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Milano: finita “l’era della cocaina”. Ora, tra gli under-25, si preferisce il mix

Creato il 26 febbraio 2014 da Stivalepensante @StivalePensante

A Milano la cocaina non è più una droga di tendenza. Nella metropoli che più ha subito il fascino della ‘polvere bianca’ sono cambiate le mode. Pur rimanendo stabile nei consumi da parte della fascia d’età compresa tra i 25-34 anni, resta sopra alla media nazionale. I giovani, invece, preferiscono il mix di droghe.

(nonciclopedia.wikia.com)

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I tempi in cui l’uso di questa droga era in forte crescita sono tramontati. Non è in atto una inversione di tendenza, precisano gli esperti del Dipartimento dipendenze dell’Asl cittadina, ma piuttosto una stabilizzazione del consumo di coca che risulta più frequente nella fascia d’età tra i 25 e i 34 anni. Fra i giovanissimi, invece, vince il mix. Effetto del ‘modello Internet’ che gli under 25 applicano anche alla vita.

E’ il quadro tracciato da un’indagine condotta a ottobre 2013, attraverso questionari autosomministrati, su 3 mila persone di età compresa tra 14 e 64 anni. Lo studio è stato realizzato dall’Osservatorio del Dipartimento dipendenze dell’Asl in collaborazione con Emg – Marketing & Opinion Research, evidenziando le differenze rispetto a quanto riscontrato in analoghe ricerche negli anni precedenti.

I risultati sono stati presentati oggi nel capoluogo lombardo durante un convegno sul tema. Dai dati emerge che a Milano il consumo di cocaina fra i 15-24enni è perfettamente allineato alla media nazionale: l’1,4% in questa fascia d’età dichiara di averne fatto uso almeno una volta negli ultimi 12 mesi (1.067 persone), nel 2010 erano il 5,2%. Diverso il discorso se ci si sposta nella fascia d’età 25-34 anni, più sensibile all’immagine abbinata alla ‘polvere bianca’: il 5,9% (5.141 persone) dichiara di aver tirato almeno una volta negli ultimi 12 mesi, contro una media nazionale ferma all’1,1%. E il dato è in crescita rispetto al 4,2% rilevato nel 2010. L’utilizzo crolla dopo i 35 anni.

Sulle scelte dei piu’ giovani pesa il diverso costo dei vari stupefacenti. Mentre la ‘generazione coca’ invecchia, fra i nativi digitali si fa strada un nuovo approccio alle droghe: “Si tratta di ragazzi abituati al paradigma dell’Mp3″, spiega Riccardo Gatti, direttore del Dipartimento dipendenze dell’Asl milanese. Per loro il ‘marchio’ non conta. E non fa presa lo status e lo stile di vita ben definito a cui fa riferimento la cocaina. Se l’imperativo è sballarsi – aggiunge Gatti – prendono un pò qua e un pò là quello che gli serve di volta in volta. Semmai nella scelta pesa il basso costo. E quello che conta è il risultato”.

Gli under 25 sono consumatori a proprio agio nel supermarket della droga, nel quale si muovono con una mentalità più aperta e senza confini. I segnali di questa tendenza si possono leggere anche nei numeri: fra i 15-24enni l’11,8% dichiara di aver fatto uso almeno una volta nel 2013 di altre sostanze psicoattive, rispetto a quelle tradizionalmente più diffuse. Non solo, lo sballo si ricerca anche con l’alcol: l’uso combinato di cannabis, tabacco e binge drinking coinvolge più di 13 mila giovanissimi.

Gli esperti segnalano come preoccupante fra gli under 25 il consumo associato di cannabis, tabacco e alcol in modalità binge drinking (ovvero l’assunzione di 5 o più bevande alcoliche in un intervallo di tempo più o meno breve, per perdere il controllo più velocemente). “Possiamo stimare – riferisce Gatti – che il fenomeno riguardi il 16% dei 15-24enni nell’ultimo anno, circa 13 mila persone che, se manterranno queste abitudini, andranno incontro in futuro a malattie connesse all’uso di queste sostanze, accorciando la propria aspettativa di vita, e provocando un relativo aumento delle spese per la salute pubblica”.

L’indagine rileva una lieve crescita delle smart drugs e della metanfetamina, anche se sono numeri piccoli e sembra, quindi, che il trend andrà confermato negli anni a venire. Ma gli addetti ai lavori sono “ragionevolmente allarmati” perché si tratta di sostanze diverse e talvolta poco conosciute nei loro effetti, e perché al momento il fenomeno è confinato alla fascia d’età dei giovanissimi.

Gli ultimi dati su altre sostanze stupefacenti. Su tutto il campione l’1,3% (7-10 mila persone) ha dichiarato nel 2013 di aver fatto uso almeno una volta di ecstasy e anfetamine, contro lo 0,8% del 2010. Stabile l’uso di inalanti e popper che resta a quota 0,9%, e di ketamina fermo allo 0,2%. Mentre chi ha fatto uso almeno una volta di eroina o oppiacei passa dallo 0,3% allo 0,5% (2-4 mila persone).

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