Avvertenza: se desideri per te stessa quello che il patriarcato auspica per te in quanto donna, i casi sono due: o non hai capito o sei in malafede.
Victor Castillo, “We don’t need no thought controll”
I concetti, le teorie, ci servono per leggere la realtà e per dare ad essa una sua specifica interpretazione. Tuttavia è assai labile il confine tra il momento in cui il concetto è esplicativo e utile e il momento in cui si fa parola d’ordine che irrigidisce l’interpretazione e che talvolta superficializza la nostra visione della realtà. Questo è ciò che accade per esempio con la distinzione tra “donne per bene e donne per male” che è stato un brillante modello esplicativo impiegato a partire dal 2011 a ridosso della manifestazione del 13 febbraio organizzata da SNOQ, proprio in opposizione ai concetti di dignità e rispettabilità, avvertiti come una modalità patriarcale e pretestuosa di distinzione tra donne.
Ebbene quella distinzione sembra aver assunto i tratti della parola d’ordine. È frequentissimo, e peraltro giusto, che essa venga spesso tirata fuori proprio per leggere la realtà e fornire una chiave interpretativa al sessismo che ci circonda. Tuttavia, talvolta val la pena fermarsi a valutare la tenuta di quei concetti che abbiamo integrato e fatto nostri nel discorso femminista.
Qual è la differenza tra le “donne per male” e le “donne per bene”? Si diceva quest’ultime sono rispettabili e dignitose, serie, insomma sono donne portatrici di quelle caratteristiche che il patriarcato considera positive per figure quali la propria moglie o la propria figlia. Le “donne per male” invece sono in generale le donne sessualmente disponibili.
Ecco, io credo che questa distinzione tenga assai poco se guardiamo a come sta cambiando il modello di rappresentazione delle donne nei media. Tale rappresentazione è indicativa di una modificazione nel modo in cui vengono considerate le donne (1), derivante da una modificazione (un’involuzione in senso patriarcale) dei rapporti tra i generi.
Dove sono le donne per bene, dove sono le madri-angeli del focolare, se concetti come quelli di MILF o di “cougar” hanno sdoganato anche l’ultimo baluardo della “donna per bene”, quasi santa e asessuata, ovvero la madre?
A mio avviso stiamo assistendo ad un ulteriore appiattimento nella rappresentazione delle donne che va oltre il modello dicotomico “donne per bene” e “donne per male”. In questa nuova rappresentazione, in questo nuovo “modello unico” tutte le donne devono sempre sessualmente attraenti (per un uomo, ça va sans dire) e, ovviamente, disponibili (2). Tale rappresentazione ri-pone le donne sempre nella solita (millenaria?) posizione di oggetti sessuali, divenuta ormai l’unica posizione auspicabile per una donna, in quest’era di recrudescenza di patriarcato e capitalismo.
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(1) “L’immagine femminile con cui l’uomo ha intepretato la donna è stata una sua invenzione” (Manifesto di rivolta femminile).
(2) Qui si tratta di un modello seduttivo, fatto di protesi al silicone ed eccessivo uso del botulino, patetica e caricaturale visione della femminilità che si basa eclusivamente su quei caratteri immediatamente sessuali e che sembra frutto delle fantasie di un ragazzino adolescente.