Se in un giorno di pioggia non mi trovi da nessuna parte ti consiglio di passare a cercarmi alla EFTI, la Escula de Fotografía Centro de Imagen di Madrid, ovvero il luogo dove chi ama la fotografia non trova pace.
Se non mi trovi nemmeno alla EFTI vuol dire che devi affacciarti alla Galería Cero, una galleria d’arte legata alla scuola di fotografia che attualmente ospita una esposizione collettiva dal nome MÍNIMO.
120 fotografi con 120 immagini compongono un qualcosa che sembra un’istallazione ma non lo é.
120 diversi linguaggi, 120 sussurri, 120 voci che raccontano le emozioni che solo la fotografia sa regalare.
Immagini estremamente diversificate tra loro ci ricordano che nel caos della vita dobbiamo essere capaci di fermarci un momento ad osservare, riflettere e chiederci cosa cerchiamo, cosa ci piace (e cosa no!).
Se leggessimo la nostra quotidianità con la stessa curiosità e attenzione con cui osserviamo una esposizione fotografica saremmo persone migliori.
Chi si aspetta di trovare alla Galería Cero un’esposizione ordinata di foto, e di coglierne la coerenza se ne vada!
Qui si osserva la fotografia, e la fotografia é come la vita: ¡un puto caos!
Infatti spesso quando si vuole dare un ordine alla fotografia i risultati sono delle noiose sequenze senza emozioni, come nel caso della mostra di Carlos de Andrés “Benching: vida de banco”, ospitata nella sede centrale della EFTI.
Che succede attorno a una panchina? Carlos lo racconta con una normalitá che ti fa dubitare di essere ad una esposizione.
Ma perchè gli hanno dato la sala centrale della scuola per esporre queste banalissime foto di panchine cittadine?
Non lo so, ma un’altra cosa stupenda della vita e che la fotografia esprime con più forza di qualsiasi altra arte é la relativitá del punto di vista.
E se “Benching: vida de banco” fosse una grande mostra e io non avessi capito un cavolo? Può essere. Valla a vedere e dimmi la tua!
Del resto le cose non sono le cose, tutto dipende dal tuo punto di osservazione.
Ci vediamo da EFTI!