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Mi piacerebbe domandare ad Adriano Sofri cosa avrebbe preferito facesse suo figlio, invece del giornalista.
Boutade a parte, questa “Piccola posta” di Sofri sintetizza, in modo eccellente, le ragioni della crisi della sinistra italiana ed europea (forse mondiale). Essere, diventare operai è un destino a cui molti si sottrarrebbero volentieri. In fabbrica si va a lavorare per avere uno stipendio (e ti pare poco? No, mi pare tutto). Molto spesso, però, la fabbrica è considerata l'ultimo pane. I padri operai vorrebbero certamente un futuro diverso per i propri figli. I figli dei padroni invece vogliono continuità. Sì, alcuni (per gli Agnelli è tradizione) li mandano in fabbrica qualche mese per fargli toccare con mano la realtà dei turni di lavoro alla catena di montaggio. Però poi i figli dei padroni tornano nella stanza dei bottoni (o li tengono lontani dai bottoni proprio se imbelli à la Lapo). Il punto è che ai figli degli operai (salvo in alcuni marginali utopisti no global e fancazzisti) non passa più nemmeno per l'anticamera del cervello di ribaltare la situazione. Le prospettive di un messianesimo materialista storico sono nulle. Dopo il fallimento (evviva) del socialismo reale russo e dell'est europeo, con quell'ibrido perverso del maoismo capitalistico cinese ancora in auge (a proposito, dite onestamente: a chi piacciono i comunisti cinesi? Alla sinistra occidentale mica tanto, piacciono invece ai capitalisti questo sì...) lo status quo dell'attuale potere non conosce alcun nemico, alcun rivale, alcun serio antagonista. Manca proprio una prospettiva. L'attuale classe/casta dirigenziale, padronale non è mai stata così sicura di sé. E lo sarà almeno finché la maggioranza della popolazione starà abbastanza bene per non vedere le travi negli occhi della situazione. Ancora il corpo elettorale europeo, che mantiene al potere il blocco conservatore votandolo, si accontenta di eliminare le pagliuzze dei vari capri espiatori che il potere di volta in volta propone, i nemici d'accatto tipo gli emigranti, gli zingari, gli emarginati. Ma ce la faranno i dominatori a mantenere calma la situazione con questa crisi economica e sociale? Sai, in Cina è facile reprimere (almeno più facile – si fanno meno scrupoli a imprigionare dissidenti e opinioni) così che quel 5% di superricchi benestanti possono continuare a godere. Da noi godono con sistemi più intelligenti: il calcio, la teta y la luna del rintronamento mediatico, un buon apparato poliziesco, diffuso benessere. Pensate a quanti cittadini godono della ricaduta del potere e della ricchezza berlusconiane: diecimila, centomila? Comunque abbastanza per creare consenso. E il punto è che questi non sono operai. Berlusconi non dà lavoro a degli operai (tranne qualche manovalanza). Gli operai, di solito, non amano il dirigente, né gli azionisti dell'azienda. Ma questo è un altro discorso. Il punto è che in Italia ancora essere moderati conviene. Essere carbonari un po' meno. Si prendono troppe botte, troppe denunce e la sera uno vuole tornare a casa senza le ossa rotte. E nessuno discute il desiderio di ognuno di tornare a casa. Il punto è che in qualche modo (non ho ricette) è proprio da casa, dalla nostra particolare individualità che passa il cambiamento, la rivoluzione (oso dire). Appena posso mi compro una camicia rossa.
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