Le vite degli altri" title="MiniRecensione> Le vite degli altri" />
Qualche giorno fa ho visto un film tedesco, “Le vite degli altri”, uno dei pochi film europei ad aver vinto l’Oscar come miglior film straniero. Tra l’altro i successi al botteghino di questo film sono stati straordinari: 77 milioni di dollari incassati a fronte di appena 2 spesi per la produzione. Eppure di questo film si è parlato assai poco in tv, quasi venisse fatto passare per un film destinato a ristrette elite.
Ed invece no. E’ un film bello ed adatto alle masse. Eccone la trama:
Nelle Berlino est del 1984, la Stasi –la polizia segreta della Germania comunista- intercetta le comunicazioni di tutti sia leggendo la corrispondenza privata che con pedinamenti veri e propri. Nessuno ne è esente. Neanche Geord Dreyman, fortunato scrittore ed autore teatrale, amato anche nella Germania ovest ma fedele al governo comunista ed in linea con le direttive di Margot Honeker (ministero dell’Educazione e moglie del primo ministro Henrick Honeker). Il capitano della Stasi Gerd Wiesler, nome in codice HGW XX/7, viene incaricato dal suo capo di raccogliere materiale compromettente su questo scrittore con la scusa che potrebbe nuocere a qualche potente del Comitato Centrale e prospettandogli una sicura promozione nel caso riesca nella sua missione. HGW, cosi lo chiameremo d’ora in poi, approfitta di un’assenza dello scrittore che era andato da un suo amico regista caduto in disgrazia agli occhi del regime ed installa microspie ovunque, stabilendo poi il suo quartier generale nella stessa soffitta dello stabile in cui abita Geord. Da quel momento viene a sapere di tutto e, si, emergono informazioni compromettenti sullo scrittore: Geord ha deciso di scrivere un articolo sull’immensa mole di suicidi nella DDR (Germania comunista), statistica sempre censurata dal Regime per dare l’impressione che il suo popolo fosse felice. Ma felice la gente non era nella Germania dell’Est tant’è vero che si lanciava dall’altra parte del muro pur sapendo che ci sarebbe arrivata solo con dei proiettili nella schiena…A questa presa di posizione, Geord si è sentito spinto dal suicidio del suo amico regista e dal fatto che la sua compagna è stata ripetutamente costretta a concedersi ad un politico per poter lavorare in teatro. Nel contempo HGW viene cambiato da ciò che viene a scoprire, quasi come se un risveglio interiore avesse avuto luogo in lui. Aveva sempre creduto nell’ideale del suo Stato. La Germania comunista era giusta e servirla era una gioia sufficiente tale da non richiedere altre soddisfazioni personali, neanche sentimentali. Era come una macchina senza dubbi HGW. Ma leggendo un volumetto di Bertolt Brecht trovato in casa di Geord ed ascoltando la tragedia sentimentale tra lo scrittore e la sua compagna costretta ad andare agli appuntamenti col ministro sotto gli occhi in lacrime del suo Amore, HGW inizia a riflettere. Il suo Stato negava le vere cose belle della vita come la sincerità, l’Amore, la possibilità di crescita e redenzione delle persone. Quelle cose che, in teoria, costituivano il fondamento di uno stato socialista. Ed allora quello Stato non meritava obbedienza. E così inizia ad omettere sempre più dettagli nei suoi rapporti (addirittura non denuncia il padre di un bambino dal quale aveva saputo cosa ne pensassero in famiglia della Stasi) sino ad arrivare ad un sabotaggio attivo quando prima conduce un interrogatorio contro la compagna dello scrittore e poi va a cancellare le prove che questa gli ha rivelato, come ad esempio dov’era nascosta la macchina da scrivere con cui lo scrittore ideava i suoi Pamphlet di protesta contro il regime. Alla fine delle indagini non viene trovato nulla e Geord è lasciato in pace. La sua compagna, invece, si ucciderà perché non avrà retto al rimorso di aver comunque rivelato quel segreto che avrebbe potuto costare la vita al suo Amore. HGW, invece, verrà retrocesso a leggere la corrispondenza delle persone negli scantinati della Stasi: è troppo ovvio che abbia sabotato le indagini e che lo scrittore fosse davvero colpevole di qualcosa. Per sua fortuna la punizione non durerà a lungo: quattro anni dopo, cade il muro di Berlino e la Germania si riunifica.
Lo scrittore, molti anni dopo, avrà la possibilità di leggere delle indagini condotte sul suo conto e scoprirà che qualcuno sapeva tutto di lui. E pur tuttavia niente gli era stato imputato: come mai? Chi aveva condotto le indagini, aveva insabbiato sistematicamente ogni dato acquisito. Era stato dalla sua parte ed egli aveva avuto, quindi, un angelo custode senza saperlo. Cosa ne era stato di lui? Geord si mette sulle sue tracce e scopre che HGW, ora, si guadagnava da vivere mettendo la pubblicità nelle cassette postali. Ferma l’auto: vorrebbe ringraziarlo di cuore ma non trova le parole. E forse neanche ve n’è bisogno: chi lo ha protetto lo ha fatto perché aveva dato ascolto al cuore e non alle ideologie malate di un regime. Era un qualcosa cui HGW era già arrivato da solo ed in tempo.
Anni dopo uscirà un libro dello scrittore che mostrava in calce una dedica enigmatica “Al mio caro amico HGW”. L’ex spia, colpito, entra nella libreria e decide di comprarlo. “Le faccio una confezione regalo” recita il commesso? “No, è decisamente per me” risponde malinconicamente la spia, conscio che un dialogo a distanza si era instaurato tra lui ed il suo ex sorvegliato speciale. Una condivisione, seppur postuma, di esperienze, dolori, emozioni, idee era nata tra di loro. Tardiva, forse, ma comunque e di certo…non vana perché, nel loro piccolo, aveva contribuito a cambiare i destini di un popolo ed il futuro di una nazione. Oltre alle loro vite, naturalmente.
Perchè aprirsi all'esterno, ti rimette in discussione, ti fa ridisegnare le tue idee, le tue credenze, ti fa evolvere.
A voi è mai successo?