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Miljenko Jergović , AL DÌ DI PENTECOSTE, Zandonai

Creato il 30 settembre 2011 da Atlantidelibri

jervovic

in libreria trovate Al dì di Pentecoste,  ultima fatica del nostro autore balcanico contemporaneo preferito, Miljenko Jergovic, un libro potente dal ritmo ampio e pastoso, che ci consegnerà un impietoso ritratto del disfacimento della ex Jugoslavia.

Miljenko Jergović nasce il 28 maggio del 1966 a Sarajevo dove trascorre l’infanzia e compie studi universitari in filosofia e sociologia. Nel 1988, a soli ventidue anni, esordisce come poeta con una raccolta di versi Opservatorija Varsava [Osservatorio di Atene], che gli vale il premio Ivan Garan Kovacic e il premio Mak Dizdar. Due anni dopo appare nella Nuova antologia della poesia bosniaca. Nel 1992 intraprende la carriera giornalistica, iniziando a scrivere per il settimanale spalatino Nedjeljna Dalmacija. Poco tempo dopo diventa collaboratore del celebre settimanale di denuncia e satira politica Feral Tribune, sulle cui colonne si dedica ai più svariati temi con la sua consueta ironia. Nel 1994, durante la guerra nei Balcani, decide di trasferirsi a Zagabria. La prima raccolta di racconti Sarajevski Marlboro [Le Marlboro di Sarajevo], che gli vale il prestigioso premio tedesco Erich-Maria Remarque e il premio Ksaver Sandor Gjalski, racconta le drammatiche vicende della guerra con affreschi commoventi e fiabeschi. La sua già vasta produzione letteraria, tradotta in molte lingue, continua a ottenere successo di pubblica e critica. Tra i molti premi vinti compare anche, nel 2003, l’italiano Grinzane Cavour per il libro Mama Leone, scritto quattro anni prima. Nel 2010 esce anche in Italia, presso Zandonai, Freelander, che racconta la storia del viaggio di Karlo Adum, professore in pensione e vedovo, tra le strade della Serbia sulla sua Volvo del ’75.
« Stava davanti al supermercato, fissava la sua macchina e pensava com’era possibile che non valesse più della benzina necessaria ad andare fino a Stoccolma. Già, ora per Zagabria girano parecchie macchine molto più costose, ma a Stoccolma non arriverebbero neppure, andrebbero in ebollizione già a metà strada, si fermerebbero da qualche parte nel cuore della Germania, si dissolverebbero in mezzo all’autostrada, mentre lei, la Volvo, sarebbe in grado, ne era certo, di tirare dritta fino al Polo Nord, e ora, improvvisamente, non valeva un fico secco. Di quel vegliardo vale meno soltanto la sua vecchia automobile. Ecco, è così che gira il mondo! »

La sua opera rimane sempre legata al contesto ex-jugoslavo, attraverso la quale si può riconoscerlo erede della miglior tradizione narrativa balcanica. Attualmente collabora con giornali come Jutarnji list di Zagabria, Oslobodjenje di Sarajevo e Politika di Belgrado. Miljenko è anche sceneggiatore di successo. Nel 2008 il film Buick Riviera, film tratto dall’omonimo romanzo, gli è valso numerosi premi al Festival del cinema di Sarajevo e Pola. È membro dei PEN Club di Bosnia e Croazia.

Miljenko Jergović

AL DÌ DI PENTECOSTE, Zandonai

Quando un uomo diventa vecchio e la vita gli è già passata sopra, pensa Lazar, allora scompare in lui ogni forma di rabbia. Ora non sarebbe più disposto a picchiare, bensì si lascerebbe cadere, leggero e silente come la pioggia, come il sonno o la morte, sul bel corpo di Srda Kapurova.
n un appartamento sfitto di Zagabria viene scoperto il cadavere di una giovanissima zingara, vittima di un efferato omicidio. La polizia brancola nel buio: nessuno si presenta a riconoscere la salma, nessuno chiede notizie di lei e il suo nome non compare in alcun registro anagrafico. Si sa solo che è stata vista per l’ultima volta a un semaforo, il giorno di Pentecoste, mentre chiedeva l’elemosina danzando e cantando. La matassa si dipana pian piano attraverso cinque testimonianze che, ciascuna a suo modo, costituiscono esemplarmente ciò che rimane dell’identità jugoslava andata in frantumi con le guerre degli anni novanta: un’umanità preda del risentimento, attratta da miti posticci e dal cinismo di vecchi e nuovi malfattori. Da una pittoresca galleria di personaggi goffi e spaesati, fatalmente inclini alla malinconia e condannati a essere per sempre stranieri in patria, emerge un affresco cangiante e monumentale della Jugoslavia lungo tutto il Novecento, un crocevia di storie che sembrano scavare un gigantesco baratro. Storie intrise di magia e di epos, e forgiate dallo stile rapsodico, dalla vena dissacrante e dall’irresistibile comicità di un maestro della narrazione qual è Jergović, «uno che dissotterra e strappa con le unghie all’oblio interi pezzi di vita» (Paolo Rumiz).

Miljenko Jergović (1966), nato a Sarajevo e croato di adozione, è uno degli scrittori più talentuosi e brillanti della ex Jugoslavia. Romanziere, poeta, giornalista, sceneggiatore, ha ricevuto numerosi riconoscimenti sia in patria sia all’estero. In Italia, dopo il fortunato esordio con Le Marlboro di Sarajevo (1995), si è aggiudicato, tra gli altri, il Grinzane Cavour (2003) e recentemente il Premio Tomizza (2011). Tra i suoi ultimi romanzi tradotti in italiano ricordiamo Insallah Madona, insallah (Scheiwiller, 2006) e Freelander (Zandonai, 2009).



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