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Da Mizaar

MaturitàCiclico come un cambio di stagione, ecco che Italiano, ieri mattina, ha dettato quattro tracce su di un tema… a caso? Macchè, l’adolescenza è il must di stagione. Apro una parentesi e spezzo una lancia in favore di Italiano: non è lui che comanda, piuttosto sono le antologie, con la loro scansione per argomenti, ad indicare la strada nonché i programmi ministeriali che sembrano fatti in combutta con quelle delle antologie; il libro di terza si apre con il tema caldo al quale va in aggiunta, da qualche anno, la cosa del bullismo e dell’alimentazione… e mi sto chiedendo, facendo uno sforzo di memoria mostruoso, noi, sulle antologie, che abbiamo letto? Ricordo una sfilza interminabile di poesie da imparare a memoria e l’Iliade e l’Odissea, anche quelli da ripetere a menadito e nient’altro. E ce li sognavamo i brani di Vittorino Andreoli e quelle spiegazioni ” a mia figlia “, come si usano ora! Va be’, senza divagare ritorniamo alle tracce. Se uno volesse farsi del male gli basterebbe entrare in un’aula scolastica durante il tema di italiano e avrebbe un bisogno impellente di battere la testa contro un muro. Dopo la dettatura dei tormentoni e qualche dritta su come procedere, da parte mia perché mossa a pietà, dopo circa un’ora alcuni fogli riportavano le sole tracce di cui prima.  Mi avvicino ad M. la ” emo ” e mi pianta una polemica infinita sulla inutilità del tema specifico sulla adolescenza – al mio perché risponde, testuale: Non mi va di scrivere qualcosa di me e di farla leggere a qualcuno di cui non mi fido. Valle a dare torto! Insomma sempre lei poi scriverà una sorta di messaggio, rivolta ad Italiano, in cui farà l’elenco di quello che desidera avere come traccia per un eventuale altro tema di italiano, altrimenti lei consegna il foglio in bianco, tanto sa come recuperare un consequenziale brutto voto… e meno male che non l’è venuto in mente di aggiungere ” Se non la smettete con la tortura dei temi, vi denuncio per crudeltà mentale a telefono azzurro “.  Poco più in là mi sono sentita chiamare da A. – una delle tre A. del trio A.A.A. – che mi ha chiesto: ‘ssore’ può dare un’occhiata? E l’occhiata mi capita su un tema che inizia così: Cari genitori, mi chiamo A. L. e ho tredici anni! Mi sono bloccata per il troppo ridere. Evidentemente la nostra A. non era certa che i suoi genitori avessero cognizione di causa della sua presenza in casa, da ben tredici anni, e voleva essere certa che non sfuggisse loro nessun particolare recondito di questa figlia, anche gli estremi anagrafici, che non si sa mai! Quando, dopo essermi ripresa dallo choc, le ho detto di correggere, quasi quasi c’è rimasta male! Insomma se uno deve presentare se stessa in una lettera indirizzata ad un docente oppure ai genitori, deve iniziare dai fondamentali… o no?


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