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Minzo imputato ma con il culo parato

Creato il 07 dicembre 2011 da Oblioilblog @oblioilblog

Minzo imputato ma con il culo parato

Augusto Minzolini è stato rinviato a giudizio per peculato, il processo inizierà l’8 marzo. Il direttore del TG1 è accusato di aver speso 65 mila euro di troppo tra luglio 2009 e novembre 2010.

Il gruzzoletto si è volatilizzato in ristoranti. Minzolini si difende sostenendo che i direttori dei giornali, secondo una circolare interna, non sono tenuti a rivelare gli ospiti dei loro pranzi e afferma che la sua buona fede è confermata dal fatto che ha riconsegnato la somma prima dell’azione penale.

Il Direttorissimo se la prende con Mauro Masi (“un pusillanime”), con la Procura e con Di Pietro, da cui è partita la denuncia. Il direttore generale Lorenza Lei ha dato un segnale forte facendo sì che la Rai si costituisse parte civile per il danno d’immagine e per i residuali profili di danno non patrimoniali.

Al di là della vicenda, è chiaro come Minzolini dovrebbe lasciare la guida del Tg1. La faziosità è sempre stata evidente e il telegiornale di Rai Uno talvolta è scaduto così tanto da rasentare il ridicolo. A ciò va aggiunto un vistoso calo negli ascolti. 

Inoltre, ora che Berlusconi non è più al Governo, come ben sappiamo la Rai è lottizzata dai partiti, il Minzo perde un appoggio importante. La rimozione, insomma, è dietro l’angolo e dovrebbe essere formalizzata nel CDA straordinario di lunedì.

Trattata quasi sempre come azienda privata, nei casi in cui sarebbe troppo punitiva una condotta di mercato, la Rai torna di colpo pubblica. Così Minzolini potrà sorridere: perderà il posto più prestigioso, ma manterrà un incarico (e uno stipendio) di primo livello.

L’articolo 3 della legge numero 97 del 27 marzo 2001 afferma che se un dipendente pubblico viene rinviato a giudizio per peculato, va trasferito a incarico diverso con attribuzione di funzioni corrispondenti, per inquadramento, mansioni e prospettive di carriera.

Legge discutibile: se un dipendente ruba i soldi in un’azienda privata, viene cacciato e anche di fretta. Se li ruba nel comparto pubblico, basta un trasferimento.

In virtù di ciò Lorenza Lei è pronta ad affidargli il ruolo di inviato a New York, posto lasciato vacante dopo la nomina di Di Bella a direttore di Rai Tre. Impazza già il toto-successore: il centrodestra spinge per Mario Sechi, direttore del Tempo. In lizza anche Antonio Preziosi direttore del Giornale Radio, Alberto Maccari del Tgr e Mario Calabresi direttore de La Stampa.

 

Fonte: Corriere


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