanto infatti il disastro vero eralo scadimento della qualità delle cose da ogni parte, compresa quella dei «buoni»,il fine che giustificava i mezzi, l’informazione fatta male da ogni parte el’intrattenimento idem, con poche eccezioni. Là fuori è pieno di combattividifensori della democrazia e della libertà che fanno le cose male, con metodi erisultati pessimi e diseducazione di tutti. Con la straordinaria sanzione diieri sera: quando i temi presunti della difesa della libertà, dell’indipendenzae della democrazia popolare sono diventati oggetto del peggiore prodotto diintrattenimento televisivo mai visto: scopa. Nel senso del gioco di carte. Enoi tutti lì a guardare e dire che schifo”Non si capisce molto, vero?Però lascia un retrogusto di risentimento, no? Tutto diventa chiaro, però, se facciamo cadere il velo e diamo un nome all’autoredel testo che abbiamo fin qui letto: sapendo che si tratta di Luca Sofri, latraduzione va in automatico. Siamo dinanzi a un atto d’accusa rivolto aidinosauri del Pd: avevano un gran guru della comunicazione a disposizione e nongli hanno mai dato lo spazio che meritava. Voleva la direzione de l’Unità, voleva un programma su Raitre, qualche consulenza di quelle grasse e invece lo hanno trattato come un Adinolfi qualsiasi. Ditemi voi se non è normale che gli escano le virgole di troppo.

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