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Miss Violence – La recensione

Creato il 19 novembre 2013 da Drkino

Vincitore del Leone d'Argento per la regia e della Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile, Miss Violence si pone come una cura al “non vedo, non sento, non parlo” quotidiano…

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Miss Violence ci porta nella casa di una famiglia greca durante il compleanno della piccola Angeliki. Il clima festivo è però contaminato da una tensione elettrica, sorretta da sguardi sbiechi che mettono in guardia lo spettatore. Dopo poco, Angeliki si butta giù dal balcone. Cosa avrà scatenato questa apparentemente insensata scelta? Come in un puzzle, Alexandros Avranas ricompone pezzo per pezzo un oscuro retroscena di tacita omertà casalinga.

Il confronto e lo scontro con i tabù generazionali, è a oggi uno degli argomenti preferiti dai registi cinematografici. Tra rapporti incestuosi, omosessuali e sodomitici, non manca certo la materia base per scandalizzare la platea. Miss Violence non si discosta da questo filone e, nonostante si ponga come una tragedia da svelare centimetro per centimetro, già dalle prime inquadrature vi si respira un'atmosfera morbosa, in cui i bambini assumono una centralità premonitrice.

Nella ricostruzione passo a passo del nucleo familiare, diviene interessante notare il gioco dei ruoli inscenato dal regista, in cui le apparenze e il clima autarchico della famiglia non fanno altro che creare illusioni sul piano genealogico. Il nonno assume quindi due volte il ruolo del padre (prima della figlie e poi dei nipoti); Myrto (una delle figlie), di un'età di mezzo, diviene nipote; mentre Eleni (la madre) è più spesso figlia che genitore. Solo i due bambini più piccoli sono catalogabili sin dal principio, costretti, nella loro innocente semplicità, a subire le angherie sadiche del nonno, vero e proprio rappresentante di una dittatura patriarcale.

La freddezza delle reazioni di fronte alla morte, l'impassibilità dei bambini alla violenza, l'atteggiamento apatico della nonna, chiusa da tempo in un proprio guscio ermetico, sconvolgono lo spettatore e lo angustiano. Ma la sorpresa giunge nell'attimo in cui i personaggi sbirciano dentro la macchina da presa, interpellando il pubblico e accusandolo di una non presa di posizione, nella cecità quotidiana di fronte ai “mali minori”. 

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In un'ultima, potente inquadratura, il regista ribalta tutte le chiavi di lettura precedenti, introducendo un messaggio politico e rendendo il film una metafora sul potere, del quale sembra essere impossibile fare a meno. Il nostro universo è come una catena, ci dice Avranas. Ognuno soffoca gli altri col male che gli viene fatto e il potere lasciato da qualcuno, non resta mai senza eredi.

FARMACO ANTI-OMERTÀ

Elia Andreotti

Regia: Alexandros Avranas – Cast: Themis Panou, Rena Pittaki, Eleni Roussinou, Sissy Toumasi – Nazione: Grecia – Anno: 2013 – Durata: 98'

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