L’ex Spazio Ansaldo, tra il 29 e il 30 settembre, è stato occupato dai ragazzi di Social Art Center che collaboravano con Barley Arts l’anno passato, quando a gestire l’area pubblica c’era proprio l’azienda di Claudio Trotta. Gli occupanti parlano di un progetto a costo zero per il bilancio del Comune di Milano, che dovrebbe pagare solo le utenze. L’intento sarebbe quello di creare laboratori, residenze artistiche, eventi, negozi, mostre e collaborazioni, internazionali.
Uno spazio delle ex Officine Ansaldo (ilpiccolohansaldo.blogspot.com)
“L’esperienza con quella società è stata disastrosa - hanno spiegato gli occupanti - perché la logica che avevano era esclusivamente imprenditoriale. Noi abbiamo un’idea diversa e vogliamo far rinascere questo luogo con il progetto Social Art Center”. Con queste parole gli attivisti, che cercano di riappropriarsi dello Spazio Ansaldo, hanno messo in atto il tentativo di un’autogestione dell’area destinata all’espressione della creatività e dei progetti del mondo giovanile. Durante l’occupazione hanno anche protestato contro il peso della burocrazia che li vede, secondo loro, vittime dell’attuazione del progetto, nonostante “siano d’accordo tutti”.
Le reazioni non si sono fatte attendere e sono state dure le critiche rivolte verso gli ex gestori della Barley Arts e verso il sindaco Giuliano Pisapia. La minoranza politica e una parte di cittadinanza, infatti, imputa a loro i problemi legati al lancio del nuovo bando. Il Comune, dal canto suo, fa sapere di “non aver mai fatto promesse a nessuno” per l’assegnazione dello spazio e che, come l’anno passato, sarà assegnato aprendo un bando, al quale qualsiasi ente interessato potrà prendere parte.
Una rassegna di mostre, organizzato nel 2012 dalla Barley Arts nell’OCA (foto di Daniele Tacchinardi)
In un comunicato stampa, fatto pervenire alle istituzioni ed ai mediala, la Barley Arts, invece ha chiarito la sua posizione: “Le realtà che noi rappresentiamo, e di cui gli attuali occupanti erano solo una minima parte, avevano ed hanno come obiettivo comune la valorizzazione di questo spazio storico di Milano. (…) Ribadiamo di non riconoscerci nelle modalità di protesta scelte dagli occupanti, (…) disponibilità del Comune ad incontrarsi con loro, per discutere del futuro delle Officine Creative ci lascia sorpresi, e ci fa sentire l’urgenza di avere chiarimenti e ascolto presso gli Assessorati competenti in merito al futuro di questi spazi.”
In questa fase all’interno dello spazio si stanno portando a termine i lavori di bonifica e di messa in regola di tutti gli impianti della struttura, che è colma di amianto. Per la totale sicurezza, mancante anche negli eventi dell’anno passato, si dovrà attendere fino a fine ottobre. Infatti, i locali di via Tortona sono teatro dei lavori di ristrutturazione voluti fortemente dall’amministrazione comunale e metà degli stabili sono tutt’ora un cantiere. La promessa di Palazzo Marino, quindi, rimarrebbe quella di lanciare un nuovo bando a partire da gennaio 2014, di breve durata e per minimi allestimenti.
Da una parte, quindi, abbiamo gli occupanti che cercano di appropriarsi di uno spazio comunale facendolo proprio e dicendo di non voler gravar sulle casse dell’amministrazione Pisapia. Dall’altro lato, invece, abbiamo il Comune che, finiti i lavori di messa in sicurezza dell’impianto, aprirà un bando aperto a tutti per l’assegnazione del bene. La domanda che sorge, quindi, è spontanea: perché occupare uno spazio e pretendere di rivendicarlo ancor prima del bando per l’assegnazione del progetto? Per paura? Per caparbietà?
La giunta Pisapia, si spera, assegni la struttura sia per il bene della cultura dei cittadini milanesi, sia per beneficiare, senza ipocrisie e giustamente, di qualche compenso da mettere in cassa. Se poi ad avere questi titoli saranno la Barley Arts, Social Art Center o l’Associazione Intelleghenzia Elettronica sarà da valutare, insieme alle altre realtà milanesi che parteciperanno.