Titolo: L'espresso del futuro
Autore: Jules Verne
Data di pubblicazione: 1895
Lunghezza: Brevissimo
Antologia da cui è estratto: Il futuro è già
cominciato (Oscar Mondadori)
Impressioni Da piccolo adoravo leggere Verne. I suoi libri erano sempre infarciti di mistero, avventura, esplorazioni al limite del possibile e universi sempre fantastici e usciti da terre di sogno. Non sapevo, però, che il buon Jules si fosse anche sbizzarrito con i racconti brevi…
Questo, L'espresso del futuro, ha una storia davvero singolare, che parte addirittura con la data presunta in cui è stato scritto.
Bisogna anche dire
che nessuna biografia o bibliografia di Verne lo cita, nessun riferimento e
nessuna data di pubblicazione, se non quella della rivista The Strand Magazine in cui compare per la
prima volta. Pare anche che non sia mai stato inserito in alcuna raccolta o
antologia di Verne, cosa che aumenta ancora di più l'alone misterioso.
È legittimo, quindi,
chiedersi cosa ci sia di così particolare in questo racconto da meritare una
simile condizione di opera fantasma.
E in effetti, a
voler leggere fra le righe, di cose ce ne sono parecchie…
Prima di tutto il
tema su cui si basa la storia: uno scienziato riesce, grazie alle
farneticazioni di un misterioso giornalista, a costruire un tunnel che corre
sotto l'Atlantico, permettendo così, a piccoli vagoni cilindrici mossi da una
spinta ad aria, di percorrere l'intera tratta in poche ore, muovendosi a 1800
chilometri all'ora.
Un sogno che, lo
sappiamo, riesce a stregare ancora oggi tecnici e ingegneri di tutto il mondo.
Se a questo aggiungiamo la visione, del tutto personale, che Verne infonde nel
progetto, bé davvero si può dire che per l'epoca in cui è stato pubblicato fosse
assolutamente all'avanguardia e anche in parte provocatorio (non vi spiego il
perché, nel caso voleste leggere il racconto…).
Un altro fattore che
contribuisce a rendere questo racconto, non più lungo di una quindicina di
pagine, una vera perla per la mente, è che Verne, almeno nel momento in cui
pare averlo scritto, era ancora in una fase mentale molto atipica: non
riconoscendo alla scienza il valore che avrebbe guadagnato invece negli anni
seguenti, considerava molte delle cose che venivano millantate da ogni capo del
mondo come farneticazioni e voli pindarici di persone che sognavano ad occhi
aperti.
Solo qualche anno
dopo, seguendo l'onda generata da Wells e dalla sua Guerra dei mondi, spinto anche dalla scomparsa dei genitori, si
avvicinò alla scienza sempre più, fino a diventarne un cultore.
Sua è la seguente
citazione: L'uomo dovette crearsi la salvezza con le proprie mani, ammettendo
così l'inevitabilità del progresso scientifico e la sua sempre maggior
necessità nel mondo che si stava creando.

| Immagine originale tratta dal racconto. Non si conosce l'autore... |





