La “Gluten Sensitivity” – precisa il Prof. Volta – si caratterizza sul piano clinico per una sintomatologia, che si manifesta in seguito all’assunzione di glutine, caratterizzata da sintomi gastrointestinali (meteorismo, dolori addominali, diarrea o stipsi o alvo alterno) ed extraintestinali (sonnolenza, difficoltà di concentrazione, annebbiamento mentale, cefalea, artromialgie, parestesie degli arti, rash cutanei tipo eczema, depressione, anemia, stanchezza cronica).
Si può affermare con buona approssimazione che, se il numero di celiaci attesi in Italia è di circa 500.000 unità, i pazienti con Gluten Sensitivity sono almeno 3 milioni. Da tempo gli studiosi delle patologie da glutine si erano accorti dell’esistenza di una condizione di sensibilità al glutine in assenza di criteri diagnostici compatibili con una condizione di allergia al grano o di celiachia, ma questi pazienti sono rimasti per molti anni in un vero e proprio limbo, venendo spesso considerati dei pazienti affetti da sindrome dell’intestino irritabile o con problematiche di tipo psicologico ed ansioso–depressivo o pazienti da sorvegliare per il possibile sviluppo in futuro di celiachia.
Di contro, lo studio condotto dalla Università di Baltimora (Maryland, USA) e dalla seconda Università degli Studi di Napoli, pubblicato su BMC Medicine 2011, fornisce importanti elementi per definire i meccanismi patogenetici della Gluten Sensitivity. Partendo dall’analisi dei meccanismi molecolari e di risposta immunitaria il gruppo di ricercatori, coordinati da Alessio Fasano, ha dimostrato chela Gluten Sensitivity (GS) non presenta alterazioni della permeabilità intestinale, che invece, come è noto, è significativamente aumentata nella celiachia.
Dai dati è emerso che «esistono differenze a livello molecolare e di risposta immunitaria ma le due condizioni sono entrambe attivate dall’ingestione di glutine», precisa Fasano. «Nella celiachia si attiva un meccanismo autoimmune condizionato da una risposta adattativa del sistema immunitario -aggiunge Fasano-. Anche nella GS c’è un meccanismo genetico che però riguarda il sistema immunitario innato, senza interessamento della funzione della barriera intestinale, dove si riscontrano segni di infezione ma non di danno, come avviene nella celiachia». Sia i celiaci che i pazienti con GS trovano sollievo eliminando il glutine dalla dieta.
E’ chiaro che c’è ancora sicuramente molto lavoro da fare per una esatta definizione di tutti i parametri clinici, immunologici e genetici della Gluten Sensitivity, soprattutto alla luce dell’ intervento del Prof Antonio Calabro’ dell’ Universita’ di Firenze che ha illustrato l’incalzante “celiachia potenziale” e del Prof Katri Kauchinen di Tampere che hanno messo in guardia rispetto all’ iceberg emergente della celiachia, probabilmente collegato alla Gluten Sensitivity.
Sicuramente non bisognera’ trascurare, tra i fattori esogeni ambientali, l’ impatto che la micotossina (DON), diffusamente riscontrata sui derivati del grano duro, puo’ esercitare sull’ aumento della permeabilita’ intestinale e, dunque, sull’ incremento di queste patologie, atteso il trend positivo dei consumi di pane, pasta e biscotti.
Bisognera’ indagare quali siano gli effettivi meccanismi molecolari della risposta immunitaria innescata da grani, farine e paste contenenti micotossina DON, di cui, peraltro, sono gia’ noti gli effetti tossici sui bambini e sul bestiame monogastrico. Inoltre si dovrebbe testare cosa succede alla permeabilita’ intestinale assumendo cibi privi di DON e se diventa possibile una regressione dello stato infiammatorio della mucosa.
In definitiva i temi di ricerca dovrebbero essere impostati privilegiando preliminarmente la componente salutistica dei cibi, onde garantire una vera sicurezza alimentare a tutela dei consumatori, dei malati atipici e potenziali di celiachia oltreche’ dell’ emergente “Gluten Sensivity”.
Fonte: www.sologranoitaliano.wordpress.com