Pensavamo che la sanità siciliana non viveva benissimo. Una delle due Commissioni parlamentari d’inchiesta sul servizio sanitario nazionale , quella presieduta da Leoluca Orlando, aveva tracciato un quadro sconcertante , secondo il quale in 503 giorni si sarebbero verificati nel nostro Paese ben 242 casi di malasanità. La Calabria e la Sicilia avevano assommato , da sole, quasi metà dei casi di malasanità con il 54% dei morti.
Rispettivamente 64 episodi su 5o decessi in Calabria e 52 episodi su 38 in Sicilia. Dati che hanno fatto infuriare l’assessore siciliano della sanità , Massimo Russo, autore di una smentita categorica “ I casi sentinella non sono 52 ma 31 e i decessi non sono 38 ma 8!”.
Una nuova smentita sulla sanità siciliana arriva dai risultati della sperimentazione prevista dalla legge del ministro Brunetta per verificare la qualità professionale del personale sanitario. Si tratta della qualità individuale , in base alla quale ripartire i premi destinati a chi si dimostra più bravo dei suoi colleghi. Un meccanismo che dovrebbe far penetrare la meritocrazia in un sistema preda degli artigli della politica.
Gli esperti del ramo lo considerano un po’ approssimativo , visto che si dovrebbe procedere per quote stabilite a priori : metà del 25% ovvero a quelli considerati i più bravi e l’altra metà al 50% ovvero quelli giudicati così così. Al resto del 25% zero carbonella.
La sperimentazione di Brunetta su 22 aziende sanitarie siciliane con 4000 addetti , dice che il 75% del personale sanitario avrebbe diritto alla gratifica per la qualità individuale, bensì l’86%. E chi dovrebbe avere la supergratifica non sarebbe il 25% , ma il 46%. Allora ci chiediamo erano ingenerose le accuse alla sanità della Regione Siciliana , dove era in voga l’autoreferto: i dirigenti si davano il voto da soli , con il risultato che tutti avevano diritto alla retribuzione variabile massima. Oppure in questa sperimentazione c’è qualcosa che non va.
Capiamo allora chi deve giudicare la qualità individuale del personale medico. C’è il Formez , centro pubblico per la formazione vigilato dal Ministro Brunetta. Poi c’è il Cefpas : il Centro per la Formazione permanente e l’aggiornamento del personale del servizio sanitario diretto da Rosa Giuseppe Frazzica , titolare di una beauty farm a Caltanissetta. La struttura organizza corsi di formazione riconosciuti dal Ministero della Salute , praticamente è un consulente delle Asl. Quindi c’è l’Agenas , ovvero l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Chiude questa cordata la Flaso, associazione che riunisce i direttori delle Asl e delle strutture ospedaliere. I quali non possono non essere coinvolti.
Le materie d’esame utilizzate non sembrano, inoltre , idonee per la qualità del sistema sanitario nazionale. “Capacità tecnico scientifiche e organizzative, innovazione, doti di relazione con i colleghi e, quel che conta, disponibilità verso i pazienti.