Magazine Lifestyle
1) Di rimetterci la mia sanità mentale o, se mi va bene, la vita.
2) Che, una volta finito il lavoro, sia passato un annetto e tutte queste recensioni non servano a niente.
Che poi, la domanda principale rimane un'altra: ma sono utili queste recensioni, se i lettori dei blog di moda sono al 99% altri blogger di moda che spesso hanno già seguito quelle sfilate? Speriamo di sì.
E ancora: ma qualcuno arriva a leggere fino in fondo questo delirio? Speriamo di no.
La prima presentazione che decido di saltare è quella di MP Massimo Piombo, complice l'irritante sfondo violaceo degli scatti. Gli abiti, però, ci tengo a dirlo, sono carini. Glissiamo anche sull'esagerato MSMG e su Brioni (gradevole, molto accademica).
Poco entusiasmante anche Marni: accostamenti di blocchi di colore insoliti (blu scuri, bordeaux...) e pannelli di pelliccia dosati con moderazione. Molto geometrica e minimale, senza quel frillo di follia che aveva reso così interessante la precedente AI. E, per favore, arrestate l' "hair stylist" (sì, insomma, er parrucchiere).
Sembra LA (non IL, LA!) segretaria di mio padre. Impressionante.Da Ports i colori sono normali e dosati col contagocce, la collezione è basata su dei giochi di sartorialità e bei tessuti. Non ci si mette in gioco poi più di tanto.
Da Giuliano Fujiwara il lavoro è più sperimentale, pur dando l'idea di essere molto matematico. I colori sono inesorabilmente scuri: toni di grigio, nero, piombo. I completi sembrano costruiti a pannelli, non si rifiuta il bermuda sopra il pantalone formale. Ma attenzione: non è un bermuda vacanziero e casual: anch'esso è sartoriale e di lana grigia. Più che voler fare qualcosa controcorrente, si ha l'idea che lo stilista abbia voluto invece incanalare idee anticonvenzionali e renderle convenzionali, creare nuove forme espressive per la tradizione, non stravolgerla, ma aggiornarla. A me piace, un 7+.
Molto pulita la collezione di Pringle of Scotland, caratterizzata da delle specie di scaldamuscoli in maglia anche all'avambraccio, come ispirata dalla boxe. Forme semplici e pulite, ma tanta ricerca tecnica, con cappotti di cashmere idrorepellente, cappotti in tweed reversibile e altre amenità che non dico perchè altrimenti sarebbe un copia-incolla dalla recensione di Vogue. Marc Jacobs, fedele seguace di Miuccia Prada (che è un modo carino per dire che copia tutto il copiabile), ripropone le stole in volpe colorata (ricordate la Minimal Baroque di qualche estate fa?), ma in tonalità più invernali, che caratterizzano una collezione molto sobria, decisamente Marnesque, rilassata e molto curata negli accostamenti cromatici. Divertente il dettaglio della spilla da balia, che chiude i cardigan o usata come decoro sulla cravatta.
Emiliano Rinaldi presenta una collezione per dandies. E' il classico commento al 60% delle sfilate, ma qui c'è poco da fare: è così, basta. Dany e anche un po' intima, con tessuti delicati come la seta, che richiama ai pigiami più raffinati e alle vestaglie, e colori decisi, come rosso, blu e viola. L'ispirazione è anche quella dello smoking, più in generale dell'abbigliamento formale, con cappotti e camicie elegantissimi. Piacevole da guardare, difficile da indossare (mi spiegate chi si dovrebbe mettere una camicia in pizzo nero!?)Un commento dal sito di Elle: "La Noia. Ovvero la collezione di Emiliano Rinaldi che presenta i suoi dandy in preda allo spleen in stanze (dell’Antica Locanda Solferino) che ricordano le atmosfere delle pagine di Moravia. Ognuno alla ricerca della pura eleganza. Ognuna in una camera corrisponde a una tipologia maschile: il rocker, lo scrittore in cerca di ispirazione, l’alcolista anonimo, l’annoiato da tutto anche dal sesso, come ci ha raccontato lo stesso designer."(La noia non è la collezione, ma l'ispirazione, lo spleen, il tedio esistenziale. Nota del copia-e-incollatore).
Chiudiamo Milano con Andrea Incontri, una delle sorprese della stagione. L'ex architetto si ispira agli affreschi di Pisanello al palazzo Ducale di Mantova, sua città natale, che vengono trasposti su maglioni (stupendi), camicie e plaid buttati sulle spalle. I colori ricordano molto quelli delle terre del centro Italia, come cammello e fango, ma ci sono anche blu e rossi molto belli e profondi. La pelle è il core business dello stilista quarantunenne, e così non passano inosservati i portadocumenti rigidi e sottilissimi. Belli anche i materiali dei vestiti, dalla mano pesante e corposa com'è giusto sia per l'inverno. Simpatici pure i "vezzi" rustici come i camicioni da lavoro. Un po' meno il calzino bianco ben in vista, che però sta vivendo il suo momento di gloria (mah).
Una collezione acclamata da tutte le parti perchè bella senza troppi virtuosismi eccessivi (ok, tralasciando i boxer sopra i pantaloni). Concordo.
Tutte le immagini da Vogue.it e Sonny Photos.
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