Sto riabbracciando la mia terra. Ce ne vorrà un po’ per abbracciarla tutta, ma devo ammetterlo “mi sei mancata sti quattro giorni!”
Comodamente seduta al computer, come non succedeva da tempo, e con tutta sincerità mi sento di nuovo libera di scrivere e raccontarvi di questa mia nuova esperienza. Dopotutto il tema centrale del mio blog è proprio il Teatro, e i momenti che ne scaturiscono.
“Sai Milano, è bellissima! Milano è qua, Milano è là, Milano è così, Milano è colì“.
E finalmente eccoci, io e la mia valigia pronti per andare, vogliosi di vedere sta Milano d’oltre-oceano. Wow! Il Duomo, la metro, la gente, i portici, i negozi, la moda, ah, l’arte, e la metro, il duomo, i portici, i negozi, la moda, l’arte, e ancora il duomo, la metro, la gente, i portici, i negozi (e che prezzi!), la moda (e che pa!), l’arte (nascosta da qualche parte). Ah, il traffico dici? Si in effetti… il traffico, il duomo, i portici, la gente, la moda, l’arte, la metro, il traffico, ma quale traffico? Vieni in Calabria e poi ne riparliamo!
Ma parliamo di Milano e parliamo soprattutto di marketing, economia, macchine e commercio.
E il primo giorno è andato così, con la pioggia che ha lavato via st’angoscia. Il giorno dopo, il sole, forse. Sole e caldo, vento e sole, caldo e vento.
Un giro per Milano alla ricerca della meraviglia (dell’amazing dei giorni nostri), con una mia compagna di viaggi che ha capito subito i miei bisogni: un posto tranquillo.
Arnold Coffee, una caffetteria all’americana con tanto di poltrone e connessione internet. Non cercavo niente di meglio in quel momento.
Ancora un giro tra vie e corsi, e forse quello che cercavo era un po’ di cultura. Qualcosa che mi facesse vedere la vera faccia di Milano. Beh, in compenso ne ho trovato mezza…
L’altra metà l’ho riscoperta nel vero motivo per cui sono andata a Milano. La vera essenza della città, il Piccolo Teatro. Essere la prima alle audizioni, è stata una bella sensazione con tutte le emozioni di quel giorno che comincio a conservare infondo alla valigia.
Occasioni uniche, da ricordare:
“A me non resta che per patria questo luogo chiuso e soffocato con un cielo senza orizzonte.” (Albert Camus)