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Sara viene impiegata per le mansioni più umili e segnatamente per pulire con una spugna abrasiva un piazzale di marmo davanti casa , lavoro inutile, ripetitivo e improduttivo, sotto gli occhi voraci di due aiutanti nei lavori di ristrutturazione della casa, presa a sassate dai bambini che la vedono e addirittura trafitta con delle lame da una banda di giovinastri che incontra quando va a ritirarsi la sera nel suo piccolo antro.
Non volendo la sua sola presenza sconvolgerà la routine quotidiana di tutti finché un giorno il piccolo Ken'ichi viene trovato morto e Sara viene costretta a rianimarlo...
Sono appassionato di film di zombie e credo che si noti abbastanza ma sono anche convinto che ormai il genere si stia avvitando un po' su se stesso, incapace di rinnovarsi e di proporre un'evoluzione intelligente dello spartito romeriano di partenza.
Poi negli ultimi tempi visioni due autentiche perle come Dead Snow 2 : Red vs Dead ( di cui abbiamo parlato ieri e lo trovate qui ) del funambolico Tommy Wirkola e il sorprendente low budget australiano Wyrmwood ( se interessa ne abbiamo parlato qua) a cercare di farmi cambiare idea, riuscendoci .
E , come fulmine a ciel sereno, a completare il mio impeto di speranza per il futuro dello zombie movie , arriva anche questo Miss Zombie del giapponese Sabu ( alias Hiroyki Tanaka) che esplora il genere in una direzione antitetica rispetto ai film appena citati.
Se Dead Snow 2 : Red vs Dead e Wyrmwood procedevano ad ampie falcate verso la commedia e la parodia , il film di Sabu è di tutt'altro tenore, spingendosi verso il melodramma familiare e verso l'apologo accorato sulla diversità.
Sara è una zombie ma non è pericolosa per l'uomo , eppure viene trattata da bestia o da robottino schiavizzato nel compiere mansioni inumane , meccaniche e di inutilità comprovata come pulire con una spugnetta un intero piazzale di marmo.
Eppure è concupita da tutti, provoca pensieri peccaminosi negli uomini adulti, ribrezzo nei bambini che la prendono a sassate e oggetto di una sorta di rituale macabro per i giovinastri che l'accoltellano.
In silenzio lei sopporta tutto,alle prese con memorie dolorose che le si ripresentano in flashback improvvisi come stilettate, molto più umanizzata di coloro che appartengono nominalmente alla razza umana e soprattutto si presta senza chiedere nulla in cambio quando la sua presenza è fondamentale ( per rianimare il piccolo Ken'ichi)..
La sua sola presenza squassa le dinamiche familiari, modificandole in maniera irreversibile un po' come succedeva in Teorema di Pasolini o anche , per rimanere nel genere, come in Visitor Q di Takashi Miike.
Se non fosse perché la protagonista è una zombie farei fatica a immettere questo film nel genere horror: in fondo è un melodramma feroce in cui i dialoghi sono quasi del tutto eliminati ( ma il sonoro è fondamentale ) con una svolta pulp nel finale che serve solo ad alimentare l'angoscia di una visione non facile per l'empatizzazione che provoca nei confronti di Sara, la Miss Zombie del titolo.
Perché in fondo ci sentiamo molto più legati, forse anche più simili a lei e non agli esponenti nominalmente umani che dimostrano ad ogni sequenza il loro essere quotidianamente bestie.
Anche la madre , Shizuko, che in un impeto di cieca, furibonda gelosia , deve riaffermare a tutti i costi il suo desiderio di essere madre, la centralità perduta nella non - vita del piccolo Ken'ichi.
E ancora una volta , Sara, Miss Zombie, lei stessa futura madre a cui un tempo hanno rubato la maternità, si presta al sacrificio.
L'ultimo.
Girato quasi totalmente in bianco e nero ( sono a colori solo le sequenze finali, gli ultimi devastanti 7-8 minuti ) squillante e costantemente sovraesposto il film di Sabu riporta alla mente la poetica e l'estetica del primo Tsukamoto, in una stimolante sovrapposizione di citazioni e di influenze che rendono il suo film complesso e toccante , sfumato eppure granitico nei suoi accadimenti.
Quello che rimane è quello sguardo stranito, un po' vuoto, della gentile Sara, zombie a bassa pericolosità e la certezza che gli umani sono molto più pericolosi...
PERCHE' SI : interessante evoluzione del genere in una stimolante sovrapposizioni di influenze e citazioni, la fotografia in un bianco e nero sempre sovraesposto dà un look particolare, peculiare al film, finale di debordante crudeltà.
PERCHE' NO : approccio autoriale che deluderà i fan puristi del genere così come la mancata mostra di sangue e frattaglie.
( VOTO :7,5 / 10 )
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