Si scappa dalla guerra e si arriva a Taranto,sorprendendo la citta’.
380 profughi provenienti dalla Siria e da altre parti sono ospitati in tre diverse location della citta’ jonica.
Dicevo si scappa e ci si rende conto,avendoli vicino,di come siamo fortunati a essere comunque normali nell’anormalita’.
Si l’anormalita’ di sistemi politici,burocratici,tecnologici.Di come siamo noi stessi migranti di idee quando non amiamo piu’ la nostra citta’ per diverse ragioni.
La solidarieta’ poi si allarga,si espande e calma la paura di queste persone.
Oggi sono arrivati per primi genitori di alunni di una scuola vicina,allarmati e insofferenti a pensare che,i loro figli fortunati,potessero avere quelli li,i migranti appunto vicino ai loro.
Poi alla vista dei bambini e delle donne,scatta la nobile forma di solidarieta’,di amore verso il prossimo e allora tutti a portare cibo e giocattoli,per essere anche loro parte di una normalita’.
Ma a Taranto,la citta’ dei veleni e dei fumi dannosi,la normalita’ non esiste,anzi e’ una forma difficile da trovare.
Sarebbe normale avere lavoro sicuro,ambiente sicuro,strade sicure,politici efficaci.
No non puo’ essere e allora,nella nostra difficolta’ diveniamo migranti di un sogno,o in un sogno,dove vediamo la citta’ jonica alzarsi e prendere un volo,di dignita’ verso tutti i suoi cittadini.
I migranti,quelli che hanno voltato le spalle da tempo a Taranto,ci vedono da lontano e contano quanti giorni mancano alla prossima Pasqua o al prossimo Natale per tornare solo per un breve periodo.
Solo allora,sono tarantini.
Ma non e’ colpa loro.
La colpa e’ di un sistema che ieri,nel film di Bisio “Benvenuto Presidente”,vedeva la politica che noi tutti sognamo,essere messa in atto.
Da una parte crollava la disonesta’,gli inciuci morali per partorire figli senza diritti sudati.
Dall’altra i bisogni di noi tutti messi in atto,amati e rappresentati da un presidente credulone alla favola dell’onesta’.
E allora,quei migranti di oggi da noi a Taranto,diventano un simbolo di riscatto.
Il simbolo della solidarieta’ di questa terra e della gente tarantina,sfruttata e morta per decisioni passate e mai rimesse in gioco a favore di noi stessi.
Aiutare l’emigrato e’ come calarsi in un connubio tra chi ha perso tutto,per colpa della guerra,e chi invece puo’ perdere tutto per errori di valutazione.
Sentirsi dire”vado via da Taranto perche’ si muore di diossina”,e’ come vedere un futuro senza speranza,annullare gli spazi di negoziazione tra diritti civili e doveri .
Migrante per vivere e respirare,ecco oggi mi sento cosi’.