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Mi Rileggo: “Australopithecus Palestratus

Da La Dona

Sono leggermente in anticipo quando torno a prendere mia figlia nella piccola palestra. Mentre salgo le scale si percepisce l’affollamento al piano superiore, non tanto per il vociare ma a causa di un odore pregnante di sudore. Quando 40 minuti prima l’avevo lasciata, la zona attrezzi era praticamente deserta;c’erano un paio di bellocci più intenti a guardare l’andirivieni di mamme che portano le figlie a danza che ad altro. Quando torno invece la palestra è piena. In prevalenza l’utenza è maschile e ce n’è per tutti i gusti e di tutte le età. Mancano una ventina di minuti alla fine della lezione e io non resisto, comincio a guardarmi in giro. Non sono i “maschi” presenti a interessarmi, bensì i comportamenti e le dinamiche che si creano.
Sul tapis roulant posto proprio di fronte alla vetrata corre, per tutto il tempo della mia permanenza alla stessa velocità senza mai un tentennamento, un uomo sui quarantanni, alto, con i capelli rasati e vestito completamente di nero. Guarda la sua immagine riflessa nella vetrata, fuori è buio e non c’è altro che un prato da guardare. Chissà a che starà pensando…chissà se sta pensando…
Sulla cyclette un uomo sui quarant’anni sta amabilmente chiacchierando con un altro cliente della palestra, l’unico con una spugna sul collo, l’unico fermo a chiacchierare , l’unico vestito di tutto punto per la palestra ma con un polso fasciato.
Tutto intorno gente che si allena senza catturare la mia attenzione in modo particolare, salvo LUI l’Australopithecus Palestratus. Non è inusuale incontrare esemplari di questa specie in giro per le nostre città, ma io ho avuto il piacere di osservare da vicino la tradizionale “danza del corteggiamento” messa in atto dal soggetto nei confronti di una delle poche donne presenti nella palestra.
Il rito inizia.L’A. Palestratus circoscrive il suo territorio rispetto agli altri esemplari. Le sue armi: un cellulare di ultima generazione, una salvietta e una bibita energetica poggiati all’ingresso della sala; spazio al quale torna ogni pochi minuti per controllare il telefono, asciugarsi le poche gocce di sudore, causate più dalla temperatura interna della palestra che dallo sforzo fisico, e bere un sorso di bibita energetica in previsione dell’imminente “danza”. L’A. Palestratus in oggetto ha dei bellissimi occhi azzurri, non è molto alto, ha dei bicipiti che lo costringono a tenere le braccia distanziate dal corpo, una vita da mannequin, capelli color miele lunghi alle spalle, che gli cadono leggermente sugli occhi dandogli un aspetto da “bello e dannato”; un pizzo modellato curatissimo, così come il suo abbigliamento da palestra.
In sala entra una giovane donna di rosa vestita, corpo scolpito, lunghi capelli che raccoglie non appena si avvicina alla panca sulla quale sta per iniziare a fare gli esercizi. L’A. Palestratus attratto dalla femmina inizia a dirigersi verso di lei sorridendole ma lei, impegnata negli esercizi, pare un po’ infastidita da questo avvicinamento. Lui gira intorno alla panca,nel rumore generale pare stia dispensando consigli ma la donna continua senza prestargli particolare attenzione a scolpire i suoi addominali. Nel frattempo all’uomo del tapis roulant si affianca una donna sui quarantanni, vestita di nero, capelli scuri raccolti che inizia a correre di fronte alla vetrata; anche lei senza mai un tentennamento guardando la sua immagine riflessa, visto che fuori è buio e non c’è altro che un prato da guardare. Chissà a che starà pensando…chissà se sta pensando. I due non si incontreranno mai, troppo impegnati a guardarsi nella vetrata!
La mia attenzione è ancora catturata dall’esemplare di Australopithecus Palestratus che ogni tanto dalla panca sulla quale simula un allenamento lancia sguardi fugaci e sorridenti dirigendosi poi verso quell’esemplare femmina, che continua a non curarsi di lui. Fino a quando probabilmente stanca delle continue incursioni nel suo allenamento sembra cedere e dà al Palestratus soddisfazione, sorridendogli tanto che lui se ne va soddisfatto e gli fa l’occhiolino da lontano!
I venti minuti sono passati, mia figlia mi corre incontro stanca e sorridente. Si torna a casa!

Nell’individuo si deve anzitutto tener d’occhio e favorire la sanità corporea. Perché lo spirito sano e forte si trova solo nel corpo forte e sano.

Adolf HitlerLa mia battaglia, 1925/26


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