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Milan-Inter: il momento delle scelte

Creato il 29 marzo 2011 da Gianclint

-Ambarabà cicci coccò, tre civette sul comò…-

Partire dall’avversario porta esattamente a dover “rispondere” alle stesse domande di ordine tecnico e tattico che il Milan dovrà sciogliere per proporsi nel fare la sua gara. L’elasticità funzionale del centrocampo avversario può far pensare che l’assetto della formazione possa essere camaleontico in alcune fasi della gara. Con Pandev pronto alla bisogna, Zanetti e Stankovic si prestano ad una spiccata versatilità nel ruolo di mezzala.

Milan-Inter: il momento delle scelte

Un cambio di gioco: aspetto che il Milan soffre. L'avversario potrebbe sfruttare la nostra stutturazione per attaccare rapidamente il lato debole.

Capaci nella conduzione della sfera e puntuali nel sapersi proporre efficacemente a sostegno, porterebbero la squadra Campione del Mondo a sviluppare in maniera credibile quell’aspetto di gioco che più il Milan soffre: il cambio di gioco. Maicon naturalmente permetterebbe di rendere ficcanti le trame che deriverebbero da questa soluzione nonostante uno schieramento dal 1′ probabilmente speculare al nostro.

L’espediente del modulo apre un primo interrogativo da sciogliere: la scelta del terzino sinistro che NON andrà slegata da quella dell’interno di riferimento sullo stesso lato. Preferire quindi un terzino che non vada sotto palesemente nell’1vs1, o uno capace, se corroborato nel suo gioco offensivo, da un riferimento di copertura, di saper attaccare il 13 avversario anche nella sua metà campo?

Da qui il legame con la scelta dell’interno sinistro: se Flaminì si farà preferire per capacità di saper raddoppiare in aiuto al compagno, altresì va detto che, proprio “per il gioco delle coperture”, si perderebbe il miglior incursore che abbiamo in rosa. Aspetto che potrebbe essere mantenuto dall’impiego di Zambrotta -sabato scorso in campo con la Primavera-, con la variante Emanuelson pronta a sorpresa.

Quello del metodista è ruolo portante del nostro modulo: la versione che l’interprete ne dà conferisce in gran parte l’atteggiamento che la squadra avrà in campo in fase di esecuzione del gioco ed equilibrio. Premettendo che è errato pensare che sia il metodista deputato alla marcatura diretta del trequartista avversario -uno dei due centrali dovrà uscire, ed il terzino scalare stringendosi-, la scelta cadrà su Van Bommel o su Seedorf. Entrambi soffriranno la mobilità laterale di Sneijder nel ricevere, ma se uno si fa preferire per la capacità fisica naturale “di riempire” il campo, l’altro conosce il giocare il posizionamento efficace e preventivo sulla traiettoria della prima fonte di gioco e saper far ripartire la squadra in profondità.

Milan-Inter: il momento delle scelte

Sta arrivando il momento delle scelte...

 Difficile giocare la palla “dietro alla schiena” del nostro 10, contrariamente al connazionale Van Bommel che abbiamo visto patire un certo tipo di triangolazione volta a farlo attaccare la palla -errore blu, per un regista-. Proprio sullo stesso concetto di posizionamento si dovrà lavorare in fase di costruzione: mancando Ibrahimovic a rendere digeribili palloni indigesti per la maggior parte delle punte sul pianeta, si dovrà pensare pure a giocar palloni meno scontati, agevolando il lavoro di chi ha il possesso.

Contro un centrocampo come quello avversario si corrono rischi a prescindere: ritenendo di fatto cardine il ruolo di metodista -e quel che significa ben aldilà di una elementare questione difende meglio/attacca peggio o viceversa-, lo stato di forma mentale e fisica dei due giocatori sarà probabilmente determinante.

Per strutturazione, per prevedibili dinamiche della gara in sé, per tendenza dell’avversario a forzare un certo tipo di partita, il reparto più sollecitato nella concentrazione, e non solo nei polmoni, sarà quello mediano: occhio ad andare fuori-misura con un pressing continuato.

Come naturale sbocco calcistico al lavoro del centrocampo, non sarà sufficiente “chiedere” un lavoro di coppia alle punte; Pato e Robinho avranno l’incombenza del gol, come dovrebbe essere “spontaneo” per il ruolo, ma, se vorranno giocare il pallone per qualcosa di più che una parentesi, pure saranno obbligati a fare la cosa che peggio gli è riuscita in questa stagione: farsi “vedere” dal compagno deputato alla prima costruzione olteché dal rifinitore.

In questo salta all’occhio un fatto, legato a tutti gli aspetti approfonditi: quella della scelta del trequartista. Ruolo “specchio” del nostro metodista, è cardine della fase offensiva, raccordo tra i reparti nelle due fasi; innesca e supporta le punte, va alla conclusione lui stesso, porta a parità numerica il nostro centrocampo, equilibrando la squadra.

La scelta, a parità di condizione fisica, dovrà cadere sul giocatore maggiormente mobile e capace di mettere il fiato addosso ad un avversario che,  seppur tecnico, è però poco abituato a destreggiarsi su una pressione alta e rapida, soprattutto sugli spazi dilatati voluti da Mister Leonardo.

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