Magazine Diario personale

Minchia, signor tenente

Da Aquilanonvedente

falettiLa morte di Giorgio Faletti ha colpito il mio immaginario individuale.

E’ stato una delle icone dei miei anni ottanta, di quel programma Drive In che era un susseguirsi di sketch comici di Gianfranco D’Angelo, Teo Teocoli, Zuzzurro e Gaspare, i Trettre e lo stesso Faletti, con i suoi indimenticabili personaggi tra cui Vito Catozzo, il Testimone di Bagnacavallo, Suor Daliso.

Forse è la nostalgia dei vent’anni che si fa sentire, con i suoi sogni, con i suoi desideri, con la sua speranza di un mondo, se non migliore, sicuramente migliorabile, cosa che oggi temo non sia più nelle mie possibilità.

Forse è la nostalgia di un tempo che riuscivo ancora a capire, che mi sforzavo di interpretare, che riuscivo persino a immaginarmi migliore.

Forse è la nostalgia di quando si rideva con Happy Days, con Drive In, di quando anche le ragazze scosciate riuscivano a non prendersi troppo sul serio.

Giorgio Faletti, al di là delle sue performance, mi dava soprattutto l’idea di essere una persona seria.

Non ho mai dimenticato la sua partecipazione al Festival di Sanremo del 1994 e soltanto ora scopro che la sua attività artistica è stata molto più variegata di quanto immaginassi.

Ciao Giorgio

Minchia, signor tenente



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