- Di Carmen Gueye
Perché parlare ancora di Berlusconi, si dirà? Se lo si avversa, basta ignorarlo. Ebbene non siamo (più) d’accordo. Perché questo è proprio l’errore che molti fecero.
Quando questo manager fece capolino, era la fine degli anni settanta. Le città italiane erano tappezzata di manifesti pubblicitari che invitavano suadenti: “Corri a casa in tutta fretta, c’è il Biscione che ti aspetta”.
Non correvamo certo, anche perché il nostro idolo era la radio, ( i cosiddetti radio days, un po’ tardivi rispetto all’America), ma il bombardamento sortì l’effetto di incuriosirci.
Allora non c’era il web e la paghetta non consentiva letture frequenti di quotidiani. Si orecchiava un po’ qua , un po’ là, si strappava qualche visione di articolo domenicale e alla fine si riuscii solo a sapere che sia mister B, palazzinaro con amicizie nella mafia, che, per esempio, Maurizio Costanzo e Claudio Villa erano massoni, iscritti a una loggia deviata chiamata P2, capeggiata da un certo Licio Gelli; che in questo bel paese, già tribolato da mafie, camorre, terrorismo rosso e nero, qualcuno, non pago di aver già accarezzato l’idea del Golpe Borghese nel 1970 ( poi sventato), ora, con certe brigate denominate “Gladio” ne meditava forse un altro.
E la sinistra si barcamenava: tra rivendicazioni sempre più urlate, ma meno sostanziali (la nostra era un’industria di stato), compagni che sbagliavano e cedimenti sulla scala mobile in arrivo. Fossero almeno serviti a salvarci: era prevista prima o poi la caduta del muro, ma ci arrivammo impreparati.
L’unica soluzione che trovarono, nei primi anni novanta, fu quest’ometto spuntato dalla televisione. Quante volte avevo sentito affermare “Chi fa i soldi in una sola generazione, non li ha accumulati onestamente”. Il punto era che stava sbiadendo il concetto di onestà, anzi stava diventando un disvalore e noi ancora lì, occhioni sbarrati all’idealismo delle solite magnifiche sorti progressive.
Si obietterà: bastava avversarlo, invece Occhetto, da poco PDS e orfano dell’ala “dura” del PCI, dopo la svolta della Bolognina, ideò una macchina da guerra zoppa o forse piena di franchi tiratori.
Come ci parevano teneri, adesso, i politici che a causa dello scandalo Lokheed (del 1974) si erano dimessi ed erano addirittura finiti in carcere! Povere vittime di qualche collega di partito che voleva solo mangiare di più, forse, pedine probabilmente.
Il brianzolo trasmetteva l’idea di un grosso arnese su cui i parassiti potevano mangiare, avendo il sostegno dei poteri forti: sicuro che l’opposizione abbia fatto il proprio dovere; o, viceversa, con la scusa di temperarne gli appetiti, non si sia piuttosto fatta tentare dalla mensa?
Sia come sia, il Berlusca, già allora caracollante su tacchi, vinse le elezioni del 1994, alleato con una ghenga che comprendeva la Lega bavosa del ” Italia di …” e altre piacevolezze irripetibili. Ci raccontavano: lui ce la farà! Abbatterà la burocrazia, riuscirà a formare una mentalità laica, introdurrà leggi sui diritti civili, abbasserà le tasse ; metterà obbligatorio l’inglese e l’informatica in tutte le scuole (era già così o in procinto di diventarlo!, ma lui non li conosce ancora adesso), risanerà l’economia, creerà posti di lavoro: visto cosa ha tirato su dal niente?
Quel governicchio durò poco, ma tornerà in replica nel 2001 e il nostro d’altronde, già alla prima caduta, aveva iniziato a macchinare per farsi leggi con “nemici” compiacenti..
Fu allora che decidemmo, di ignorare mister B. Se si poteva credere a quelle corbellerie, o accettarle o anche solo non combatterle, e la maggioranza dei nostri connazionali ci pareva su quella strada, tutto avrebbe potuto accadere. E passarono gli anni, tra preoccupazioni pubbliche, ma anche patemi privati, che ci distrassero l’attenzione. Vero, un certo Di Pietro cercava di farci sapere chi era il figuro, ma attenzione: non abbiamo una fiducia illimitata nella politica fatta da ex magistrati. Alcuni sono persone eccellenti, ma la sanità di un sistema deve dipendere dai controlli strutturali, non dalle indagini.
Quando ci svegliammo davvero, il peggio si era compiuto: imposte altissime, uno stato più confessionale e oscurantista di prima, economia a terra, sconcerie di ogni genere, figuracce internazionali: e non perché ci preoccupiamo del parere di Queen Elizabeth o mister Obama (come gridò Silvio una volta, rompendo i timpani a tutti, al solito G qualcosa), ma perché la dignità è un patrimonio, la falsità no.
Inchini al Papa e dopo?…..
Così, dopo un tale affannosa galoppata storica ,ci ritroviamo alla fine del 2012 e dobbiamo sentire che questo personaggio si ricandida. Pensiamo alla corte dei miracoli che lo circonda, alle “soubrettes” di dubbio valore, alle “vajasse” di indubbia volgarità, agli “uomini di paglia” che si tirerà dietro (magari con qualche sorpresina da reperire tra i prezzolandi) e inorridiamo.
Ma perché? Che male abbiamo fatto?
Costui non dispone nemmeno di un minimo progetto politico come poteva avere Mussolini, un ‘nticchia di senso dello Stato, un po’ di pudore: niente.
E se non fosse per gli aiuti di stato, le sue aziende, notoriamente, sarebbero andare fallite da decenni.
Ma forse no, cari amici.
Forse il torto è tutto nostro: disinteressati, supponenti, magari sprezzanti, li abbiamo lasciati prosperare, dilagare, metastatizzare e ora, c’è da scommetterci, mentre i suoi presunti avversari non sembrano nemmeno più agguerriti di prima, di nuovo sentiamo lo tsunami avvicinarsi.
Non dobbiamo permetterlo.
Altrimenti avranno avuto ragione i Maya.