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Mia Couto, La confessione della leonessa, Sellerio

Creato il 26 maggio 2014 da Atlantidelibri

da Mia Couto, mozambicano, straordinario autore de Terra sonnambula, per noi tra i 5 migliori libri sull’africa degli ultimi vent’anni, palpitante odissea toccata dai toni del realismo magico, vissuta da un vecchio e un bambino sullo sfondo di un paese insanguinato dalla guerra civile, troverete in libreria giovedi questo libro.  Lo attendiamo fiduciosi!

Mia Couto,
La confessione della leonessa, Sellerio

In un villaggio africano le bestie assalgono gli uomini, i cacciatori inseguono le prede. È un universo remoto, diverso da tutto ciò che conosciamo. È anche il nostro mondo, teatro di guerra e di riscatto, di viltà e tenace coraggio, scenario di lotta e di sopravvivenza.
«Una straordinaria capacità visionaria, una prosa ricca di immagini intense e originali» (The Washington Post).

Traduzione dal portoghese di Vincenzo Barca Titolo originale: A confissão da leoa

In Mozambico un branco di leoni attacca a più riprese un villaggio, causando oltre venti vittime. Per eliminare le belve assassine il governo invia una squadra di cacciatori, che si trova a fronteggiare non solo gli animali ma anche gli uomini e le loro convinzioni. Tra la popolazione si è diffusa la credenza che i leoni siano inviati del mondo dei morti o evocati da astuti stregoni per compiere vendette e seminare il terrore.
Mia Couto prende spunto da una storia vera, per quanto inconsueta, e a questa premessa sovrappone magistralmente il proprio sguardo, la voce della pagina letteraria, capace di muoversi nel tempo e nello spazio, di entrare nelle menti e negli animi, e di fingere per dire la verità. Nella sua storia il racconto diventa una testimonianza in prima persona, affidata in capitoli alternati all’esperto cacciatore assoldato dall’amministrazione locale e all’unica superstite di una famiglia a cui i leoni hanno già ucciso tre figlie, e si svolge in un’archetipa comunità segnata dalle cicatrici della guerra civile che ha sconvolto il paese fino agli anni ’90.
È un luogo d’immersione totale in un mondo arcaico, dove la modernità sembra non esistere e tradizioni, cosmogonie e leggende di un paesaggio culturale ancora intatto resistono a ogni contatto con la contemporaneità. I vivi e i morti comunicano tra loro, e non c’è soluzione di continuità tra i fenomeni del mondo naturale: le malattie possono trasferirsi da un essere umano a un albero, e un uomo può tranquillamente mutarsi, almeno per un certo tempo, in una belva feroce.
Sono molte le tensioni nascoste nel villaggio che vengono a galla nell’attesa dello scontro finale con i leoni (ma sono davvero loro a uccidere…?). Forse la guerra reale che si sta combattendo non è tra le fiere e gli uomini ma tra il potere patriarcale e la debolezza delle donne, spesso condannate a una non-vita. E il romanzo si presta a diverse chiavi di lettura, riflette sulla naturale aggressività del genere umano, ben peggiore di quella delle bestie, e si concentra sulla magia tutta letteraria di una scrittura poetica e visionaria, capace di far scaturire dagli eventi e dalle persone una realtà più devastante di un fucile carico di pallottole. Perché scrivere è un atto di singolare ardimento, «scrivere non è come cacciare. Ci vuole molto più coraggio. Aprire il cuore così, esporsi senz’armi, senza difese…».

Nato in Mozambico nel 1955 da genitori portoghesi emigrati nella ex colonia, Mia Couto ha studiato medicina e si è presto dedicato alla letteratura e al giornalismo, per poi riprendere la propria formazione scientifica e laurearsi in biologia. Per le sue opere ha ricevuto i maggiori riconoscimenti letterari, tra cui il Premio Camões 2013, il più prestigioso della letteratura in lingua portoghese, e il Premio Internazionale Neustadt, il «Nobel americano». Vive a Maputo dove lavora come biologo. Ha scritto più di venti libri tradotti in altrettante lingue, tra cui Terra sonnambula (Guanda, 2002), considerato uno dei maggiori romanzi africani del XX secolo, e Un fiume chiamato tempo, una casa chiamata terra (Guanda, 2005)

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