Magazine Diario personale

Mi serve un narratore

Da Ele @HelloElena

Ce l'avete presente il narratore del film de Il Favoloso Mondo di Amelie ?
Ecco, io vorrei avere lui nella mia testa a narrare la mia vita.
Eh, si', perche' io ho questo vizio e questa fervida immaginazione che mi fa descrivere nella mia testa tutto quello che faccio, proprio come se fosse un copione di un film, o un libro.
A volte immagino anche la colonna sonora, sapete?
Se questo narratore potesse parlare, adesso vi racconterebbe di quel venerdi' 29 agosto 2008 quando conobbi Marito.
All'epoca, ero atterrata solo il giorno prima sul suolo di Atlanta.
Avevo 24 anni e solo una gran voglia di andarmene da Modena, una voglia che a molti sembrava insensata perche' alla fine che cosa mi mancava?
Avevo un lavoro a tempo indeterminato (davvero, non e' una leggenda!) che potevo raggiungere in bicicletta, ragazzi, in bicicletta, capite?
Avevo il mio gruppo ben consolidato di amiche.
Avevo un fidanzato che sicuramente mi amava, a modo suo.
Ma allora perche' andarsene?
Perche' lasciare la sicurezza e tutti i mie affetti e mettere un oceano di distanza con la mia vecchia vita?
Mi sono fatta queste domande fino alla nausea e ancora una risposta non ce l'ho.
So solo che ad un certo punto, quello che avevo non mi bastava piu'.
E tutti che mi dicevano quanto ero coraggiosa a lasciarmi tutto alle spalle, quanto ero brava a voler fare l'esperienza all'estero che fa subito curriculum, ma nessuno che mi dicesse che anche loro, al posto mio, avrebbero fatto lo stesso.
Dubbi, ne avevo a centinaia, perche' davvero, chi me lo faceva fare?
Ma ormai mi ero messa in testa che partire fosse la cosa giusta per me e da li' non mi sono piu' schiodata.
E cosi' il 28 agosto 2008 sono salita su ben due aerei della KLM che mi portarono fino ad Atlanta.
Esterno giorno.
Il giorno dopo, era venerdi', e io andavo a firmare i contratti della mia nuova vita lavorativa nel Headquarter della societa' per la quale lavoro.
Ero in compagnia della mia coinquilina tedesca, anche lei arrivata il giorno prima, stravolta dagli eventi quanto me, ma gnocca che lèvate proprio; c'era un'altra ragazza italiana che lavorava gia' li' da un po' di tempo, e infine il collega incaricato di indicarci la via nella nostra nuova vita ammerigana.
Mentre si parlava del piu' e del meno e si faceva conoscenza, arriva questa macchina bianca (la versione attuale del bianco destriero) e da li' scende lui, cosi' palesemente NON americano, con quel colletto della Polo all'insu' che ancora lo prendo in giro.
Oddio, adesso non vi immaginate quelle scene del lui figo-figo che scende dalla macchina/moto/cavallo a rallentatore, sgnacchero come pochi, scuote la sua chioma bionda con il sole alle spalle, e della lei che lo vede e gli vengono gli occhi a cuoricino.
No, perche' non e' andata cosi', punto primo perche' marito ha tante qualita', ma niente chioma bionda, anzi niente chioma, proprio e, punto secondo perche' io non sono mica uscita da un manga.
Comunque, li' per li' non e' successo niente di che', stretta di mano, qualche domanda di rito, lui che fa il simpatico (anche un po' per mettersi in mostra con la mia coinquilina tedesca über bionda) e poi ognuno per la sua strada.
Solo che io mica me lo immaginavo di quanto presto si sarebbero re-incrociate le nostre strade e dove ci avrebbero portato.
Ma la cosa piu' bella e' che ora che le nostre strade si sono incrociate, ancora non so dove ci porteranno.
Ecco, se io avessi a disposizione il narratore de Il Favoloso Mondo di Amelie, sarebbe lui a raccontarvi tutto questo e sarebbe molto piu' bello.
Sipario.

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