“È una tragedia ma purtroppo ce ne aspettiamo delle altre”.
Non ha usato mezzi termini Carlotta Sami, portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr – Acnur) per l’Europa meridionale nel commentare la morte di 29 migranti, rimasti assiderati ieri durante le operazioni di soccorso condotte dalla guardia costiera italiana al largo dell’isola di Lampedusa.
Non sono intervenute, invece, le imbarcazioni della missione europea Triton che, ha denunciato ancora Sami, ha messo in campo “mezzi non sufficienti”.
La responsabilità dei soccorsi nel Mediterraneo, ha insistito la portavoce dell’Unhcr “non può essere solo italiana, deve essere una responsabilità a livello europeo”.
Ad ammettere che deve essere fatto di più per salvare i migranti che tentano di raggiungere le coste italiane è stato proprio il commissario europeo all’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos.
“Ogni vita persa è troppo”, ha scritto su Twitter, specificando che “la lotta contro i trafficanti continua”. Contemporaneamente, però, le autorità italiane competenti ribadiscono che i mezzi di Triton si muoveranno “solo in caso di grave pericolo”.
Intanto, parole nettissime arrivano dai vescovi italiani: i 29 migranti “sono morti in una maniera indegna per un essere umano”, ha detto a Radio Vaticana l’arcivescovo di Agrigento, Francesco Montenegro, che sarà creato cardinale il 14 febbraio prossimo.
Coloro che tentano di raggiungere l’Italia – ha proseguito il futuro porporato – “continuano a chiedere di vivere e un’operazione europea che si limiti soltanto a salvaguardare i confini credo che non otterrà grandi risultati”.
Finché l’Unione Europea “fa finta di non capire che l’Italia è veramente la porta dell’Europa e guarda da un’altra parte, le cose andranno avanti così, con queste tragedie in mare”, ha dichiarato oggi anche il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI).
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)