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Milvia, la speranza abita a Cuba

Da Astonvilla
Milvia, la speranza abita a CubaRaffaele Rosa
Alberto Granado la stringe tra le braccia e lei abbozza un sorriso, i suoi occhi sono tristi ma trasmettono tanta voglia di vivere. È felice Milvia di vedere vicino a lei nella sua casa di Mestre l'uomo che con la sua famiglia sta cercando di regalarle una vita normale. La sua storia inizia nel 1988 quando Milvia, all'età di cinque anni, riesce a vincere un tumore al cervello. L'operazione le lascia gravi conseguenze come la perdita quasi totale dell'uso della parola e delle gambe. Luigi e Mara, i suoi genitori, iniziano una lunga ricerca per trovare un medico che aiuti la loro figlia. E nel 1997 scoprono all'Avana a Cuba un centro specializzato nella riabilitazione neuromotoria. Milvia inizia le terapie, ottiene i primi risultati, conosce la famiglia di Alberto Granado, lo scrittore amico di Che Guevara che la ospita con la madre e la sorella come fosse una figlia. I soldi però non bastano. La famiglia Baratella ottiene un sostegno dal governo cubano, altri fondi da una raccolta nella parrocchia del Sacro cuore, dalla Millimetri del Corso, e torna in cura per quattro mesi nell'estate 1999. Anche la Regione sborsa qualcosa, ma sempre poco per le cure di Milvia che dovrebbe restare in terapia per almeno cinque anni per ottenere dei risultati concreti e poter abbandonare la sedia a rotelle. Adesso la visita di Alberto Granado nella sua casa, un nuovo appello d'aiuto.
    "I medici dicono che sarebbe meglio portare mia figlia a Cuba al più presto — confessa la madre. Ma non abbiamo i soldi per farlo. Qui in Italia, purtroppo, non esiste un centro simile a quello cubano. Lo scorso agosto Milvia è stata sottoposta a un nuovo intervento e adesso sta meglio. Stare qui a Mestre significa regredire. Per continuare ad avere una speranza dobbiamo tornare a Cuba. Spero che qualcuno ci aiuti".
"Sentire come proprio il dolore degli altri". È la frase che Alberto Granado, 73 anni, argentino ma cubano d'adozione, grande amico, compagno di ventura e biografo di Ernesto Che Guevara, porta sempre con sé e cerca di mettere in pratica nella vita di ogni giorno. Ora Granado è in Italia invitato dal movimento Democrazia popolare per trasmettere le sue conoscenze ed esperienze che lo hanno portato a diventare un personaggio simbolo, una delle poche testimonianze viventi della gioventù del "Che". Dopo aver visitato Bolzano, Reggio Calabria, Napoli, Vicenza, Alberto Granado ieri ha incontrato a Mestre Milvia Baratella la diciottenne che periodicamente si reca nell'isola caraibica per le sedute di riabilitazione che l'aiutano a recuperare da un'operazione al cervello subita a cinque anni per l'asportazione di un tumore.
    "Milvia è come una figlia per me e per la mia famiglia — spiega Granado. L'ho conosciuta quattro anni fa attraverso mio cognato che lavora come fisioterapeuta nella clinica dove Milvia era ricoverata. Ho capito subito che ciò di cui aveva bisogno era soprattutto il calore e il sostegno di una famiglia ed ho quindi invitato mio cognato a portare nella mia casa assieme ai miei figli e ai miei nipoti, in tutto 13 persone. Qui Milvia è stata. Aiutare gli altri prima di se stessi , evitare loro le sofferenze è sempre il mio primo pensiero, è il motore della nostra vita, è lo spirito del socialismo cubano, è la nostra cultura".
Alberto Granado è un uomo semplice, un amico, un medico, uno scrittore ma soprattutto un grande amante del mondo.
    "Sono stato in Italia per la prima volta nel 1955. Avevo appena terminato il mio viaggio in motocicletta con Che Guevara. Vedevo nell'Italia non solo il Paese dell'architettura, della storia, ma anche la nuova frontiera per l'espansione del socialismo che predicava Che Guevara. Poi il vostro Paese prese altre strade".
E adesso come trova l'Italia?
    "Ho parlato e ascoltato solo giovani. Nei loro pensieri, nei loro modi di pensare e di vedere il mondo trovo qualcosa di concreto, scopro quello spirito che ricordo avevo alla loro età. Gli italiani sono persone molto reattive, provocatorie con le loro domande, gente che mi piace e che mi lascia qualcosa dentro".
Qual è la domanda che le viene rivolta più spesso?
    "Ricordare Che Guevara, di quello che è stato per Cuba e per il suo popolo. Sapere quando cadrà Fidel Castro e capire tutto su Cuba".
Nel suo viaggio itinerante in Italia Alberto Granado, la moglie Delia e la delegazione di Democrazia Popolare sono sempre stati ospitati da famiglie italiane. Mai vista una stanza d'albergo, mai chiesto nulla.
    "Il nostro modo di essere è al servizio degli altri, di chi lavora. Saremo ben lieti di avviare una collaborazione e di intensificare i rapporti tra i due paesi. Ma prima di tutto adesso conta il bene di Milvia. Confido molto nelle istituzioni: cercate di aiutare questa ragazzina. Noi la aspettiamo a braccia aperte".

    Alberto Granado, argentino, 73 anni, conosce Ernesto Che Guevara nel 1941 nella scuola media di Córdoba. Nel 1950 ospita Che Guevara nella sua casa di Cordoba e qui i due decidono di attraversare il continente sudamericano a bordo di una motocicletta. Dal viaggio uscirono una serie di libri e di racconti che rimangono tuttora una sorta di biografia ufficiale del Che. Biologo, scrittore è stato fondatore della prima scuola di Medicina a Santiago de Cuba, del Centro di Medicina scientifica dell'Avana e dei Centro salute animale dell'Avana. Dal 1997 ospita periodicamente nella sua casa Milvia Baratella per seguirne la cura riabilitativa dopo l'intervento al cervello.
Milvia, la speranza abita a Cuba


Fonte: "Il Gazzettino" (mercoledì 14 febbraio 2001) Ulteriori informazioni si possono trovare nel sito dell'A.I.A.S.P. (Associazione Internazionale di Amicizia e Solidarietà con i Popoli):

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