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Mica facile la conversazione

Da Marcofre

A mio parere l’entusiasmo che circonda le case editrici digitali (quelle che, per capirci, pubblicano solo digitale: Quinta di copertina; Wepub; o 40K.it tra le tante), è frutto di un malinteso.
Se ne è fatta portavoce WePub che su Twitter qualche giorno fa ricordava (allego la schermata).

schermata twitter

Una casa editrice digitale non è un sottoprodotto, o un ripiego rispetto a quelle tradizionali. È in tutto e per tutto una realtà che ha a che fare con aspetti molto concreti: costi, spese. 

È una casa editrice: punto. Questo ha diverse implicazioni. Per prima cosa, decidere di pubblicare un ebook significa né più né meno che scommettere. Non ci sono mai certezze al riguardo.

Ogni libro è un’incognita e nessuno può affermare cosa ne sarà. Il Web con la sua vastità ha complicato le cose. Occorre perciò usare la fantasia, e puntare tantissimo sulla qualità. Perché i soldi devono uscire dalle tasche dell’editore, e qualcosa deve tornare. Se non altrettanti soldi, almeno la certezza di avere “messo le mani” su una voce nuova e interessante.

Ci si deve creare un nome: che si sia un blogger con aspirazioni di qualunque genere, o una casa editrice digitale che comincia l’avventura, nessuna persona con sale in zucca investirà tempo e soldi per un nome sconosciuto.

Occorre conversare, già. In realtà questo è il destino di buona parte delle case editrici, anche tradizionali, se desiderano conservare (o acquistare) un certo “fascino”. Il problema è che certi autori (esordienti e non), pensano che una volta arrivati alla pubblicazione, ci si accasa. E se qualcosa non va, la colpa è di certo dell’editore. Che deve investire. Sbattersi. Inventarsi mille e una soluzione o idea. Come no.

Soprattutto una casa editrice digitale che ha scelto quindi di NON passare per le librerie, ha fame e sete di conversazione; o almeno dovrebbe.
Il termine “conversare” deriva dal latino, e vuol dire trovarsi insieme, ma versari vuol dire dimorare. In pratica quando si legge o si sente qualcuno che afferma che sul Web occorre appunto conversare, dovrebbe aver chiaro in testa che si sta impegnando nella costruzione di una dimora.

Mica cotica.

Anche un autore non sfugge a questo destino: deve costruire una dimora. Se prima costui o costei poteva demandare questo compito ad altri, che lavoravano nella casa editrice, adesso il mondo sta cambiando. Deve mettere mano lui alla sua opera, ma non intendo affatto con questo termine, riferirmi solo alla storia.

L’ho già scritto in passato: è gradita la presenza di un cervello funzionante all’interno di un autore. Non è indispensabile, certo; anzi può essere d’intralcio in certi settori, compresa l’editoria. Però diciamo che i lettori (quelli “forti”) spesso hanno un occhio di riguardo per chi ragiona, e usa i celeberrimi due neuroni forniti alla nascita. Scommetto che Tolstoj avrebbe un blog, e martellerebbe come un fabbro.

Per qualcuno si tratta di una perdita di tempo. Se scrivo un romanzo, o dei racconti, perché dovrei perdere tempo a spiegare chi sono, da dove vengo e dove vado? Compra lo stramaledetto libro e non mi seccare con la tua curiosità.

Non lo desideri fare? Non farlo. Rinunci solo a un’opportunità, che come tutte le cose di questo genere può anche portare dei rischi, o delle belle sorprese. D’altra parte conversare non vuol dire mettersi in piazza, assecondare i gusti del pubblico, soddisfare ogni morbosità. Si tratta di fornire un altro tassello di quella costruzione che è il libro. Questo bene non è un meteorite che precipita sulla terra. Ha una genesi, una crescita, un retroterra. Non è un cedere alla moda del gossip, ma un rimettere al centro, in modo anche perentorio ma coraggioso, il potere della parola. Tutti biascicano, e se uno ha qualcosa da dire, anche di modesto, dovrebbe tacere?

Lo ripeto: non è un obbligo. Non credo nemmeno che sarà ben accolto questo modo di presentarsi; perché comunque modesto. Però è sempre meglio che continuare a tacere, o a maledire le troppe chiacchiere inutili. Se diciamo qualcosa di vero, di artistico, qualcuno ascolterà.


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