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Midnight in Paris – Ultimo film di Woody Allen

Creato il 04 dicembre 2011 da Maria Grazia @MGraziaPiem

Midnight in Paris è l’ultimo film di Woody Allen nelle sale italiane da venerdì 2 dicembre, un film che avevo in conto di vedere ma non in maniera così… strana come poi è successo. Diciamo pure che ho visto Midnight in Paris inaspettatamente. E già, perché a volte capita di recarsi al cinema per vedere un determinato film, chiedere al cassiere di turno un biglietto per quel titolo e poi ritrovarsi in sala spettatore di un lungometraggio che non si voleva vedere, almeno non quel giorno.
Quando il nastro è partito le scene di Parigi mi hanno subito catturata, e solo dopo qualche minuto mi sono resa conto che quello era lo stile inconfondibile di Allen e che, quindi, avevo sbagliato a non controllare il biglietto. Signori, solo in sala ho scoperto che stavo per vedere Midnight in Paris. La cosa in sé mi ha fatto sorridere, perché ho pensato che forse c’era un motivo dietro quell’errore, forse è una piccola deviazione nelle giornate super programmate ed è bene che cominci ad apprezzarli, i fuori programma.

Sullo sfondo di una Parigi bellissima si svolgono le vite di una coppia in vacanza con i genitori di lei. Non mi è stato difficile immedesimarmi in Gil, lo sceneggiatore di Hollywood in cerca di spunti per il suo primo romanzo. E non perché io sia una sceneggiatrice di successo, ma perché si diventa empatici con chi non viene apprezzato dai propri cari, in questo caso da Inez, la ragazza-viziata-figlia-di-papà. Così, mentre Inez segue ciecamente l’amico di famiglia tuttologo pedante e un tantino odioso, Gil segue le sue emozioni. Il romanticismo di questo ragazzone americano è così trasparente e genuino che anche i suoceri, contrari al suo modus pensandi sono disarmati e, semplicemente, lo criticano senza sforzarsi troppo di cambiarlo. Meno male va’!

Gil è insoddisfatto della sua vita, e ancor di più della monotonia della sua quotidianità. Ha il mito della Parigi degli anni ’20, quando la città era una fucina di artisti e idee bislacche ma vincenti, che ancora oggi segnano l’immaginario letterario e artistico di tutti noi. Sarà stata la sbornia serale o il sogno di evadere, fatto sta che mentre se ne tra solo soletto sulle scale di una piazzetta, a mezzanotte in punto Gil viene invitato a una festa da uomini e donne sconosciuti che, letteralmente, lo catapultano in un altro mondo.

Questa è solo la prima delle notti che seguiranno e che puntualmente, a mezzanotte, condurranno Gil nella Parigi degli anni ’20. Incontrerà Scott Fitzgerald, Ernest Hemingway, Pablo Picasso, Salvador Dalì. Una realtà parallela ed evanescente, una Parigi che si mostra solo di notte ma tanto ipnotica e affascinante da convincere Gil a cambiare vita.

Trovo che Midnight in Paris sia un film delizioso. Il piano cinematografico diventa quasi uno strumento per indagare la passione letteraria e artistica che permea il protagonista; e al tempo stesso credo che Gil rappresenti un po’ tutti, quindi, magari esagerando un po’, direi che è una figura universale d’uomo. Nel senso che è molto comune credere di essere nati nell’epoca sbagliata, che il passato, un certo passato, era di gran lunga migliore del presente. Gil compie un salto tra le epoche, presente – Parigi degli anni ’20 – Belle epoque, un viaggio che lo porterà a capire che, se oggi invidiamo il fermento culturale del passato, gli artisti resi immortali dalle loro opere desideravano a loro volta fuggire dal loro presente.

Come dire che non ci si accontenta mai, o che non si dà valore al proprio tempo. Ci si crea un alibi per ritenere il proprio presente peggiore e rifugiarsi nella malinconia del non vissuto. E se ci impegnassimo a rendere il nostro tempo invidiabile per i posteri? Potrebbe essere un’idea, non pensate?


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