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Miami e la crisi dei rimbalzi

Creato il 11 gennaio 2013 da Basketcaffe @basketcaffe

Se i campioni in carica, con l’MVP in carica perdono due partite consecutive c’è una notizia. Se le sconfitte sono addirittura cinque nelle ultime dieci partite ed il record in trasferta è negativo (7W-8L), allora c’è qualcosa che non va. Non è sicuramente l’attacco il problema di Miami: per punti per possesso gli Heat sono primi con 1003 punti per 100 possessi; e non è neanche la difesa, dove i ragazzi di Spoelstra non sono più impenetrabili come lo scorso anno, ma concedono solo 91 punti per 100 possessi (12 posto assoluto).
Fondamentale in cui proprio gli Heat non riescono ad esprimersi ad alto livello è il rimbalzo. Giocando spesso con Lebron James da numero 4 e Bosh da centro, l’attacco ha spaziature migliori ma i numeri dicono che sotto i tabelloni si soffre parecchio. Miami è infatti la penultima squadra per rimbalzi totali (peggio fa solo Boston) con 47.4 di media, peggiorando rispetto allo scorso quando ne catturava 2.2 in più. Una statistica più significativa è il rebounding rating, cioè la percentuali di rimbalzi presi sul totale disponibile. Gli Heat sono ad un poco invidiabile 24esimo posto (48.7%), molto peggio rispetto al 12esimo del 2011.
Il miglior rimbalzista della squadra è Lebron James che tira giù 8.4 rodmans ogni volta che indossa i pantaloncini; dietro di lui Chris Bosh con 7.5 e Udonis Haslem con 5.2, un po’ pochino per essere i due lunghi di ruolo della squadra campione NBA.
Pat Riley si sta guardando intorno per vedere se sul mercato dei free agent ci può essere qualcosa di buono. L’ex Roma James Varnado può dare una mano, ma girano anche i nomi più affascinanti di Chris “The Birdman” Andersen, Kenyon Martin e Greg Oden.
Non necessariamente inserire un rimbalzista nel roster risolverà il problema degli Heat, che più probabilmente devono solo ritrovare un po’ di cattiveria agonistica, quella che negli scorsi playoffs è venuta fuori alla grande!


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