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Milan-Parma: presentazione della gara

Creato il 11 febbraio 2011 da Gianclint

–Funzionalità in campo: semplicità vuol dire efficacia –

Ritroviamo il Parma nella stessa situazione della gara d’andata: in crisi. Al Tardini, Mister Marino abbandonò il suo peculiare 4.3.3. per un 4.2.3.1.: due mediani davanti alla difesa a soffocare il gioco del trequartista, occupazione delle fasce laterali con due giocatori polivalenti, Marques e Angelo.

Vedremo cosa si inventerà per l’anticipo di domani sera, certi che se avrà sbirciato cosa i precedenti nostri avversari ci preparano contro, non avrà difficoltà a disporre una gara difensiva con un arma in più al suo arco: Amauri. Giocatore che vale oro per la squadra gialloblu che non riesce a tener alto un pallone neppure a morire (quindi a fare salire i reparti, quindi a rifiatare, quindi a spezzare il ritmo del gioco avversario etc.)

La particolarità che rende il 4.3.3. di Marino difficoltoso da affrontare sono le combinazioni interno di cc/punta esterna; ad oggi però, osservato il Parma a Genova qualche settimana fa, l’aspetto più evidente è quello di una mancanza di condizione piuttosto evidente.

Squadra che presenta in buone dosi estro e tecnica (Crespo, Palladino, Giovinco, Candreva…), pare vivere con malanimo quasi mentale il dover “soffrire” su ogni pallone. Se è stato Paletta il singolo protagonista negativo della gara disputata contro il nostro ultimo avversario, l’insicurezza è quel che ha accompagnato per mano tutto l’undici lungo i 90’.

Chiave tattica della gara d’andata la posizione di Ronaldinho rifinitore: accorciando verso il centrocampo, andava di fatto “a prendersi” la palla mettendo gli attaccanti più e più volte a tu per tu con Mirante. La sua mobilità fece saltare le distanze tra la linea dei quattro difensori e i due mediani che male lo accompagnavano, creando spazio per l’inserimento di Robinho e Ibra che cercava la rifinitura e la conclusione muovendo tra le linee.

Milan-Parma: presentazione della gara

Sarà Cassano a dover offrire inventiva ed efficacia in avanti? Su di lui "l'ombra di Ronaldinho", che all'andata disputò la sua miglior gara.

Ripetere la gara di andata (con annessa sofferenza nella ½ ora finale), sarebbe rischioso: tendere a ricrearne i principi in campo, no. Se la miglior partita di Ronaldinho coincise con la prestazione più convincente di Antonini che attaccando portava continuamente via un uomo, “invitando” Pirlo a servirlo aldilà “della linea” (l’uno contro uno davanti al portiere lo abbiamo ancora in mente), è in quella partita che iniziarono a germogliare concretamente le sementi di quel Milan continuo e “riconoscibile” nelle gare successive per presenza in campo e pericolosità offensiva.

Il problema è chiaro: mancando di scioltezza o per ambientamento dei nuovi innesti, il gioco ristagna sui 15m. di passaggio dei nostri cc; se la palla “ci mette troppo tempo ad uscire” -e lo fa banalmente- gli spazi davanti si intasano, con i tre interpreti offensivi che si schiacciano sui difensori avversari (prede di facili raddoppi dei mediani), di fatto “disinnescandosi” da soli. Che Ibra catalizzi il gioco è normale: è il più “grosso”, quindi il più visibile, e disponendo di un centrocampo “d’ansia da palla nei piedi”, è naturale che venga servito lui, il più “visibile”, anche quando non sarebbe il caso. Mancando Nesta, organizzare il disturbo dell’unico in grado di impostare da dietro (T. Silva) è facile, costringendoci a fare salire la palla dove non vogliamo: dalle fasce.

Da lì -e non solo per mancanza di qualità tecniche dei nostri terzini-, è di nuovo Ibra ad uscirne esausto come singolo, e frustrata la nostra costruzione, leggibile. “Riempiamo troppo presto gli spazi davanti”, questa frase è molto importante. Cosa indica in realtà? Non certo che Pato non è più capace a gestire un contropiede o un uno contro uno, piuttosto bisognerà capirsi circa un concetto: “Pato deve imparare a muoversi senza palla”

Milan-Parma: presentazione della gara

Qual'è... "la prima punta"? Adilà delle etichette, l'efficacia del terzetto d'attacco è determinata da un chiaro scambio di posizioni e funzionalità di gioco che sorprende le difese.

Spesso si dà un’interpretazione difensiva a questa frase, piuttosto credo che sia da ricercare altrove la risposta: ovvero, quando recuperiamo palla, dov’è Pato, che funzione ha la sua posizione rispetto a dove si trova la palla? L’anno scorso ne abbiamo parlato con discreto approfondimento nella serie “Undici nel Mirino”, lo sappiamo: in breve, Mister Leonardo in fase di non possesso voleva che Pato restasse su, largo in campo, pronto a ricevere la palla riconquistata nell’1vs1. Arma che si rivelò efficace per lunghi tratti della stagione. La questione (falsa e solo da Show) “prima o seconda punta” è escamotage per vendere fumo da parte di chi lo vuol vendere o per non non parlarne da parte dei diretti interessati (a ragione).

“Giocherà Cassano!”, probabile quasi certo… la questione di fondo resta. Per chi allena il calcio, non si tratta di allenare ogni movimento singolo, ma la situazione sì -a questo livello-: che l’attacco preveda Cassano- Ibra- Robinho non è discriminante per ottenere il successo o meno, lo sarà se mai ritrovare la semplicità e quindi l’efficacia.

Di cosa ha bisogno Cassano?, di opzioni di passaggio, ad esempio: quante più ne ha, più sarà efficace; cercarlo presto a palla riconquistata allora, si torni ad osare e ben verranno ancora gli inserimenti dei cc.; i movimenti a mezzaluna del trequartista, le discese del terzino, l’appoggio per il tiro da fuori.

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